15. Seconda occasione

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Londra, agosto 2001

Thomas saluta il dottor Scott con una stretta di mano e il foglio mantenuto nell'altra. "La ringrazio tantissimo, dottore."
"E' merito suo, signor Saunders. Se lei non avesse collaborato non ci saremmo mai trovati a questo punto."
"Ma se non fosse stato per lei-"
Il dottor Scott scioglie la presa dalla mano del ragazzo. "Tranquillo. Adesso vada, ha una valigia da preparare e lasci subito questo posto. La vita ti aspetta fuori dalla porta principale."
Thomas annuisce, sentendosi un peso in meno sul cuore. Parlare con il dottore gli è servito più di quanto avesse mai potuto pensare, è come se a sostenere il macigno sul suo petto non se ne occupasse solo lui, ma una mano d'aiuto gli è stata offerta da quell'uomo con i capelli radi e dall'aria professionale. Stringe le labbra, sentendo un forte senso di riconoscenza verso quel medico per cui aveva provato tanto astio all'inizio. Gli dà le spalle e si avvia verso la sua stanza.

Margaret è stata lì tutto il tempo. Seduta e con le gambe incrociate, lo ha guardato da sopra il letto mentre Thomas piegava i suoi vestiti e li metteva ordinatamente nella sua valigia piccola aperta sul pavimento. Mozart continua a suonare contro le pareti di quella stanza adesso troppo stretta. Piega le magliette, le sistema sopra i pantaloni e aggiunge i libri richiesti durante quei tre mesi e mezzo di terapia. Margaret segue i suoi movimenti in silenzio, a labbra strette. E' arrivato il momento. I lividi sulle sue braccia sono guariti da tempo, il viso è tornato colorito e i capelli scuri ordinati sulla schiena, seppur indossi sempre la sua tuta grigia preferita. Thomas chiude la valigia, facendo scorrere la cerniera lungo le stringhe scure, poi infila i documenti nella tasca esterna e prepara il raccoglitore di cd appoggiato sull'unica mensola della stanza. Si avvicina alla radio e accosta l'indice sul tasto dello spegnimento. Indugia qualche secondo, guardando Margaret. La ragazza sorride, annuendo. Thomas spegne la radio, facendo cadere il silenzio. Mozart ha smesso di suonare e viene riposto educatamente nel raccoglitore da mettere nella tasca esterna della valigia. Thomas si gira a guardare Margaret e la vede mettersi in piedi e avvicinarsi a lui. Lo stringe in un abbraccio lunghissimo, seppellendo la testa nel collo del ragazzo ed inspirando il suo profumo. Rimangono stretti l'uno all'altra per diversi minuti, poi Margaret è la prima a lasciare la presa su di lui. "La musica non è finita, Thomas" dice, stringendo le labbra. "Non pensare che ora che tu esci da qui, io non ti raggiunga presto." Il ragazzo sorride, abbracciandola un'ultima volta. "Non resterò qui a lungo, però ti chiedo una cosa: va' avanti con la tua vita, continua a studiare per diventare un grande avvocato. Non deludermi ma soprattutto non deludere te stesso."
Thomas annuisce, inumindendosi le labbra. "Lo farò. Te lo prometto."
"E noi ci vediamo fuori, intesi?" Margaret gli da qualche colpetto sulla spalla.
"Non vedo l'ora" ammette Tom, guardandola negli occhi. "Sei stata un'amica fantastica e mi hai aiutato tantissimo."
"Anche tu hai aiutato me, Tom, non dimenticarlo" risponde lei, legandosi rapidamente i capelli in una coda bassa.
"Aspetta un attimo" dice Thomas, all'improvviso. "Dove ci vedremo quando anche tu sarai fuori?" domanda, abbassandosi e afferrando il manico della valigia adesso pesante.
La ragazza scuote le spalle, anticipandolo e aprendogli la porta della stanza per aiutarlo. Si gira verso di lui e gli allunga una mano. "A Londra, naturalmente. Credo sia il caso di presentarci, per bene questa volta. Sono Margaret Taylor, ho venti anni e vengo da questa caotica città. Il resto ce lo racconteremo di persona fuori di qui, d'accordo?"
Tom gliela stringe, sorridendo, felice di aver conosciuto quella ragazza. "Io sono Thomas Saunders, ho venti anni, vengo da Brighton ma vivo a Londra. Ti aspetto, allora."
Margaret gli regala un ultimo sorriso, prima di vederlo varcare l'uscita di quella stanza e poi dell'intero edificio, notando i suoi capelli biondi colpiti dal sole e il passo incerto mentre ritorna alla realtà.

Londra, agosto 2017

Thomas spinge la porta della sua stanza verso l'interno e trova Margaret mentre chiude le ante dell'armadio. La donna si gira a guardarlo e si siede sul bordo del letto, picchiettando il materasso di fianco a sè. Il marito la segue a ruota e si accomoda sulle coperte morbide, lasciandosi andare ad un lungo sospiro. "Che è successo?" domanda Margaret, guardandolo negli occhi blu.
Tom stringe le labbra. "I ragazzi mi vedono triste" dice. Scuote la testa. "Io non voglio esserlo, Margaret."
La donna appoggia il palmo della sua mano sulla guancia del marito, facendo passare la lingua sulle labbra. "Non sarà sempre così, Tom. Nemmeno prima della perdita di memoria eri completamente felice. Il lavoro ti stressava tantissimo, ma è normale che sia così. Non si può essere felici al cento per cento."
Tom prende la mano di Margaret e le lascia un delicato bacio sul dorso. "Io desidero esserlo e magari lo sarò, una volta recuperata la memoria. Possono esserci ricordi stressanti ma anche ricordi che mi faranno tornare il sorriso, probabilmente. Ed io non vedo l'ora che questo accada. Voglio semplicemente navigare nella mente e ricordarmi tutta la mia vita senza cadere in vuoti totali che mi fanno venire voglia di colpire il muro con i pugni."
Margaret stringe i denti e prende un ampio respiro. Guarda il marito negli occhi e sa per certo che quello potrebbe essere uno dei momenti giusti per aiutarlo a ricordare, ma...
Scuote la testa. No, non può farlo adesso, nonostante senta quasi la fede richiamarla dall'interno dell'armadio. L'anello non solo gli farebbe tornare i ricordi- tutti i ricordi legati a Jane, ma anche tutta la sofferenza che lo ha annichilito dopo, distrutto pezzo dopo pezzo fin quando non ha incontrato lei. Così ingoia a vuoto e passa una mano tra i capelli del marito, abbozzandogli un sorriso. "Non voglio vederti così. Spero per te che accada presto."
Thomas annuisce, poi sovrappensiero si rende conto di stringere la busta di medicinali tra le dita libere. Controlla l'interno e alza gli occhi al cielo. "Diamine! Ho dimenticato gli integratori per Elizabeth."
"Posso andare io" dice Margaret, mettendosi in piedi e avvicinandosi al mobiletto per infilarsi l'orologio al polso.
"No" dice Thomas, sollevandosi dal letto. "Fai uscire me. Stare dentro casa mi opprime, ultimamente. L'aria fresca mi allevia la mente." Esce immediatamente dalla stanza e scende lungo le scale, tornando in strada.
Cammina lungo il marciapiede, prendendo un ampio respiro e guardandosi intorno. Un sacco di uomini in vestito gli passano accanto, ragazzi che corrono verso i sottopassaggi sperando di cogliere la metro al volo, autobus che sfrecciano lungo le strade affollate. I suoi occhi chiari sono feriti dai raggi del sole e quel giorno tira un leggero venticello.
Si avvicina alla vetrina della farmacia, entrando e prendendo il numero per l'accettazione.
Si mette in fila aspettando il suo turno e proprio mentre il signore anziano prima di lui è sul punto di pagare, una voce femminile lo saluta educatamente, passandogli accanto. Si gira alla ricerca della fonte di quella voce, incontrando un viso dolce che non gli è per nulla familiare. Quella donna gli abbozza un sorriso, portandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie. I suoi occhi sono scuri, i capelli neri e le labbra pitturate di rosa. "Buongiorno, avvocato Saunders." Avrà avuto sulla quarantina d'anni. Thomas sbatte le palpebre un paio di volte.
"B-buongiorno a lei" dice, cercando di sforzarsi a ricordare, ma quel viso non gli dice nulla. La donna sembra essersene accorta, così si schiarisce la gola.
"Sono Melanie Clark" dice, mentre si mette in fila dietro di lui. "Lei si è occupato del caso di mio figlio."
Thomas socchiude i propri occhi. "Suo figlio..?"
La donna annuisce. "Matthew Clark, lo ha salvato nel processo di giugno."
A quel punto Thomas non sente nemmeno più la farmacista che lo chiama dall'altra parte del bancone. Vede solo se stesso dietro un banco di legno, con le mani appoggiate sul ripiano e sfilze di appunti e prove sotto gli occhi. Vede il ragazzo seduto al suo fianco, il suo assistente, il pubblico alle sue spalle, l'avvocato di accusa che lo minaccia con una delle sue solite occhiate, la giuria in silenzio e il portavoce che annuncia il verdetto, mentre il giudice picchietta il martello per concludere il processo. Thomas rivede tutto nella sua testa.
Vede i suoi tirocinanti venire a casa sua ad analizzare i documenti nel suo studio, sente Margaret salire le scale e portare il caffè caldo a tutti; ricorda di quando va in tribunale, discute con i propri clienti. Ricorda cose passate, ricorda i pomeriggi chini sulla scrivania a studiare i codici legali, ricorda il tirocinio, il lungo elenco di leggi imparate a memoria..
Tantissime storie gli tornano in mente, tantissimi volti che ha visto e aiutato durante il corso della sua carriera. Gli sembra quasi di ripercorrere i corridoi di quell'immenso tribunale, con il pavimento lucido, le sale d'attesa e le aule per le udienze. Ricorda l'odore di pulito che si respira negli studi privati, l'ansia del giudizio della giuria, la pressione delle arringhe e le lunghe nottate trascorse a preparare i suoi discorsi convincenti e persuasivi. Sgrana gli occhi e rimane senza fiato.
I suoi studi sono tornati, ricorda come essere un avvocato, ricorda le mille parole spese in quei processi e quanto fossero giuste. Le sente quasi sulla punta della lingua, pronte ad essere pronunciate nuovamente. Si abbassa sulla donna e di fronte lo stupore generale l'abbraccia, stringendole la schiena. "Grazie, grazie, grazie! Lei non ha idea di cosa ha appena fatto!" Si stacca dalla signora Clark.
"Veramente è stato lei a salvare mio figlio dalla prigione-"
"Grazie infinite, davvero!" esclama Thomas, sfilandosi dalla fila e correndo fuori dalla farmacia, diretto a casa.

New York, agosto 2017

E' notte fonda, ormai. New York è sommersa dalla pioggia.
Benedict è appena rientrato in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Lascia l'ombrello nell'angolo, le chiavi sul mobiletto all'ingresso, la giacca sopra l'appendiabiti e si dirige subito verso la cucina sgombra. Trova sul tavolo la posta di quella mattina e il telefono con una lucetta rossa che brilla ad intermittenza, segno della casella piena di messaggi. Ben si siede sullo sgabello, sporgendosi sulla penisola in cucina e allungando una mano per ascoltare i messaggi nella segreteria. Sente diverse voci femminili che si rincorrono nel telefono, alcune che lo rimproverano, altre che gli lanciano addosso parole non proprio carine o cercano di avere la sua attenzione per incontrarsi di nuovo.. Poi sente la voce di Thomas irrompere entusiasta in quell'appartamento.
"Ciao Ben! So che probabilmente sei a lavoro, ma non posso non tenerti aggiornato su quello che mi è successo. Praticamente.." Ed inizia a raccontare di come ha ricordato il suo mestiere, di come sia felice di poter riprendere la sua attività da dove l'aveva interrotta, come se la sua vita improvvisamente avesse ripreso la direzione giusta. "Volevo che lo sapessi" continua a dire la voce del fratello nella cornetta. Benedict stringe le labbra, sentendo chiaramente la felicità che traspare dal suo tono di voce alterato. "Grazie mille, davvero. Soprattutto per essermi stato vicino. Ci sentiamo presto."
Era l'ultimo messaggio della segreteria e Benedict rimane a fissare il vuoto della cucina, perso nel suo unico pensiero: a Thomas manca solo un pezzo importantissimo della sua vita e ormai quel silenzio è agli sgoccioli. Presto tutto tornerà davvero come prima e non ci saranno mai più messaggi di Thomas nella segreteria del telefono.
A riportarlo alla realtà è il campanello che inizia a suonare in trepidazione.
Si chiede chi mai possa essere fuori dalla sua porta a quell'ora, così si dirige verso l'ingresso e quando gira la maniglia nota il volto di una donna completamente inzuppata dall'acqua.
"Evie?" domanda, incredulo, facendole spazio per farla riparare entro il suo appartamento. "Cosa ci fai qui a quest'ora?"
Vede il volto della donna fradicio, gli occhi dalle ciglia allungate, i capelli appiattiti contro il viso. Evie Johns è la ragazza che ha lasciato dormire nel suo letto la mattina in cui è partito per Brighton, salutandola con un biglietto rapido. Si aspettava fosse furiosa, che gli avrebbe lasciato casa a soqquadro, ma non è successo niente di tutto ciò. Anzi, vederla lì aumenta i dubbi nella sua testa. "Sapevo di trovarti a quest'ora" risponde lei, piatta. Non avevano una relazione, solo qualche incontro occasionale, ma a quanto pare quella ragazza ricorda perfettamente gli orari in cui - normalmente - si dovrebbero incontrare.
"Ah già" dice Ben, passandosi una mano sul volto. "Scusami, ma sono un po' stanco-"
"Non sono qui per il sesso, Benedict." L'uomo la guarda dritto negli occhi scuri, sollevando un sopracciglio. "Ti ho lasciato quaranta messaggi in segreteria, speravo che quanto meno mi degnassi di un ascolto."
"Lo sai che non ho tempo-"
"Sono incinta" esclama la ragazza all'improvviso.
Benedict rimane con la voce spezzata in gola. Il respiro è inesistente mentre intorno ai piedi della ragazza inizia a formarsi una piccola pozza d'acqua. "C-cosa?" balbetta. Continua a guardarla negli occhi, abbassando solo una volta il suo viso sul ventre piatto della ragazza.
Evie ha il labbro che trema. "Volevo vederti per dirti questo, Benedict. Sono incinta del tuo bambino."
"Non è possibile" dice Benedict, dandole le spalle e tornando in cucina. La ragazza lo segue a ruota.
"Ti posso assicurare che non sono stata con nessun altro da quella notte. Sei l'unico."
Benedict dà le spalle al frigorifero, lanciando una rapida occhiata ad Evie. "Ci.. ci deve essere uno sbaglio."
"Ben!" esclama allora lei, appoggiandogli una mano sulla spalla. "Nessuno sbaglio. Ne sono rimasta sconvolta anche io, puoi starne certo."
Benedict non si sente le gambe. Si siede allora sul primo sgabello che trova, nascondendo il viso tra le mani. E adesso? Il cuore gli martella nel petto. Gli sembra di essere tornato improvvisamente indietro nel tempo. Raramente la vita offre una seconda occasione, ma quella volta capisce perfettamente che non può sbagliare.
Non può abbandonare quella ragazza.

N/A
Buona Pasqua a tutti!🎉🐰
Dunque, in questo capitolo 1) Tom e Margaret si salutano nel flashback; 2) Tom si riappropria di parte della sua vita (finalmente, direi) e 3) SBAM una donna bussa alla porta di Benedict.
Lasciatemi qualche voto/commento se vi va e ci vediamo al prossimo aggiornamento!
Un bacio ❤

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