OMNES FERIUNT, ULTIMA NECAT

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Gli allenamenti seguivano la stessa routine a giorni alterni. Jungkook evitò il colpo di un Hoseok ancora affaticato, ma i cui occhi riuscivano ad aprirsi senza essere appesantiti dal gonfiore violaceo delle due settimane precedenti.

Taehyung sollevava i pesi, Seokjin si dilettava in serie impossibile di addominali. Calma piatta aleggiava nel Danger, che di giorno non nascondeva il terrore scatenato dall'oscurità della notte, e tutto sembrava procedere normalmente, come se nemmeno un uragano avesse potuto rovinare quell'atmosfera di silenziosa complicità.

Ma non avevano ancora fatto i conti con l'urgano Jimin, il diavolo Jimin, che si abbatté su di loro quando ancora il sole non aveva avuto il permesso di tramontare.

Il primo a notarlo fu Taehyung, che lasciò cadere il bilanciere a terra; il tonfo attirò l'attenzione dei presenti, i cui occhi si incollarono alla figura estranea e incauta che raggiungeva il centro della stanza, come se quel posto gli appartenesse.

Jungkook deglutì e scambiò un lungo sguardo carico di domande con Hoseok, il cui sorriso era una garanzia di sicurezza fino a quando non gli abbandonava il volto.

«Ecco le mie creature! Che piacere vedervi insieme», lo disse allargando le braccia, appropriandosi di uno spazio che non gli apparteneva, col trionfo spalmato su quel sorriso da imprenditore.

A nessuno sfuggì lo sbuffo teatrale di Taehyung, a nessuno sfuggì il sopracciglio inarcato di Hoseok e a nessuno sfuggì la preoccupazione sorridente di un Seokjin che si muoveva troppo vicino al nemico.

«Cosa c'è? Non vieni mai a trovarci di giorno», disse il proprietario – quello vero, quello ufficiale – del Danger. Jimin non perse di vitalità, un'esuberanza accentuata dalla giacca floreale e i pantaloni scuri, così eccessivamente lussuosi da non nascondere l'intento di voler dimostrare la ricchezza in cui navigava.

«Da quando ti dispiace?», ribatté serenamente Jimin, il cui sguardo si allontanò da Seokjin per poggiarsi su Taehyung. Le sue labbra assunsero la forma più simile a quella di un sorriso. «Potresti anche non guardarmi così tutto il tempo, caro Taehyung».

Jungkook sgranò gli occhi nell'osservare il cambiamento d'espressione del biondino, che la sera prima aveva conosciuto sotto una prospettiva nuova e affascinante. Lo vide serrare la mascella, non emettere alcun suono – nemmeno uno sbuffo – e volgere l'attenzione altrove, ovunque non fosse il viso perfetto di Jimin.

Il silenzio assordò i presenti e per un momento Jungkook temette un'esplosione di emozione da parte di Taehyung, che sprigionava odio da ogni singolo poro dell'epidermide, o da Seokjin, le cui iridi brune non osavano puntare altro che non fosse quell'uomo circondato da misteri che aveva ardito interrompere un'atmosfera vicina all'idillica.

«Non vi agitate, bestiole», il tono dolce e apprensivo di Jimin gli causò un conato di vomito. Jungkook dovette sinceramente deglutire per non rigettare la colazione sul pavimento: bestiole. Come se fossero animali. «Sono qui per annunciarvi un evento che vi farà tornare il sorriso» e lo disse fissando Taehyung, provocandolo col suo ghigno esuberante, perché sapeva di avere il pieno controllo della situazione.

Non ricevendo risposta, la sua attenzione venne concentrata su Seokjin, le cui braccia erano incrociate al petto e le sopracciglia corrucciate in un'espressione confusa.

«Yoongi sta prendendo troppe libertà nel mio territorio», esordì, interpretando il ruolo del protagonista afflitto con un rumoroso e teatrale sospiro.

«Devi proprio parlarne qui?».

Jimin affilò lo sguardo quando incrociò quello stizzito di Seokjin e Jungkook temette per la sua sorte. Naturalmente era più alto e piazzato del ragazzo dai capelli argentati, ma il loro datore di lavoro aveva un'aura spietata e spaventosamente sinistra: se non avesse avuto scampo fisicamente, il potere che esercitava sulle altre persone – la sua ricchezza – lo avrebbe condotto alla vittoria.

LA LEGGE DEL PIÙ FORTE // vkookWhere stories live. Discover now