5. Mattoni rossi

34 8 10
                                    




La via della rinascita era giunta sotto i loro piedi alla fine. Tutto quel "perpetrare" in Nigeria era divenuto nocivo del resto. Bisognava tornare a casa, serviva quella libera comodità di chiudere gli occhi di tanto in tanto e riposare senza timore di nulla. In realtà non avevano mai abbandonato Boston del tutto, era sempre stata lì in attesa e non gli avrebbe mai chiuso le porte. Non avevano mai abbandonato del tutto il bar di Mickey dietro l'angolo su Newbury Street, così come quel celeberrimo 'Irish Pub', meta quasi quotidiana. Non avrebbero mai potuto realmente rinunciare a quel profumo di metropoli e di storia, a quel perfetto insieme di modernità e antichità nelle strutture e nel modus vivendi, a quei tetti vicini di Beacon Hill non troppo verticali tanto simili a quelli anglosassoni da permettere un teletrasporto istantaneo in una qualsiasi viottola londinese. Non era cambiato nulla, come un quadro. Ogni cosa pareva aver aspettato il loro ritorno senza azzardare mutamenti. Erano stati via solo per un mese scarso, ma quest'ultimo aveva le sembianze d'essere durato ben più di trenta giorni...

"Dove andiamo ora?" Chris chiese scendendo l'ultimo gradino di quelle scalette di metallo e posando il piede sulla sua amata terra.

"La signora Ferrison non l'avrà già affittata, gli avevamo assicurato che saremmo tornati... Prova a chiamarla e falle predisporre l'appartamento" rispose Frank con la determinazione e la sicurezza che aveva smarrito negli ultimi tempi.

"Come la chiamo? Non ho il suo numero sul telefono nuovo. Chiamerò un taxi, andremo direttamente lì"

Detto ciò si lasciarono trascinare dal flusso di viaggianti proveniente dall'uscita principale dell'aereo ansiosi di mettere piede all'infuori dell'aeroporto.

Il sole batteva ancora sul lastricato dell'aeroporto Generale Logan, ma molto più docilmente. Si avvicinava l'imbrunire, avrebbero rivisto il cielo stellato di Boston dopo una simile eternità. Il vento stesso sembrava essersi risvegliato dopo una dormita come si deve ed ora li abbracciava con affetto, sembrava dargli il benvenuto.

Usciti dall'aeroporto. Finalmente a casa. La lunga agonia che si erano addossati in quella strana giornata di maggio sarebbe finita, sebbene qualche traccia di essa sarebbe rimasta per sempre. Avrebbe avuto un termine non appena avessero toccato con i piedi il pavimento di un appartamento, provvisorio o definitivo che fosse. Ora bisognava unicamente capire dove passare la prossima notte...

"Ho il telefono scarico, chiama tu il taxi" Frank 'respirava' tranquillità, ma trovare un alloggio era più che necessario al momento.

Chris senza proferir parola estrasse lo smartphone dalla tasca, lo sbloccò con l'impronta digitale ed iniziò a comporre il numero: "4..9..9..0..7..7..0...". Poi avvicinò il telefono di ultima generazione all'orecchio e attese compostamente il ritmo degli squilli. Una voce inglese da donna molto acuta non esitò a rispondere. "...Un taxi sta arrivando nella vostra posizione, ci vorranno circa 15 minuti."

"Grazie" rispose Chris con un sorriso cordiale stampato sul volto giovane e privo di rughe. Si addossarono comodamente su una parete esterna in granito della struttura dell'aeroporto e si goderono l'attesa. La stanchezza e il turbamento di una giornata apparentemente infinita doveva ancora essere dissipata.

Un'auto bianca con una banda verde laterale sbucava dal viale antistante la fila di macchine dei viaggianti parcheggiate. Frank e Chris lessero la scritta 'Taxi' ed il numero appena chiamato e si mossero dalle loro comode posizioni con passo svelto. Aprirono gli sportelli e si accomodarono sui sedili posteriori. "Destinazione?" L'autista baffuto mostrava un accento di certo non bostoniano, probabilmente canadese. "Public Alley 433" rispose Chris rubando il tempo a Frank. Entrambi avevano a cuore quell'indirizzo e ad entrambi faceva infinitamente piacere nominarlo di nuovo.

Il viaggio durò poco più di un quarto d'ora, il tempo sembrò volare via, fugace come la vista del paesaggio attraverso i finestrini, che sembrava scomparire prima ancora d'essere osservato.

"Finalmente a casa" evidenziò Chris. A quella visione i due quasi dovettero ammettere le lacrime. Il palazzo di mattoni rossi, fitto di finestre e con un tetto fortemente anglosassone, la breve scalinata d'accesso con il corrimano di metallo nero e quel portone goticheggiante. Questa è casa. Si avviarono verso le scalette in un turbine di emozioni, varcarono il portone e riscoprirono quel piccolo atrio che attraverso una lunga ed intrecciata spirale di scale in marmo conduceva verso i piani superiori.

Chris si voltò verso Frank con il viso rinvigorito e gli occhi lucidi. "Suona te". Frank si avvicino al campanello con l'etichetta "M.Ferrison". La vedova non aveva il marito da 6 anni e viveva sola con i cani affittando l'appartamento adiacente che aveva acquistato poco prima della morte del coniuge. Premette il campanello. DRIIIN... Aspettarono un paio di secondi battendo con ansia i talloni...poi altri cinque secondi...arrivarono a dieci senza alcuna risposta. "Sarà uscita di casa" Chris ora sbuffava vistosamente, era sicuro di poter rivedere anche quella parte della sua vita, ma a quanto pare la proprietaria era irraggiungibile. "Riprova lo stesso...". Frank avvicinò nuovamente il dito al campanello ed effettuò una pressione più intensa e lunga, poi si ritrasse ed aspettò a braccia conserte... Passavano i secondi, ma non si avvertiva ancora alcun rumore da dentro. Sentirono invece qualcuno salire gli ultimi gradini e giungere sullo stesso pianerottolo. Era una donna sulla quarantina. "State cercando la signora Ferrison?" chiese con le sopracciglia alzate ed il viso smorto. Chris voltò la testa e si affrettò a rispondere: "Si, sa per caso se è uscita o dove sia?".

"La signora Ferrison... è venuta a mancare tre giorni fa"

QUANGLE. La libertà di sparireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora