Capitolo 2

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Mentre tornava nella sua stanza, Eva ripensava a quanto accaduto nella sala del trono. Era curiosa di saperne di più, ma non osava interrogare suo padre sapendo che non avrebbe risposto. Il modo in cui l'aveva guardata però le faceva credere che il suo ruolo in quella storia non era finito, che in qualche modo lei era un punto fondamentale, come i cardini di una porta. Non le importava, avrebbe continuato la sua esistenza come aveva sempre fatto dall'alba della creazione, passando il tempo a fantasticare su cose proibite e ammirare la creazione dell'universo, in primis le sue amate nuvole. Sorrise tra se, non avrebbe permesso a pensieri futili di rovinarle la giornata. Spesso la sua mente viaggiava, la conduceva in luoghi sconosciuti e forse inesistenti, si crogiolava di quei mondi, paesaggi che esistevano solo nella sua testa, perché Eva nel fondo del suo cuore semidivino ma carnale sapeva che era diversa da tutti gli altri, sapeva di avere qualcosa che I suoi fratelli, persino Michahel, non avevano, e lo sentiva talmente tanto in profondità che appena ebbe visto l'uomo se ne sentí immancabilmente attratta, legata come fosse stata una parte di sé. Ora se questi pensieri fossero fondati Eva non lo sapeva, non era a conoscenza delle loro origini o dei motivi per cui li aveva, ma ne era certa, li vedeva nitidi come vedeva le stelle del firmamento. Arrivata nella sua stanza venne travolta da una coperta di soffici ali di un bianco candido e bordate di porpora, un odore di pioggia e spezie le inondò le narici, senza neanche guardare si girò e legò le sue labbra a quelle del suo amato. Fu un bacio dolce, intenso, pieno di emozioni. Sapeva di cannella, e mentre le loro lingue iniziavano una danza elegante e sensuale, Eva gli affondava le mani nei capelli neri come ebano e morbidi come le sue ali. Piccole scariche di elettricità si propagarono per tutto il suo corpo, dandole nuova energia. Il bacio durò poco, ma per loro sembrarono anni. Quando si staccarono, con il fiato corto, i loro occhi si incontrarono e diedero vita a una tempesta di sensazioni uniche, appaganti e primordiali, di cui i due angeli si saziarono. Gli occhi di Asmodeus brillarono e la sua bocca si schiuse in un sorriso tenero e amorevole. Eva ricambiò il sorriso e, a malincuore, lentamente si sciolse dall'abbraccio confortante del suo amato.
-Cosa ci fai qui? Non dovresti essere in biblioteca?- Gli chiese Eva guardandolo di sbieco, sapendo quanto amasse stare immerso tra i libri, spesso rileggendo e studiando quelli che già conosceva a memoria. Asmodeus non rispose subito, le accarezzo dolcemente la guancia scendendo fino al collo dove si incontrava la spalla, e lei piegò il viso per rispondere a quel contatto tanto desiderato.
-No, sono venuto a salutarti prima di partire per conto di nostro padre, la notizia della sua creazione si è già sparsa per tutte e tre le sfere, ma in particolare nella Terza i Principati hanno avuto una sorta di caduta nel caos non essendo a conoscenza dell'entità di quell'essere. Io, Helel e Nathanael siamo stati incaricati di portare di nuovo ordine nella loro gerarchia...dovrò viaggiare negli strati, Ananchel verrà con noi, è il primo tra i Cherubini, ci aiuterà nel trasmettere saggezza. Non starò via a lungo.- il suo volto si era rabbuiato mentre parlava, un'ombra di ansia passò nei suoi occhi magnetici, ma così come era apparsa scomparì. Eva dopo un momento di riflessione gli sorrise, un sorriso rassicurante che trasmetteva il suo amore per lui. Lo avrebbe aspettato come sempre, come aveva fatto in tutte quelle ere...
Si guardarono negli occhi per un'ultima volta prima che le loro labbra si unissero di nuovo in un bacio ancora più carnale del precedente, le loro mani cominciarono a viaggiare l'una nel corpo dell'altro unendo le loro anime ancora di più, e le loro ali si fusero in una cosa sola, un unico corpo, un'unica mente... ma non sapevano che questa volta sarebbe stata diversa. I processi erano gia iniziati.
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Quando Asmodeus partì Eva era all'ingresso dell'Empireo e lo guardava spiegare le sue possenti ali pronto per la discesa. Helel e Nathaniel erano già sospesi nel vuoto, mentre il Cherubino osservava speranzoso al di sotto del primo strato. Il loro scopo era quello di riportare l'ordine nella Terza Sfera dove i Principati si erano allarmati di ciò che Dio voleva fare, si sentivano spaesati e impotenti. Ananchel con i suoi occhi scorse tutte e tre le Sfere, e una strana sensazione gli attanagliò il cuore come un'ombra, il gelo si propagò per il suo corpo e seppe quasi con esattezza che quel viaggio, iniziato per metter pace, avrebbe avuto un esito del tutto inaspettato. L'attraversamento dei vari strati fu più corto di quanto si aspettassero, da lì potevano intravedere tutte le galassie, le stelle...
Ma arrivati davanti al maestoso palazzo dove abitavano i Principati, i tre angeli rimasero sorpresi della bellezza che caratterizzava la Terza Sfera: sembrava un paesaggio di montagna, con cupole di nuvole e di cristallo che facevano da contorno al palazzo, tutto in quella parte di cielo era caratterizzato da forme aggraziate ed eleganti, rispecchiando la loro forma di Luce e il ruolo di coloro che la abitavano, quello di guardiani, protettori della storia e del tempo. Ananchel e Asmodeus si guardarono intorno elettrizzati, i loro occhi pieni dell'armonia di quel posto, mentre Nathanael fissava sbalordito la loro imponente reggia, non capacitandosi di come degli angeli dalla forma di spirito di luce potessero vivere in un luogo del genere. Tutt'altra cosa era lo sguardo di Helel che, con la sua mente da calcolatore e progettatore, ammirava il panorama con uno sguardo da rivoluzionario. Un globo luminoso uscì dal palazzo e velocemente si avvicinò agli ospiti. Piano piano la sfera di luce prese la forma di un Angelo, sembrava fatto di carne ed ossa ma era traslucido, aveva le sembianze di una donna, e le sue ali erano di un azzurro pallido.
-Benvenuti nella Terza Sfera, vi stavamo aspettando, prego seguitemi nella grande Camera, gli altri sono già pronti.- La sua voce dolce e melodiosa ammaliò i quattro Angeli che la seguirono lungo il cammino. Sorpassarono ammassi di nuvole e edifici dall'aspetto regale fino a raggiungere il palazzo, che da vicino era ancora più maestoso. Il cancello d'entrata raffigurava un esercito di creature celesti poste in circolo, il loro volto era in ammirazione verso il centro della sala che, a sua volta, raffigurava Il Signore nella sua forma divina. Quando entrarono rimasero stupefatti dal constatare che l'interno era uguale all'esterno: le scale erano fatte di nuvole e il loro colore ricordava un sole primaverile quando albeggia, i pavimenti erano fatti di quarzo rosa e tutto aveva un'aria eterea, mentre branchi di angeli con toghe bianche e ali azzurre pallido volavano in direzioni opposte, molti tenendo in mano rotoli bianchi pieni di storie e altri parlando animatamente tra di loro. Tutto era in perfetta sincronia, prima che li notassero... Centinaia di occhi si puntarono su di loro in attesa di qualcosa che non sarebbe arrivato lì all'entrata, ma bensì nella grande Camera. Ananchel e Nathanael li guardarono uno ad uno quasi per stabilire l'ordine gerarchico, ma non riuscirono a trovare differenze sostanziali per capirlo, sembrava che tutti fossero stati creati nello stesso momento e che di conseguenza non ci fosse davvero un unico Angelo capo. Erano Giunti davanti alla porta della Grande camera e notarono che il materiale di cui era fatto, simile a vetro, non aveva incisioni o disegni, ma sembrava riportasse l'atmosfera che circondava tutta la Terza Sfera: un ammasso di nuvole vorticanti dai toni del rosa, bianco e azzurro. Le porte si aprirono e i tre angeli credettero di essere tornati all'esterno del palazzo: non c'erano scranni di marmo come da loro, ma sembrava che tutto lì fosse fatto di nuvole, cosa che trasmetteva una tranquillità e una pace inebriante. Gli angeli ospitanti parlavano tra loro in modo concitato, Asmodeus notò che da loro non traspariva nessuna emozione, quasi fossero degli automi abituati a fare quel genere di cose, sembravano senza anima. Helel si avvicinò al fratello e gli parlò. -Cosa vedi fratello? Io vedo solo delle creature senza sentimenti, esseri troppo ben funzionanti per andare bene, non sembrano figli di Dio. Non danno neanche l'impressione di essere agitati per via della novità, dunque quale è in realtà il nostro compito qui?- Aveva parlato lentamente, con la sua voce ammaliante, come se il piccolo discorso se lo fosse preparato, benché Asmodeus sapesse che non era così...ma per un attimo, un solo attimo, sentí di nuovo quel gelo entrargli nelle ossa, e non si capacitava del perché. Si volse di nuovo verso Helel, il suo sguardo questa volta era indagatore, soppesava il luogo che lo circondava, sembrava pronto a colpire e sconvolgere tutto, ed Asmodeus conosceva quel lato di suo fratello. Un tonfo proveniente dal centro della sala li fece voltare di scatto verso quella direzione, un Angelo dai lunghi capelli bianchi e gli occhi color ebano stava al centro di tutto, nella sua mano teneva un bastone alto poco più di lui completamente fatto di palladio tranne che per la punta, essa infatti rappresentava la conoscenza di Dio ed era formata da due archi rivolti verso l'alto e due verso il basso, un fiore di osmio a quattro petali nel centro degli archi, il tutto completato con un diamante al centro dei petali. Ma era proprio quest'ultimo a rendere il bastone di grande valore: il diamante era vivo, pulsava come fosse un cuore, aveva una volontà sua ma rimaneva sottomesso a Dio, esso infatti conteneva tutta la conoscenza degli Angeli dall'inizio delle ere... essa si chiamava Sofìa, 'Sapienza'.
L'Angelo percorse gli spalti con lo sguardo e si soffermò sugli ospiti, un piccolo quasi impercettibile sorriso gli spuntò sulla bocca nel momento in cui guardò Helel, gesto che non passò inosservato a Nathaniel e Asmodeus; parlò con voce bassa ma l'ampiezza della sala rendeva possibile anche a chi era più alto di capire ciò che diceva.-Benvenuti fratelli, grazie per essere venuti. Io sono Samael, il custode della Conoscenza di Dio. Tutti noi abbiamo sentito che il Signore ha deciso di creare un essere che ci somiglia per aspetto, ma esso non avrà poteri né ali. Dunque ci chiediamo quale è il suo scopo? E perché l'Altissimo non ci ha resi partecipi dei suoi progetti sapendo il grande lavoro che facciamo qui? Infondo siamo noi ad avere in custodia le informazioni che abbiamo trascritto in questi millenni, perciò perché escluderci?- Ananchel fu il primo a prendere la parola, d'altronde lo avevano portato proprio per avere il suo aiuto. -Dio vuole che esso viva nel nuovo pianeta che ha creato, questo sappiamo, questo ci è dato sapere a tutti noi, non altro. Comprendiamo il vostro disappunto, se vogliamo considerarlo tale, ma ciò non giustifica la vostra confusione e il caos che ne potrebbe venir fuori. Non mancheranno nuove informazioni-. Fermo, deciso, diretto. Così era Ananchel, e l'effetto delle sue parole portavano sempre ai risultati sperati. -Caos? Tu, primo dei Cherubini, parli di caos? Non sai cosa sia il caos, spero per te tu non debba mai vederlo. Ma essere all'oscuro dei piani di Dio non può portare del bene, noi sappiamo tutto e vediamo tutto. No, io dico che deve esserci dell'altro. Voi sapete-. Si guardarono negli occhi, sembrava stessero comunicando nella mente tanto si guardavano fissi. Helel si intromise e sciolse quel contatto. -A me date l'impressione di essere voi coloro che sanno più di quanto vogliono dimostrare, ricordate Angeli, noi non possiamo mentire-. Un coro di sussulti echeggiò nella sala, i Principati si guardarono tra di loro come se un'ombra fosse scesa nella sala, oscurando il Sole. Samael batté di nuovo il bastone per terra, più forte rispetto a prima, e del vento si sprigionó da esso, Ananchel, Nathaniel e Asmodeus si coprirono I volti con le loro ali, ma Helel fiero ed orgoglioso rimase impassibile, con i pugni stretti lungo i fianchi, poteva sembrare che fosse pronto a scagliarsi contro l'angelo dai capelli bianchi. Fissava la pietra in cima al bastone con insistenza, con nuova bramosia. -Helel, portatore di luce, frena i tuoi impulsi, non parlare così di noi, ti ricordo che benché siamo nella Terza Sfera la nostra coscienza è stata creata prima di te, conserviamo tutto ciò che ti riguarda. La tua aura è forte, maestosa, ma per quanto strano e assurdo contiene molta oscurità. Bada bene di non sbagliare-. Nathaniel, che fino a quel momento era rimasto in disparte guardò la reazione di Helel che non tardo ad arrivare.

Ma Nathaniel non poteva leggere i cuori degli altri angeli.

Se in un primo momento i quattro si tenevano a debita distanza, ora Helel tiro fuori le possenti ali e con un solo battito si ritrovò faccia a faccia con Samael. -Sai con chi stai parlando? Io sono Helel, il favorito del Signore, il suo primo, la sua luce, il più bello del firmamento, sei abbastanza coraggioso da parlarmi così o forse non hai nulla da perdere? Rammenta Principato, i Serafini sono guerrieri prima di tutto-.
Nathaniel non seppe dire perché, ma intuì che quel solo è unico gesto avrebbe portato a più conseguenze di quante Helel pensasse.

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