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Hero's POV
Devo ammettere di esser rimasto parecchio sorpreso nel vederla nello studio dello psicologo James Moore, nonché mio zio.
Sapevo che era strana, o meglio, avevo una strana sensazione su di lei ma non mi sarei mai immaginato che avesse bisogno di uno psicologo.
Beh, magari anche lei è rimasta stranita nel vedermi lì e come posso biasimarla?
Da circa due anni soffro  di una forma di depressione acuta; può succedere di essere un po' giù di corda, ma quando per più di un anno non riesci a riempirti le giornate con niente se non con vuoto e disperazione, inizi a credere e sapere di avere un problema.
Amavo giocare a calcio, leggere e passare del tempo il mio cane ma purtroppo non ho più provato piacere e soddisfazione nel fare cose che una volta mi davano soddisfacevano.
Non mi interessano né i miei hobby, né tantomeno i miei amici. Tutto questo va avanti da due anni.
Ieri sera però qualcosa è cambiato. Tutto mi ha fatto schifo esattamente come ogni giorno ma quella chiacchierata sul tetto con la nuova vicina mi ha dato uno stimolo che non provavo da tantissimo.
la mia cagnolina è venuta a farmi le feste come sempre ed io l'ho accarezzata sorridendo, ma comunque non cambia il fatto che il mio stato depressivo è in uno stadio avanzato e come dice mio zio se non la tengo sotto controllo potrebbe diventare rischioso.
Mia madre ha deciso di portarmi da suo fratello perché pensava che ne avessi veramente bisogno, ma quando sono da zio James non sono un paziente, sono solo suo nipote e parliamo di tutto quello che mi succede durante la giornata.
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"Hai deciso di ripensato a riprendere gli studi che hai lasciato?" chiede zio James con tono affettuoso e sorpreso
"Forse, mi piacerebbe ma non lo so." rispondo  incerto.
"Mi sembra un'ottima idea, cosa ti è successo?" sorride sincero lo zio
"Niente, sono ancora depresso e non ho ancora voglia di fare niente tranquillo zio." rispondo con un sorrisetto cupo e sarcastico al contempo.
Mio zio mi guarda di sbieco, deluso da quello che ha appena detto e glielo si legge in faccia.
"Mi d-dispiace." dico scostando lo sguardo fissando un punto fisso di fronte a me.
"Non devi scusarti." mi dice posando lo sguardo su alcune scartoffie.
Vorrei potermi alzare e urlargli contro di guardarmi, di darmi un briciolo di considerazione visto che nessuno l'ha più fatto da quando-
Non importa.
D'altra parte tutti vorrebbero vivere una vita senza sofferenza e solitudine, ma purtroppo non è possibile.
I più forti riescono a lottare ed andare avanti, mentre alcuni, semplicemente, non ne hanno la forza ed
Io appartengo al secondo gruppo.
Può sembrare patetico ed infantile ma quella ragazza ha smosso qualcosa dentro di me.
Voglio sapere di più su di lei.
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"Zio posso farti una domanda?" chiedo ancora seduta sul lettino
"Certo, dimmi" risponde lui controllando ancora i documenti che osserva da circa dieci minuti.
"Josephine Langford segue le tue sedute?" dico velocemente con tono disinteressato, mantenendomi neutro.
Mio zio interrompe quello che sta facendo e posa lo sguardo su di me, lentamente.
"Non sono cose che ti riguardano Hero e lo sai" abbassa notevolmente il tono di voce avvicinando la testa il più possibile verso di me.
"Ho stretto un patto e questo si chiama segreto professionale, non potrei dirti niente nemmeno se lo volessi."
"Ma-"
"Niente ma, Hero!" urla mio zio per farmi tacere.
Dirgli che so delle cose su Josephine che l'aiuterebbero per la terapia non mi sembra il caso visto che mi ha zittito in questo modo. Che se la veda lui, speriamo che riesca ad aiutarla però.
Qualcuno bussa alla porta dello studio.
"Dottore, c'è una persona che desidera vederla." dice la segretaria bionda di zio James una volta affacciatosi alla porta.
"Si arrivo." risponde lo zio lasciando le scartoffie di cui si stava occupando sul tavolo per avviarsi fuori dallo studio.
Bingo.
Una volta uscito, mi alzo velocemente dal lettino e lanciando una rapida occhiata noto che lo zio è impegnato a parlare con un uomo in giacca e cravatta, sicuramente un suo amico dal modo in cui gesticola e sorride.
Inizio a dare un'occhiata alle scartoffie
Josephine Langford, 22 anni, misantropia mista ad agorafobia a causa di un forte trauma adolescenziale.
Misantropia? La ragazza della porta accanto odia il genere umano a prescindere e scommetto la mia ironia di appartenere al genere umano.
Rimetto le scartoffie al loro posto e mi sdraio velocemente sul lettino prima che mio zio entri.
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"C'è altro che vuoi dirmi figliolo?"
"N-no, zio. Vado ci vediamo la prossima settimana." mi alzo velocemente ed esco dallo studio.
Entro in macchina e nel bel mezzo del traffico di new york ho solo un pensiero in testa.
Un unico pensiero che mi invade la mente anche più della sensazione di vuoto presente nella mia vita da ben due anni.
La mia affascinante e fragile vicina. Josephine.

Ciao cari lettori/lettrici!
Spero che la storia vi stia appassionando, vi confesso che mi sto divertendo tanto a scriverla. In effetti questo rapporto familiare James McAvoy-Hero Fiennes-Tiffin mi incuriosisce da matti, voi cosa ne pensate?
Chi pensate sia la madre del nostro Hero?
Alla prossima Aftenators e Herophinators!
-S

let me love you | herophine Where stories live. Discover now