Capitolo 13

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Per millenni si era avvicinato poche volte alla casa del padre, ora nel giro di qualche settimana era già la seconda volta che si recava in quel luogo.
Un po' di timore gli dominava le viscere, le ali erano tese e vibravano di una strana ansia. Se l'ultima volta il litigio era stato un "incidente" questa volta avrebbe dovuto creare una discussione ancora più grande.
Senza guardarsi intorno volò dritto verso la sua meta, sperando che il padre sarebbe stato così gentile da presentarsi.
Entrando nel palazzo percepì una strana energia che, dalle sue memorie, non vi era mai appartenuta: sembrava densa, gli si aggrappava alle ali rendendole pesanti e meno agili, le ossa non avevano più i movimenti fluidi di qualche momento fa… quella forza gli stava entrando dentro l'anima e lo stava rallentando.
Racimolò tutta la sua forza e lentamente si avviò verso l'entrata. Con sua sorpresa ad attenderlo vi erano le Dominazioni, o sentinelle di Dio, Angeli dalle ali color indaco che raramente erano visibili agli altri. Essi lo guardarono freddamente con i loro profondi occhi neri e spogli di qualunque traccia di calore o sentimento.
-Ti sta aspettando Alnilam, getta via la tua rabbia e il tuo orgoglio, invoca il suo perdono per le tue acri parole e riappacificati con Lui. Fallo, e avrai vita, ignoraci e sarà la tua fine.- non avevano mosso le labbra, parlavano nel pensiero  tutti insieme creando un coro di voci austere e gelide. Helel scrollò le spalle, chiedere scusa era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ormai era andato troppo oltre, aveva portato tanti dei suoi fratelli a credere alle sue parole e ora aveva solo bisogno dell'ultima prova per convincerli.
-Il perdono? Il perdono è una forma di amore che egli ci ha negato, perche chiedere una cosa simile! No, faró ciò che devo, e voi siete solo degli sciocchi se oserete intromettervi!- sentiva le viscere inondate di fuoco, le mani gelide, la testa che pulsava e il respiro affannoso. Dire quelle parole, con quella strana energia che lo indeboliva, era stato faticoso come se avesse dovuto attraversare tutto il cielo senza ali. Li guardó uno per uno, come un comandante scruta attento i suoi soldati prima della guerra… Solo che quella non era una guerra immaginaria, era con suo padre, l'Essere supremo, il Dispensatore di vita!
Raggiunse la sala dove la volta precedente aveva incontrato il padre, ed egli, inaspettatamente, era lì in forma umanoide ad attenderlo. Il suo sguardo era duro come non lo aveva mai visto, e una nuova  ma strana sensazione si fece largo nel suo cuore. Dava per scontato che il padre sapesse già tutto, ecco perché aveva trovato le sue guardie ad attenderlo.
-Sai già perché sono qui-. Furono queste le prime parole pronunciate da Helel, non un saluto ne un inchino.
-Si, lo so, e spero con tutto il cuore che la tua idea folle resti solo questo..un'idea. Abbandona il tuo cammino Helel, troppo caos hai creato tra i tuoi fratelli, a cosa pensi ti porterà tutto questo? Vuoi ribellarti a me, colui che ti ha creato, per cosa? Avere una compagna? Ah, come sei ingenuo. Con il tuo cuore non riusciresti a farti amare da nessuno! Fai ammenda per i tuoi oltraggi, implora il perdono e sarò clemente!-. Quelle parole lo ferirono più di quanto volesse ammettere, soprattutto perché per migliaia di anni suo padre aveva tanto decantato le sue lodi, ora invece gli gettava in faccia una realtà che non credeva possibile di poter accettare.
-Il perdono di cosa, precisamente, 'padre'? Mi sembra di essere stato un figlio obbediente e pieno di timore per te, non ho mai avanzato una richiesta, eppure quando ti chiedo spiegazioni sul perché noi non possiamo amare o avere dei compagni, tu chiudi le tue celesti porte davanti a me, ignorandomi o maledicendomi. Dimmi, signore, di cosa dovrei chiedere scusa?-. L'ira era la prima emozione che le sue parole trasudavano, venivano poi il rancore, il risentimento e…la paura.
-Tu! Essere infimo e maligno, credi che non sappia cosa vuoi fare? Ti credi adatto per governare i cieli, non è così? Non sarà questo il tuo ruolo, troppo odio e rancore serbano il tuo cuore, ora contaminato da queste vili emozioni. No, Helel, tu non sarai mai degno di regnare sull'universo. Osi mettere in dubbio il mio modo di legislare ciò che ci circonda?-. Ecco, forse era davvero questo ciò che Helel voleva fare, voleva fare credere a tutti che, con i suoi divieti, Dio non era più adatto per governarli, avrebbero dovuto scegliere da soli per il loro destino, dovevano essere guidati da qualcuno che teneva al loro benessere…
-Mi hai preparato per questo ruolo signore, me lo neghi come neghi molto altro. No, tu non sei più degno di essere chiamato signore, a costo di far chiudere sopra di me le volte dei cieli e le porte del paradiso, giuro sul firmamento che non avrai più potere su di me e coloro che mi seguiranno!-
Tante parole furono dette, Parole acri come veleno e taglienti come lame. Entrambi i divini avevano lanciato le loro armi migliori, ferendosi in egual modo. Dio, agli occhi di suo figlio, era un padre egoista e crudele, senza scrupolo alcuno. Ma Helel dal canto suo aveva dimostrato ciò che celava davvero il suo cuore. Molti lo acclamarono quando riportò le parole di suo padre, altri invece credettero che fosse uscito di senno. Qualcuno tra gli studiosi pensavano invece che Helel fosse posseduto da una qualche forza maligna. La verità però era un'altra.

Quel giorno Helel sfidò suo padre usando parole che non aveva mai neanche pensato prima. L'empireo si divise in due schieramenti: coloro che credevano nel creatore e coloro che appoggiavano il Primo.  Condannò la sua esistenza al rinnegamento, alla polvere e al dolore. Le sue ali stavano diventando nere, la loro grandezza era raddoppiata, il suo potere era cresciuto enormemente.

La sua punizione fu quella di vagare per la terra contaminando il genere umano, causando morti e sofferenza, il sangue era la sua forza. Ma questo ancora doveva avvenire.




*********
Lo stupore di Eva non aveva mai raggiunto un apice simile. La creatura che aveva davanti era diversa da tutte quelle che aveva visto li nell'eden. Se in un primo momento era la paura che l'aveva bloccata, ora una curiosità senza pari le stava dando il coraggio di avvicinarsi a quell'essere estraneo. Era bella, aveva forma umana e volto femminile, i capelli erano un groviglio di felci, fiori di campo e fili d'erba, ai lati due piccole corna spuntavano come margherite in un prato, abbellite di rose canine e piccoli funghi. L'abito era fatto di licheni, di viticci e foglie venate di amaranto erano gli ornamenti, la cui fantasia proseguiva incorniciando le braccia. Le lunghe gambe affusolate terminavano in sandali fatti di brillante rugiada, come fossero diamanti, che riluceva dei timidi raggi di sole che si infiltravano nell'abbondante vegetazione. L'unico dettaglio che collegava questa creatura alla quadrupede precedente erano gli occhi ancora dorati. Sentiva di essere legata a questa creatura, come un prolungamento del suo corpo. Eva si avvicinò trepidante e allungò una mano per toccarla, senza però fare movimenti bruschi che inducessero la creatura a fuggire. A sua volta, quest'ultima tese la sua mano verso quella di Eva e il contatto lasció entrambe sbalordite.
Si sentì sollevata da terra come se stesse volando di nuovo, tutto intorno a lei era bianco di nuvole soffici. Davanti si innalzava imponente il palazzo dove aveva vissuto fino a poco tempo prima. Mille domande sorsero nella testolina curiosa della ragazza: che fosse tornata nella sua casa? Quella creatura era il mezzo per cui Asmodeus la richiamava a se? O forse era di Dio? Stava forse sognando?
Con forza nuova si mise a correre verso la struttura che ad ogni passo sembrava più vicina. La scena cambiò, si trovava nella sua camera e vide se stessa sofferente appoggiata alla balaustra del suo balcone, calde e amare lacrime le solcavano le goti arrossate, cadendo pesantemente sul terreno di quella terra fertile che sarebbe stata la sua casa. Inavvertitamente da quelle lacrime nacquero delle piante, che man mano cambiarono forma diventando delle splendide bestie dal colore della foresta, che si sparpagliarono per la boscaglia. Le vedeva uscire fuori dal terreno, guardarsi intorno curiose, in quel frangente la voce della fanciulla davanti a sé le inondò la mente.
-Noi siamo Le Saphirie, nate dal tuo dolore, tu sei la nostra Signora, ti seguiremo nel bene e nel male. Tante cose dovrai sopportare, tante pene, tanta sofferenza…ma tornerà anche la luce, il profondo legame che collega te ed Asmodeus sarà l'inizio di una guerra ma anche di una nuova pace.-
Quella rivelazione sconvolse profondamente Eva che, dal canto suo, non capiva come fosse possibile che delle semplici lacrime avessero creato delle creature tanto belle e preziose. Si immaginó Asmodeus prenderle la mano di fronte a questa notizia, sfiorarle le nocche con delicatezza per poi portarsi la mano alla bocca carnosa e posarvi un bacio delicato come petali di rosa. Ma Asmodeus non era lì con lei, avrebbe dovuto gestire questa cosa da sola.
Come folgorata da un fulmine la mente della ragazza si accese, che Dio fosse a conoscenza di queste creature? Per entrambe le risposte c'erano dei dubbi che automaticamente sorsero nella sua testa: in caso la risposta fosse positiva doveva capire se poteva fidarsi o no di queste creature, quanto di ciò che pensava e sentiva poteva dire loro e soprattutto che senso aveva farle nascere dalle sue lacrime; se fosse stato il contrario, però, non capiva comunque il perché della loro creazione, se quello fosse un dono fatto dal padre per tutti i suoi figli o una prerogativa esclusivamente sua. Salutò la creatura con la mente affollata di domande.
Avrebbe dovuto fare chiarezza su ciò che aveva saputo e, soprattutto, avrebbe dovuto incontrare Adamo e parlargli.


Angolo autore
Il capitolo è un po' corto scusatemi, purtroppo come già accennato nell'avviso precedente la mia famiglia sta affrontando un periodo un po' difficile e molto triste. Spero però, nonostante sia corto, che il capitolo vi piaccia, essendo una della parti principali della storia. Le Sephirie sono 'figlie' di Eva, eppure non sono una sua progenie diretta, che ruolo avranno secondo voi nel corso della storia? Fatemi sapere se avete qualche idea! A presto,
-Noir

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