2. Sei strana

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È passata una settimana da quando ho accettato di fare da tutor a Gabriel e le cose non proseguono.

Anzi, non hanno ancora avuto inizio.

Ho completamente ignorato il suo tentativo di minaccia e il giorno dopo l'ho cercato per riferirgli il nostro programma, ma lui non si è fatto vivo a scuola.

Di questo passo non credo che la professoressa Mallory otterrà grandi soddisfazioni.

Dirigendomi verso il mio armadietto, lo intravedo.

È appoggiato con una spalla al muro, i capelli castani coperti dal berretto con la visiera all'indietro, lo stecco di un lecca-lecca tra le labbra e gli occhi fissi sul cellulare.

Inspirando profondamente, sollevo il mento e gli cammino incontro.

Inizialmente non mi calcola, continuando a riporre la sua attenzione unicamente sul telefono nonostante sono certa si sia accorto della mia presenza.

Così, pervasa da un improvviso coraggio, gli strappo l'apparecchio elettronico dalle mani e lo nascondo nella tasca posteriore dei jeans.

«Visto che non hai intenzione di dirmi quando dovremmo incontrarci per studiare, perché credi davvero che non ci proverò, lo faccio io. Domenica alle dieci in biblioteca, cominceremo con storia.»

Concisa e diretta. Niente male.

«No.» Che velocità.

«Ridammi il telefono.» si toglie lo stecco del lecca-lecca dalla bocca e fa un passo verso di me, costringendomi a farne uno indietro.

«Il mio non è uno scherzo. Per assicurarmi che tu venga, mi terrò il cellulare.» affermo ancora, risoluta.

Questa decisione può portare o alla mia morte, o a un biglietto per il Messico, o alla mia morte in Messico per aver scelto un posto così ovvio.

«Non ti conviene fare questi giochetti.» assottiglia gli occhi già lievemente ridotti di natura, avanzando. «Ora mi restituirai ciò che è mio e ti leverai dai piedi.»

«Appena tu ti iscriverai a un corso per buone maniere.» sussurro ironica.

Mi incenerisce con lo sguardo. «Ripetilo.»

«Io vado in classe. Domenica in biblioteca. Se non vieni, questo,» sollevo il cellulare in aria. «rimarrà a me.»

Con ancora un nodo alla gola e il respiro voglioso di uscire, mi avvio verso l'aula di scienze.

Scorgo Kyle seduto in un banco in ultima fila e lo raggiungo di corsa, sprofondando nella sedia del posto accanto al suo da lui gentilmente riservato.

«Sembri nervosa e rendi nervoso anche me.» mi dice con le sopracciglia aggrottate.

«Ho appena rubato il cellulare a Gabriel Rain.» getto fuori le parole con rapidità, come se fosse un segreto e dovessi assolutamente rivelarlo a qualcuno.

«Che cosa?!»

«Dato che è mancato due settimane e non si è deciso a dirmi quando incontrarci per studiare, gli ho detto che glielo avrei restituito solamente domenica, se fosse venuto in biblioteca.»

«Wow.» sorride. «È grandioso!»

Gli rivolgo un sorriso divertito, mentre lui continua ad elogiarmi con appellativi come mitica e affermando che è così che bisogna fare con quelli come Gabriel.
Parlando di lui...

La sua aura nera e minacciosa mi investe con violenza appena entra in aula.
Avanza verso di me con lo sguardo irato e i pugni stretti. Ma il suo piano di farmi fuori proprio qui, davanti a tutti, viene arrestato dall'entrata della professoressa, la quale ci intima di andare ognuno ai propri posti.

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