Capitolo 8

56 9 18
                                    

Qualche 'giorno' dopo...

Era arrivato il momento per Eva di partire verso la sua nuova casa, il dolore, ora suo fedele compagno, non era passato, anzi probabilmente era aumentato. Asmodeus era lì con lei, con gli occhi lucidi e le mani intrecciate, pronto a darle coraggio. Helel non si era fatto vedere, era andato da loro il giorno in cui il suo destino era stato svelato, le aveva messo paura vederlo in quello stato di follia e rabbia, farneticava parole senza un senso logico, ma non aveva spiegato il motivo del suo stato d'animo. Quando lei ed Asmodeus gli spiegarono ciò che sarebbe successo sulla terra e cosa avrebbe dovuto dirgli una volta che si fossero conosciuti con Adamo, Helel scoppiò in un accesso d'ira spaventoso: blaterava di sottomissione e inferiorità, di limiti e privazioni... se prima Asmodeus poteva essere l'unico a calmarlo ora le ultime parole dell'iracondo Angelo erano state <come puoi proprio tu accettarlo! Creata da una costola, ridicolo... Lei è la primogenita di Dio!Come puoi rinunciare alla cosa più cara che hai?> andandosene sbattendo furiosamente le ali e allontanandosi velocemente.
Non lo videro più.
In quei giorni tutto procedeva nella normalità più assoluta, sembrava che nessuno fosse turbato da ciò che le stava accadendo, molti credevano che quello che avrebbe affrontato era un grande privilegio, un onore degno di una principessa degli angeli che doveva assolutamente apprezzare. Non era così per lei, avrebbe dato tutto ciò che aveva per fare scambio con un altro Angelo, per poter rimanere lì nell'Empireo con Asmodeus.

Tutto era stato programmato nei minimi particolari. Aveva ricevuto istruzioni precise da Dio: l'uomo sarebbe caduto in un sonno profondo, e al suo risveglio avrebbe trovato lei in tutta la sua bellezza, pronta a concedersi e soddisfare ogni richiesta di suo marito. Sarebbe scesa in volo fino alla terra e appena toccato il suolo le sue ali sarebbero sparite. Una semplice tunica bianca di morbida stoffa le copriva il seno prosperoso e le parti intime, che in quel tempo avevano raggiunto l'apice della trasformazione, pronta per poter generare dei figli per Adamo. Un anello fu l'ultimo regalo di Asmodeus: era un intricato intreccio di palladio e diamanti, con un Rubino dal taglio a goccia che svettava nel centro, rendendo quello splendido oggetto ancora più unico. Le disse che quello era il mezzo con cui avrebbe vegliato su di lei, bastava che lo sfiorasse e lui sarebbe apparso li al suo fianco, pronta ad aiutarla e a portarla via se le cose fossero diventate troppo difficili.
Se lo rigirò tra le dita, per vedere la reazione del suo compagno, lo vide girato verso di lei con un sorriso tremulo sulla labbra carnose. Non avrebbe pianto, se l'era ripromesso, se lo avesse  fatto la separazione sarebbe stata più difficile e non poteva complicare le cose, lasciò al suo cuore quel privilegio. Senza distogliere gli occhi si avviò oltre i cancelli dell'Empireo da sola. Quello sarebbe stato il primo passo verso una nuova vita e nessuno doveva sostenerla. Arrivata al bordo del penultimo strato di cielo si sporse un poco per vedere giù, oltre l'infinito. Le Sfere viste da lì assomigliavano alle galassie, grandi e splendenti di stelle... le salutò per l'ultima volta con rammarico.
Aprí le sue maestose ali e gettò un ultimo sguardo verso Asmodeus che la guardava dall'altra parte del cancello. Fece un passo e volò in picchiata per un tempo che le parve infinito. Ora che era sola, finalmente concesse a se stessa la libertà di piangere tutte le sue lacrime, di far uscire quel dolore che negli ultimi giorni l'aveva dilaniata, spezzata, abbandonata di tutte le forze per affrontare questo difficile compito che non aveva mai voluto. Attraversò costellazioni, galassie e pianeti variopinti, passò vicino al Sole e fu quasi tentata di avvicinarsi e porre fine al suo dolore. Ma pensare ad Asmodeus le diede la forza per continuare quel viaggio di sofferenza, e fantasticò della possibilità di poter stare di nuovo insieme. Era decisa a non lasciarsi giostrare troppo da quell'uomo che, volontà di Dio o no, non amava e non avrebbe mai amato, glielo avrebbe fatto capire in qualche modo, e forse con il tempo sarebbero riusciti a raggiungere un equilibrio.Volò ancora finché non vide davanti a se il pianeta che svettava in tutta la sua magnificenza: un corpo bianco, liscio, con solo quella macchia di verde a stonare. Si fece coraggio e, questa volta lentamente, si diresse verso quella che avrebbe chiamato casa.

Mane Lumen Where stories live. Discover now