8. Bugie

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Bourton-on-the-Water, agosto 1998

"Mi mancherai" dice Thomas ad Alice, salutando la governante sul ciglio della porta.
La donna gli si stringe intorno alle spalle esili, tenendolo stretto al suo petto ampio. "E' solo una settimana, Tom."
"Ed è pure troppo" dice il ragazzo di diciassette anni, prendendo un ampio respiro.
Alice lo allontana da sè. "Quando tornerai, voglio che mi racconti tutto, va bene?"
Thomas la guarda, seccato. "Non ci sarà nulla che potrò raccontarti. O almeno nulla di diverso. Ogni anno sempre la stessa storia."
"Magari questa volta sarà diverso."
"Certo" dice Thomas, sentendo la macchina del padre accostarsi al marciapiede di fronte l'immensa villa Saunders. "Sarebbe stato diverso solo se mi avessero permesso di portare con noi anche-"
Alice lo zittisce. "Avrai tutto il tempo del mondo per stare con lei quando tornerai. Sai com'è tuo padre su queste cose."
Thomas alza gli occhi al cielo e sussulta quando sente suo padre premere la mano sul clacson per richiamare la sua attenzione. Lascia rapidamente un bacio sulla guancia di Alice e afferra la sua valigia per il manico sporgente, scendendo gli ultimi gradini dell'ingresso.
"Salutami le Cotswolds" dice Alice, scherzando, guadagnandosi un'occhiata rapida del ragazzo mentre sale in macchina, seguito da Benedict che supera Alice con un rapido saluto e sale sul sedile posteriore di quell'auto spaziosa.

"Respirate a pieni polmoni, ragazzi miei" dice Edward, sistemandosi sull'unica sedia posta nel giardino di quella solita villa che affittano ogni anno a Bourton-on-the-Water. "Qui l'aria è talmente pura da farvi sentire delle persone nuove."
Anne Saunders sistema un lenzuolo per terra, facendovi sedere sopra il piccolo Nicholas e affiancandolo con il suo fisico snello baciato dal sole. Si gira a vedere il marito attraverso le spesse lenti scure degli occhiali da sole e abbozza un sorriso, mentre Nicholas gioca con le macchinine che Benedict gli ha regalato. Il figlio maggiore inforca i suoi occhiali, passandosi le mani tra i ricci scuri che coprono la sua testa. "Vado a fare un giro" annuncia, superando il giardino con un paio di falcate ed uscendo dal cancelletto.
"Non portarti nessuna dietro, hai capito?" dice il padre, alzando il suo tono di voce sperando che il figlio più grande lo ascolti.
Thomas ignora tutto ciò. Rimane tranquillamente steso sull'amaca appesa ad una coppia di piccoli alberi, lasciandosi oscillare dal vento leggero che quel giorno tira e tentando di immergersi nella lettura del libro che stringe tra le mani. Ma la abbandona subito, lasciando il libro capovolto sul suo petto e le mani incrociate dietro la testa, gli occhi fissi sulle chiome oscillanti degli alberi sotto cui dondola. Un leggero vociare giunge alle sue orecchie, i turisti riempiono le vie di quel minuscolo villaggio e fotografano imperterriti i ponticelli che sovrastano il fiume Windrush che rendono quel posto "La Venezia delle Costwolds".
Eppure Thomas non ci pensa. Ignora le migliaia di persone che giungono in quel posto ogni anno in cui lui, ogni anno, si sente imprigionato. I suoi genitori discutono sempre di lavoro, Nicholas sta iniziando a parlare e costantemente le sue urla occupano le orecchie di tutti, Benedict tenta di trovarsi sempre una ragazza in quella coltre di fanciulle che riempiono le vie e i negozi di souvenirs, non riuscendoci mai, o almeno, non trovandone mai una con cui instaurare una relazione seria che vada oltre un paio di notti condivise.
Thomas si estrania da tutto, chiudendo gli occhi e vedendo il volto della sua ragazza che lo aspetta a Brighton e con cui andrà a convivere già dal primo anno di università, la prima libertà che contraddistinguerà la sua nuova vita. Ma i suoi pensieri vengono interrotti di colpo quando sente la voce di Benedict chiamarlo al di là del muretto di legno che circonda la piccola villa affittata. "Tom, vieni."
"Che c'è?" risponde lui, sbuffando.
"La partita di calcio sta iniziando e ti ho iscritto."
Thomas salta su e l'amaca si rovescia all'improvviso facendolo cadere rovinosamente per terra. Nicholas scoppia a ridere mentre lui si sistema gli occhiali da sole sulla fronte, si rimette in piedi e si spazzola le ginocchia ricoperte di fili d'erba. "Perché lo hai fatto?"
"Perché è la tradizione!"
"Dai, Thomas. Non fare chiacchiere e raggiungi tuo fratello. Così almeno non dici che ti annoi sempre a stare qui."
Thomas prende un ampio respiro, mettendosi nuovamente gli occhiali da sole sul naso. "Ma io mi annoio sempre a stare qui."
"E cammina dritto per una volta! Sei così magro che ti potresti spezzare da un momento all'altro" continua il padre vedendolo camminare.
Tom prende nuovamente un altro respiro ed esce dai confini della villa, affiancando Benedict.
"Io gioco contro di te" gli annuncia Ben, leccandosi le labbra sottili.
Thomas è ormai quasi alto quanto lui, così si gira e lo guarda direttamente attraverso le lenti scure degli occhiali.  "Ma davvero? Non lo avrei mai detto, considerato quanto entrambi amiamo condividere tutto."
"Ci sono un sacco di ragazze, non farmi fare brutta figura. Ah, e non toglierti la maglietta, non hai nulla da mostrare."
Thomas cammina in silenzio al suo fianco ma dentro sente la voglia di spintonare suo fratello così prepotentemente da farsi guardare dalle migliaia di persone che si sono radunate lì a godere un po' del clima e dell'atmosfera collinare.
Bourton-on-the-Water è famosa - oltre che per il paesaggio suggestivo e le piccole attrazioni quali il parco ornitologico e il villaggio in miniatura - per l'evento che caratterizza ogni ultimo lunedì del mese di agosto: la partita di calcio sul fiume Windrush.
La folla è adunata lungo le due sponde e i giocatori iniziano a prepararsi sulle due rive. Le porte sono già protette dai portieri mentre i calciatori si aggiustano i calzoncini sebbene i loro piedi siano sommersi dall'acqua del fiume. Il coach incaricato dà loro le magliette con il numero stampato sopra e informa sommariamente su come procedere durante la partita.
Thomas si guarda intorno, lasciando poi gli occhiali da sole sui suoi vestiti piegati ordinatamente sulla panchina. L'acqua lambisce già le sue caviglie, si crea un po' di schiuma a causa degli schizzi che iniziano a sollevarsi. Benedict parla con alcuni ragazzi, sistemandosi le maniche sui bicipiti gonfi, dopodiché lancia una rapida occhiata al fratello. La palla viene lanciata in acqua mentre i giocatori iniziano a sistemarsi. Thomas - come Benedict - è stato messo in posizione di attacco insieme ad altri giocatori. Tutti aspettano che la partita possa iniziare. La palla rotola ai piedi di Tom, quasi coperta d'acqua. Sente il vociare della folla accalcata che non vuole perdersi la partita e sono lì ad attendere con orecchie tese il fischio dell'arbitro. Thomas appoggia una scarpa sulla palla, facendola ruotare leggermente.
"E' inutile che ti atteggi" sente dire e i nervi del collo si irrigidiscono all'improvviso. "Sappiamo tutti che perderai. Come sempre."
Una risatina.
Thomas chiude le mani in due pugni e agisce prima ancora di poter pensare al suo gesto. Dà un forte calcio alla palla e colpisce Benedict dritto in viso, facendolo cadere all'indietro sotto i fischi dell'arbitro e il suo ordine di espulsione. Thomas si sente improvvisamente meglio.

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