XIV. 0.6 Secondi

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Harry;

"Fa attenzione, Harold. Non voglio che mi chiamino per avvisarmi che sei stato attaccato da un orso" mi disse mio padre.

Risi mentre risposi, "ti prometto che andrà tutto bene. Niente alcol, droghe, e stupidi giochi col fuoco. Inoltre ci sono altre persone al campeggio, papà".

"Lo so, è l'unica ragione per la quale ti concedo di andare" mi disse, sistemando i suoi attrezzi nella scatola. Strinsi la presa sulla cinghia della mia borsa, sospirando quando aggiunse, "devi piacere molto a sua nonna per lasciarti portare sua nipote al campeggio".

"Sono solo tre giorni" risposi rivolgendogli un'occhiata divertita. "Devo andare. Ti voglio bene!" dissi caricando le mie cose sul pick-up prima di salire sul mezzo.

"Ricordati di fare il pieno prima di andare e prima di tornare!" esclamò mio padre.

"Capito!" accesi il motore e partii verso casa di Alexis. Una volta giunto a destinazione la trovai voltata di spalle che guardava nella cassetta delle lettere.

In pigiama stava controllando le diverse buste. Sorrisi a me stesso prima di spegnere il motore e scendere dal veicolo. La raggiunsi e le cinsi la vita con le braccia, facendola strillare dallo spavento.

La presi fra le mie braccia facendola girare voltandomi su me stesso. "È troppo presto per queste cose!" si lamentò, ed io scoppiai a ridere posandola a terra qualche secondo più tardi.

Quando si voltò mi guardò con i suoi occhi nocciola, mi sembrava chiaro che si fosse appena svegliata. Provai subito il desiderio di baciarla, era assolutamente adorabile.

La vidi accigliarsi con fare confuso, "Che ci fai qui così presto? E perché stai sorridendo?"

"Andiamo al campeggio" risposi, guardandola inarcare le sopracciglia e schiudere le labbra con fare sorpresa. "Ho già chiesto a Nonna".

Alexis annuì velocemente. "Entra mentre mi preparo. Sono emozionata" commentò ad occhi sgranati. Ridacchiai quando la vidi correre su per le scale nei suoi pantaloncini a righe e la t-shirt lunga, i suoi ricci svolazzavano ovunque.

Mi passai una mano nei capelli mentre entrai in casa, chiudendo la porta dietro di me. Attesi Alexis in cucina, dove trovai sua nonna intenta a fare colazione. La donna alzò lo sguardo su di me e mi rivolse un ghigno.

"Buongiorno, Harry. Possiamo parlare?"

"Buongiorno" annuii in silenzio sedendomi accanto a lei, offrendomi qualcosa da mangiare, ma rifiutai poiché avevo già fatto colazione. Iniziai a chiamarla nonna, il che non le diede fastidio.

Incrociò le braccia al petto. "Sono responsabile di Alexis, ma tu starai con lei tre giorni, il che significa che per quel lasso di tempo sarai tu responsabile per lei. Volevo solo ricordarti di fare attenzione e di divertirvi—non troppo".

Arrossii all'ultima parte della frase, ma risi annuendo, "glielo prometto".

"Ti conviene!" esclamò con fare giocoso, poi mi chiese "sei sicuro di non volere dei waffles? Li ho fatti io. Giuro di non averci messo niente di illegale dentro".

Trascorremmo la maggior parte del tempo che Alexis impiegò a prepararsi parlando di cose semplici. Quando la mia piccola ci raggiunse, indossava una canottiera bianca ed un paio di pantaloncini verde scuro. Si allacciò gli stivali prima di acconciarsi i ricci in una coda di cavallo.

Sospirò prima di afferrare un waffle da un piatto e mordendolo restando in piedi accanto al tavolo. "Nonna, non hai comprato altro rum come ti ho chiesto, giusto?"

1996 |ITA|Where stories live. Discover now