Capitolo primo

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«Vi addormentate pensandomi? Interessante.» La interruppe Vincent con tono sarcastico.

«Non cambiate discorso!» sbottò la donna per poi squadrarlo lentamente con gli occhi, «Eppure siete molto giovane e di bell'aspetto, gentile e colto, non credo abbiate problemi con le donne. Anzi, credo abbiate pure un discreto successo...»

«Non me ne posso lamentare.»

«Allora perché venite da me?» domandò Martha perplessa.

«Perché siete diversa dalle dame che conosco» rispose semplicemente l'uomo.

Martha lo fissò nuovamente senza capire cosa intendesse «È vero, sono diversa. Non ho nobili origini e nemmeno una buona educazione, non sono istruita e non conosco nulla del mondo di cui fate parte. Faccio parte di quello che la gente chiama il "male del mondo" e ho una triste storia. Venite forse qui per burlarvi di me e della mia ignoranza?» domandò, stringendo le labbra.

«Non è questa la differenza di cui parlavo...» rispose lui, «Voi avete un'anima, cara Martha.»

«Un'anima? Cosa intendete dire? Tutti noi ne abbiamo una!»

«Sapete, ho avuto modo di conoscere e discutere con molte donne dell'alta società» rispose Vincent, tirando fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca del cappotto: ne prese una e la accese, per poi portarla tra le labbra e inspirarne il fumo. «Quando le ho viste, ho pensato subito che fossero davvero belle, chi più, chi meno. Abiti, trucco, portamento, tutto era perfetto. Ma la loro bellezza si fermava a questo. Nell'alta società l'apparenza conta più di qualsiasi altra cosa, le donne non espongono mai i propri pensieri, non hanno nemmeno una storia interessante da raccontare, conoscono la cultura ma non si sforzano mai di usare il proprio intelletto per farci dei ragionamenti a riguardo. Insomma, non sono per nulla interessanti, quando le guardo mi danno una sensazione di vuoto. Le si potrebbe paragonare a un dipinto, sono anche loro opere d'arte inanimate...» l'uomo fece una piccola pausa per ispirare del fumo e poi ricominciò a parlare. «In realtà paragonarle a un dipinto potrebbe risultare offensivo per quest'ultimo, infatti in alcune tele è possibile scorgere qualcosa, a volte in esse è come se ci fosse parte dell'anima del loro pittore. Queste donne sono più vuote, non lasciano davvero nulla a chi le guarda, appagano gli occhi ma non la mente, questo fa sì che la loro bellezza duri solo nell'attimo in cui le si ha davanti, dopodiché ogni cosa svanisce. Voi invece dite la vostra opinione senza timore, ragionate con la vostra testa. Questo vi rende molto più umana di loro e dà profondità alla vostra anima.»

Martha rimase un attimo in silenzio a fissarlo senza capirci molto, «Siete davvero complicato.» constatò infine arrossendo leggermente per quelle parole che parevano comunque un complimento.

Vincent la guardò negli occhi «Sapevo avreste risposto così» disse rimettendo la sigaretta tra le labbra, «Siete comunque stata una buona compagnia», aggiunse.

«Perché parlate al passato?» domandò la donna aggrottando la fronte.

Vincent mise una mano in tasca e vi frugò per pochi istanti, estrasse un orologio da taschino e guardò l'ora. «Perché questa è l'ultima volta che ci vedremo. Ho terminato gli esami, presto lascerò Londra per tornare a casa.»

Calò nuovamente il silenzio, lei rimase a fissarlo mentre lui spegneva il mozzicone di sigaretta in un piattino sul tavolo. «Questa sera siete poco loquace» ruppe il silenzio Vincent, stiracchiandosi le braccia.

«Di cosa volete che vi parli?» domandò a quel punto la donna.

«Mi avete parlato delle vostre colleghe, degli uomini che vi frequentano e di ciò che vi piace fare quando non lavorate. Mi avete sempre raccontato storie divertenti.» elencò l'uomo, «Ora però mi piacerebbe ascoltare la vostra di storia.»

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