Letizia
Il giorno dopo si rivela una giornata davvero pesante. Un tour de force alla casa discografica dalle otto di mattina fino alle quattro e più di pomeriggio.
Siamo andati lì per provare a buttar giù le prime righe della canzone e la melodia, ma non è venuto fuori niente di buono. Uffa!
Non ce la faccio più, sono sfinita! La testa mi fa un male cane e non ho la forza di scendere al piano di sotto anche solo per magiare un boccone. Sono distrutta.
Sospiro e mi metto a pancia in su sul letto, con gli occhi rivolti al soffitto. Non riesco a smettere di pensare al buco nell’acqua che abbiamo fatto oggi.
Il testo non aveva un tema preciso, e la melodia sembrava troppo smielata. Insomma, a conti fatti, non è saltato fuori proprio niente.
Sbuffo e mi alzo per prendere una medicina che mi calmi questo dannato mal di testa.
Mi massaggio poi un po’ il collo ed esco dalla camera, tanto so che non riesco a dormire il pomeriggio. Così scendo le scale e trovo i ragazzi sdraiati sui divani. Non so come descrivere le loro facce, stravolte non rende abbastanza bene l’idea.
Sorrido e vado in cucina a preparare un bel caffè e qualcosa da mettere sotto i denti per tutti, quando ad un tratto il suono del campanello spaventa tutti noi.
Chi diamine vuole romperci le scatole adesso?
Sbuffo infastidita e vado ad aprire la porta, sorprendendomi di chi mi trovo davanti.
«Ehi!» mi saluta Carlos con un sorriso raggiante, mentre io riesco a malapena a fargli un cenno come risposta.
«Serve qualcosa?» chiedo, facendo appello a tutte le mie forze per non cadere a terra a causa delle mie gambe che, ora come ora, non riescono a sorreggermi.
Lui mi sorride e mi fa un gesto per entrare, così lo lascio passare e lui si avvicina ai ragazzi.
«Ah, ho una cosa per te. Vai a vedere in macchina.» mi dice Carlos andando in cucina, attirato dall’odore del caffè.
Sospiro e mi avvio con passo molto, ma molto lento. A quest’ora, se un bradipo ed io facessimo una gara, sicuramente vincerebbe lui.
Noto che la bauliera della macchina è aperta e due game nude che si muovono. Mi avvicino ancora di più e vedo una ragazza bionda intenta a prendere il suo bagaglio dalla macchina.
Che mi venga un colpo, quei capelli li riconoscerei tra mille! Ma dico, è uno scherzo, vero? Lei è…
«Keli…» riesco a dire con un filo di voce, rotta per l’emozione e per la sorpresa di avere la mia migliore amica esattamente davanti a me. Lei si volta e mi sorride per poi corrermi incontro ed abbracciarmi forte.
«Leti! Dio, quanto mi sei mancata!» esclama lei, strozzandomi con il suo abbraccio.
Io, invece, non riesco a dire niente, ma la abbraccio e la stringo fortissimo a me, perché non mi sembra vero che lei sia qui, in Australia, a Sydney, lontanissima da casa, davanti a me.
Ci dividiamo e ci sorridiamo. Poi però lei mi guarda preoccupata e mi sfiora una guancia con la mano, asciugandomi una lacrima.
«Che sentimentale sei!» commenta lei ridendo e contagiandomi con la sua risata.
Poi mi prende a braccetto per tornare alla macchina ed afferrare la sua valigia.
«Solo una domanda Perché sei qui?» le chiedo, ancora sotto shock.
«Ne parliamo dopo. Adesso voglio conoscere questi famosi 5 Seconds of Summer! Me li presenti?» domanda facendo gli occhi da cucciolo, a cui non so mai dire di no.
CITEȘTI
Ovunque sei || l.h
Ficțiune adolescențiQuesta è la storia di Letizia Hyle, una ragazza che ha un sogno. Ma non un sogno qualsiasi. Sogna di poter cantare un giorno con i suoi idoli, I 5 Seconds of Summer. E da New York inizia il suo viaggio verso l’Australia, per far sì che il suo sogno...