Capitolo secondo

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Non appena mise piede nel locale fu sommerso da un’ondata di fumo e la prima cosa che pensò fu che quelle sigarette fossero davvero di bassa qualità. Il fumo faceva da sfondo all’intera stanza come una nebbia grigiastra ma a poco a poco che si stava lì gli occhi ci facevano l’abitudine e cominciavano a vedere più nitidamente. L’uomo con la sua solita curiosità roteò lo sguardo per farsi un’idea di ciò che lo circondava: la stanza era molto affollata, per di più da uomini, e i tavoli in legno grezzo erano collocati strettamente uno accanto all’altro per mancanza di spazio, questo faceva sì che muoversi fosse davvero complicato. A sinistra si trovava il lungo bancone anch’esso in legno, leggermente graffiato qua e là sulla facciata e particolarmente rovinato nei lati. Dietro ad esso c’erano degli scaffali pieni di alcolici di vario tipo mentre in alto era collocata un’insegna col nome del locale uguale a quella che aveva visto poco prima sulla porta d’ingresso, ma più piccola. Vicino all’insegna c’era la figura di un leone rosso, semplice e scontata. A gestire gli ordini e i pagamenti dietro al bancone c’era una signora di mezza età dall’importante stazza e truccata pesantemente per nascondere i segni della visibile età. La donna, che con alte probabilità era anche la proprietaria della birreria, oltre che a occuparsi del proprio lavoro dava anche ordini, in modo arrogante e con diverse minacce, gridando come una matta alle cameriere che giravano a fatica tra i tavoli. Vincent si mise seduto a un tavolo in fondo al locale e chiese ad una cameriera di portagli la birra migliore che avessero, lei gli portò una birra che aveva l’omonimo nome del locale e che a sentire lei ne era la specialità. In effetti non era male. Il giovane rimase a gustare la propria birra mentre teneva d’occhio gli avvenimenti che accadevano attorno a lui, da una parte poteva notare quella che da lì a poco si sarebbe trasformata in una rissa mentre dall’altro c’era tutt’altro spettacolo con due giovani, all’incirca della sua età, che amoreggiavano allegramente. La sua tranquillità fu però interrotta da un uomo che era seduto nel tavolo vicino al suo, infatti quest’ultimo, chiaramente ubriaco, cominciò a battergli la mano sulla spalla per attirare la sua attenzione. Vincent si voltò verso quella nuova figura.

«Vedi quella donna laggiù, sbarbatello?» gli disse l’uomo in piena confidenza abbozzando un sorriso storto, «Quella per pochi soldi te la puoi saltare un’intera notte! Fidati di me!»

Vincent voltò lo sguardo sulla donna in questione, una fanciulla dai capelli scuri e in carne, con un seno davvero grande che strabordava dallo stretto corsetto. Era in compagnia di altre due donne e parlavano e ridevano tra loro. L’uomo vicino a lui gli diede un’altra pacca sulla spalla, più forte, dicendogli: «Non hai mai visto delle tette come quelle vero?»

«No, mai.» rispose Vincent allontanandosi di poco da quell’uomo, aveva un odore davvero sgradevole di alcol e sudore.

«Sono davvero le migliori che puoi trovare sul mercato!» esclamò l’uomo avvicinandosi col suo grosso viso rosso e sporco, «Ascolta, sbarbatello, non è che mi potresti prestare dei soldi per un giro con lei? Puoi stare tranquillo, non sono un ladro, te li riporterò domani!» aggiunse.

«Non ci sarò domani.» rispose Vincent. In quel momento sentì qualcosa passare sotto la sua sedia, abbassò lo sguardo e vide una ragazzina dai capelli neri arruffati in una coda bassa gattonare di soppiatto sotto al tavolo, nella tasca aveva alcuni soldi spiegazzati e istintivamente Vincent si mise una mano in tasca per controllare di avere ancora il portafoglio, quella zona era piena di piccoli ladri.

«Questi soldi non sono vostri, li ho guadagnati onestamente», disse la ragazzina voltandosi verso di lui con un sorriso sornione. Vincent tolse la mano dalla tasca, in effetti il portafoglio era ancora al suo posto.

«Sbarbatello! Allora me li presti? O non credi che te li riporterò?» interruppe ancora l’uomo accanto a lui e aggiunse: «Sono una persona onesta, non mi credi?»

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