let me love you | herophine

SEI

"Adesso immaginati a casa tua, tranquilla e lontana da qui." inizia a parlare il Dottor Moore
Inizio a pensare alla mia vecchia casa, al rumore della pioggia sulle finestre durante le brutte giornate a Perth.
"Immaginati in un luogo sicuro, uno di quelli in cui ti senti veramente felice da sempre anche da prima dei tuoi disagi sociali." la voce diventa sempre più profonda
Vedo il giardino della mia vecchia casa dal quale è possibile scorgere il parco più famoso della città.
Vedo le mie amiche insieme a me, ma siamo più piccole abbiamo circa dieci anni e siamo intente a giocare ad un gioco da tavolo senza conoscerne le regole, ridendo e scherzando, buttando all'aria le pedine.
"Adesso dimmi cosa vedi."
"Sono con le mie.. amiche a casa mia." rispondo sotto effetto dell'ipnosi.
"Adesso voglio che tu ti allontani da loro e che continui ad andare avanti nel tempo, fino al momento preciso in cui hai iniziato a provare il tuo disagio, credi di riuscirci?"
"S-si." dico con tono piatto quasi robotico.
Mi allontano dalle mie amiche che continuano a giocare e ridere senza di me, mi allontano dal mio giardino, dalle colline e mi ritrovo in città.
Sento delle voci intorno a me, voci ovattate che diventano via via più chiare.
Inizio a respirare a fatica.
"Stai tranquilla e concentrati." dice il medico
Annuisco respirando ancora a fatica.
Le voci diventano chiare adesso.
Vedo mia cugina ed accanto a lei dei suoi amici che mi guardano come se fossi una preda.
Uno di loro mi ha invitata a togliermi i vestiti per poi aggiungere che se non l'avessi fatto sarei stata ferita.
Inizio a piangere e mia cugina si volta lasciandomi lì, da sola.
Mi spoglio e-
Sto piangendo durante l'ipnosi, mi muovo velocemente a scatti violenti.
"Svegliati." il dottore schiocca le dita mentre pronuncia questa parola.
Mi sveglio e mi calmo come se non fosse successo niente, mi asciugo le lacrime con fare interrogativo.
"Mi ha ipnotizzato?" chiedo stupefatta
"Una specie" mi sorride il dottore.
"Ha trovato quello che stava cercando?" chiedo incuriosita dallo sguardo preoccupato che ha sul viso.
Ignorò la mia domanda, ponendomene un'altra. Chissà se ha visto proprio quello.
"Credo che la tua patologia non sia ansia sociale." dice schietto
"Come?"
"Hai una rara patologia che si chiama misantropia" dice con tono sicuro e fare quasi comprensivo, tipico dei dottori.
"Che sarebbe?" chiedo scocciata, sbuffando quasi.
"è un sentimento di avversione contro i propri simili caratterizzato dall'isolamento, credo tu sia in uno stato abbastanza avanzato, a giudicare da quello che ho vis-' si interrompe 'Cosa  ti succede quando parli con gli altri?"
"Non lo so."mento guardando in basso.
"Avanti." mi chiede con sicurezza rassicurandomi
'Svengo, nella peggiore delle ipotesi." dico schietta guardandolo negli occhi.
Il dottore è rimasto basito, non sa cosa dire quindi io dando una rapida occhiata all'orologio mi rendo conto che la mia ora lì è terminata dunque mi alzo.
"Grazie mille dell'aiuto dottor Moore." fingo un sorriso avvicinandomi alla porta
"Ci vediamo domani. Dobbiamo vederci perché devo capire qualcosa."
"Cioè?" chiedo incuriosita
"Hai detto che svieni quando parli con le persone, ma non sei svenuta oggi, con me nello studio." dice cercando di capire passandosi una mano tra i capelli.
"Quasi sempre succede, ma succede se sono in un luogo aperto il più delle volte. Lei è un dottore forse non svengo per questo, o che ne so." cerco di giustificarmi
"Si, probabile. A domani miss Langford"
"A domani dottor Moore"
-
Ho la mano posata sulla maniglia della porta dello studio, la apro quando all'improvviso sento una voce che ha un tono familiare. Hero.
"Anche tu qui?" dice con una voce calda e con un accento tipicamente britannico, ne sono certa adesso.
"Abbiamo molte più cose in comune di quanto mi piaccia ammettere." lo guardo cercando di contenere il fatto di esser rimasta sorpresa.
Anche lui si trova nello studio di uno strizzacervelli ma quale potrà mai essere il suo problema?