XXIII. Tutto ciò che ho

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Alexis;

Seguo molto raramente il mio istinto. Probabilmente perché non ho mai dovuto prendere grandi decisioni. Nella vita mi è stato tutto dato ed io non hai avuto occasione di dire la mia al riguardo. Mi svegliai fra le coperte sbiadite del letto sul quale trascorsi la maggior parte di quell'estate. Dal giorno prima non riuscivo a liberarmi della stanchezza che mi faceva addormentare ogni qualvolta provavo ad alzarmi e fare qualcosa di produttivo.

Come potevo essere produttiva? Non avevo altro da fare se non essere accudita da Nonna come una bambina. Era tutto il giorno che mi portava cibo e tè caldo. Le volevo molto bene ed apprezzavo la sua attenzione, ma non volevo che si preoccupasse. Sospirai pesantemente e mi sfregai gli occhi prima di muovermi sotto le coperte e posare i piedi scalzi sul freddo pavimento di legno.

La prima cosa che feci fu entrare in doccia, dove l'acqua fredda accarezzò la mia pelle, prima che attivai l'acqua calda. Tirai appena su con il naso mentre il calore che mutò in vapore acqueo mi ammorbidì gli occhi. Poi mi cambiai, seguendo la medesima terribile routine, una t-shirt abbondante ed un paio di pantaloncini azzurri di cotone.

Quando scesi al piano inferiore trovai Nonna addormentata sul divano, con ancora il telecomando stretto in mano. Sorrisi all'immagine. I suoi capelli grigi le coprivano parte del viso mentre russava rumorosamente a bocca aperta. Serrai le labbra mentre in cucina mi prepaprai un sandwich, ero troppo pigra per cucinare un vero pasto e pulire ciò che avrei sporcato.

Quando il sandwich fu quasi pronto sentii il campanello suonare, facendomi irrigidire immediatamente. Mi avvicinai con cautela alla finestra. Per un secondo mi convinsi che si trattava di Harry, e provai una forte ansia. Non volevo vederlo, ed allo stesso tempo volevo sentirlo scusarsi e ricadere nello stato di trance. Ma non potevo essere così ingenua. Non più.

Quando diedi un'occhiata fuori e vidi i lunghi capelli di Myra, tirai un sospiro di sollievo e mi diressi verso la porta. Quando aprii la porta mi trovai davanti lo sguardo preoccupato di Myra, la quale, alla vista della mia carnagione pallida e delle mie occhiaie scure, mi accolse subito in un abbraccio. Mi strinse a sé con forza e disse che le dispiaceva, chiedendomi diverse volte se stessi bene.

La afferrai per le braccia, allontanandole da me. Mi guardò con attenzione, mantenendo il contatto visivo. "Sto bene" mormorai, ridacchiando appena.

"Non può essere vero" commentò dolcemente. "Non dopo come sono andate le cose ieri sera. Mi dispiace di non essere venuta prima, è solo che...mia mamma".

Scossi il capo. "Non dovevi. Inoltre non volevo parlare con nessuno".

Myra annuì senza dire niente, e la nostra conversazione sfumò in un silenzio scomodo. Fino a quando si morse il labbro e disse, "mi dispiace per Harry...non è bravo anon rovinare le cose".

Non seppi come rispondere, quindi annuii piano. "Non devi difenderlo" dissi a bassa voce. "Nessuno dovrebbe. Vorrei solo che non avesse..." deglutii per allontanare il nodo alla gola mentre sentii gli occhi bruciare. Avevo pianto abbastanza la notte prima, ma sembravo avere ulteriori lacrime.

"È stato uno stronzo" disse. "Ma non posso vedere che le cose vadano in questo modo".

Sbattei velocemente le palpebre cercando di allontanare le lacrime e distogliendo lo sguardo da lei. Mi sentivo più a mio agio nel combattere le lacrime che testardamente mi rigavano le guance. Schiusi le labbra e cercai di parlare, ma ciò che dissi era intrinseco di emozione. Mi accigliai e sentii che stavo per piangere. "Mi sento...usata?"

Myra mi rivolse un'espressione preoccupata. "Alexis..." sussurrò dolcemente prima di accogliermi in un altro abbraccio. La sua accoglienza confortante incoraggiò le mie lacrime. Piansi sulla sua spalla, e la sentii muoverci piano mentre faceva del proprio meglio per tirarmi su di morale. Non era però possibile, dato l'imbarazzo, il dolore, e la rabbia che mi attanagliavano ed allontanavano l'ossigeno dal mio cervello. Tutto ciò che ero in grado di emettere erano singhiozzi.

1996 |ITA|Where stories live. Discover now