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ANNABELLE

-Perchè ...la persona di cui parlo sono io-Dice.
-Quante?-gli chiedo.
-Quante cosa?-Mi chiede.
-Quante persone hai ucciso?-Chiedo.
-Rubo da quando avevo tredici o quattordici anni-Rispomds.
-Quante persone hai ucciso?-
-Una decina, forse meno- Mi sembra di avvertire un po di disagio così mi ricompongo e cambio argomento.
-Ora quanti anni hai?-Gli chiedo.
Sono attratta da lui e sto provando a cercare in tutti i modi possibili qualcosa che non lo rende quel che è; un mostro.
-21-Risponde.
Cala il silenzio,non so che fare e non so nemmeno cosa provo..
Cosa si dovrebbe provare di fronte a un tipo del genere?....non ha nemmeno l'aspetto di una persona è un pazzo, un folle, un maniaco...È l'uomo più temuto da tutti.
Non devo illudermi lui potrebbe uccidermi.

JEFF

-Dillo-Gli dico.
-Dillo che sono un mostro e che faccio schifo-Aggiungo.
-Chiama pure la polizia, non te ne farò una colpa e non ti succederà nulla, promesso-Continuo.
Si è creato un silenzio imbarazzante .
-L'ultima cosa che voglio è farti paura-Le confesso.
Si alza dal divano, si avvicina a me e per istinto mi allontano.
-Non far finta di non avere paura-Dico.
-Non sei armato e mi hai aiutato-Dice.
-Non ho paura, tu hai paura-
-Hai paura di tante cose,credi che non l'abbia capito?!-Aggiunge avanzando verso di me.
-Porti la maschera perché hai paura che ti giudichi e vale lo stesso per il cappuccio.
È solo una delle tue tante paure-
Sono paralizzato,incapace di muovermi e consapevole che ha ragione.
Mi siedo su uno sgabello della penisola.
Sono molto più alto di lei.
I nostri occhi si incastrano,di nuovo,sono in trappola...
i suoi occhi blu hanno completamente catturato i miei occhi verdi.
Poggia le sue mani sul cappuccio della mia felpa.
-Questo con me non ti serve. -Dice togliendomelo.
Esita nel toccare la maschera.
-Non sei obbligata- Dico
-Ho solo paura di farti male-Mi dice.
Rido.
-Sei proprio stupida-Dico alzandomi di colpo.
Si spaventa ed indietreggia.
Guardo per terra e rido.
Lascio cadere la maschera per terra.
-Ho ferito non so quante persone e ne ho uccise delle altre rendendo tristi i loro cari.
Chissà quante altre cose brutte ho fatto e non ne sono consapevole.
E tu?! Tu hai paura di farmi male. Io il dolore me lo merito- Dico.
La guardo.
-Te ne fai abbastanza-Mi dice.
Sbatto le palpebre più volte e mi avvicino a lei.
-Credimi non è...-Inizio.
-Stai provando dolore sia fisico che mentale, secondo me basta-Dice
-Come fai a ....-Le chiedo.
-Mi hai preso in braccio, li ho sentiti,in un certo senso- Sussurra
-Da quanto sei quì?-Mi chiede.
-Da giorni,tre giorni...forse. Sono entrato quando non hai chiuso la porta ed eri ubriaca-Dico.
-Dove sei stato?-Mi chiede sedendosi sulla penisola così da guardarci negli occhi.
-Nel bagno a proposito...-Dico ma mi interrompe.
-Cos'hai alla mano?-Mi chiede vedendo le nocche.
-Non è nulla-Dico.

ANNABELLE

Ha tutte le nocche rotte ricoperte di sangue sia fresco sia secco.
-Non è nulla-Dice lui.
Scendo dalla penisola prendo un panno e lo bagno con l'acqua.
Mi scruta attentamente .
-Sono un killer,posso sopportare-Dice allontanandosi da me.
-Prima di tutto sei umano-Dico ad alta voce.
-Te lo disinfetto e ti metto un cerotto ,così guarisce prima-
Prendo il disinfettante e bagno il panno,delle gocce cadono sul pavimento.
-No,no l'alcool no!-Dice ad alta voce accovacciandosi a terra.
Si siede sul pavimento e circonda le ginocchia con le braccia stringendole al petto.
-Non darmi fuoco. Non darmi fuoco-Dice guardando le gocce sul pavimento.
Mi avvicino a lui poggiando il panno e la boccetta.
-Jeff guardami-Gli dico poggiando le mani sulle sue ginocchia.
-Jeff-Dico ad alta voce e mi guarda.
Sembra riprendersi.
-Scusa io non sapevo..-Dico.
-Non è colpa tua-Sussurra tra un respiro e l'altro .
Tira un pugno al pavimento con la stessa mano che volevo disinfettargli aprendosi di nuovo le nocche e sporcando la piastrella .
-Stupidi ricordi-Sussurra.
-Sta fermo- Dico prendendo la sua mano.
-Non serve a nulla fare così-Aggiungo.
Prendo un tovagliolo e lo poggio sulla piastrella sporca di sangue.
-Jeff dovrei...-Dico riferita al fatto che avrei dovuto prendere l'alcool e pulire il suo sangue.
-Fai pure...ma non chiedermi di aiutarti-Dice.
-Tranquillo-Lo rassicuro.
Pulisco il sangue e butto tutto nel cestino, mi sento osservata e quando mi giro a guardarlo sposta lo sguardo da me imbarazzato.
Lo guardo, dall'alto al basso, appoggiato alla vetrata che porta al giardino.
-Dev'essere bello fare il bagno, d'estate...- Dice guardando la piscina .
-Lo è ma,...- Mi fermo pensando che la mia non è una buona idea.
-cosa??-Mi chiede guardandomi con area interrogativa.
-Nulla.-Dico abbassando lo sguardo .
-Dimmelo!-Dice di colpo avvicinandosi a me.
Sobbalzo per lo spavento e mi allontano .
Si ferma di colpo a pochi passi da me.
Lo guardo.
-Pensavo solo che..- Inizio.
-Non ti stavo obbligando,non ti farei mai del male Bell...Annabelle- Dice.
Come mi stava chiamando?, Evito di chiederglielo e faccio finta di nulla.
-Stavo solo pensando che non bisogna aspettare per forza l'estate...- Noto la sua strana espressione.
-L'acqua della piscina è riscaldata-Spiego.
-Non è sicuro per me uscire,di giorno- Dice.
-Non ti obbligo a stare con me puoi anche andare se hai dei piani,non ti ho mai obbligato a rimanere a casa tua quindi perché non ....- Continua ma lo interrompo.
-Ho capito il concetto- Dico ridendo.
Per un momento il suo volto mi sembra trasmettere felicità nonostante quello sguardo perso e freddo, smetto di ridere e tutto torna come prima.
-Hai davvero una bella risata-Mi dice.
-Grazie-Rispondo abbassando lo sguardo imbarazzata.
Continuo a cambiare umore a una velocità assurda; paura, felicità, compassione...
Vorrei fargli varie domande, ma vedendo cos'è successo con un po' d'acqua avevo paura a suscitare qualche altro ricordo.

JEFF

Dopo la sceneggiata che ho fatto ha smesso di farmi domande e di insistere per curarmi le nocche .
Con la luce ho notato il modo in cui la sua pelle cambia colore quando le faccio un complimento.
Tutto ciò mi fa impazzire, lei mi fa impazzire.
-Vuoi ancora disinfettarmi la mano?-Gli chiedo.
-In realtà si ma se non vuoi lascio stare-Dice sorridendomi imbarazzata.
-Non devi sorridere sempre-Le dico e abbassa, di nuovo, lo sguardo .
-Ti ho vista in questi giorni e tu non sei così-
Annuisce ed il suo labbro si incrina leggermente, per pochi secondi.
Non farlo, smettila, non illudermi di qualcosa che non può esserci e che non ci sarà mai.
-Anche se non mi dispiace per nulla vederti sorridere-Le dichiaro osservando le sue guance colorarsi di rosso.
Mi vado a sedere sul divano.
-Il divano è più basso della sedia,dovresti essere più comoda per disinfettarmi le nocche.- Le dico.
Prende il panno che aveva appoggiato sulla penisola e mi raggiunge.
È a pochi passi da me visibilmente imbarazzata su come posizionarsi per essere più comoda per "curarmi" la mano.
Mi siedo sul divano a gambe incrociate e la osservo nel suo piccolo stato di crisi.
Dopo un po' rido ,una risata strana.
Faccio fatica a credere che quella risata è la mia.
Non rido da tantissimo tempo.
Allungo le braccia afferrando la sua vita e la spingo portandola tra le mie gambe.
Sorride imbarazzata stringendo il piccolo straccio nella mano.
-Non ti mangio-Le dico.
-Così sei più comoda-Aggiungo.

ANNABELLE

Ha proprio una bella risata.
Sembra sincera e quasi mi scordo che è un ricercato.
Si sporge in avanti e poggia le sue mani sulla mia vita, la stringe, senza farmi male e mi "porta" ai piedi del divano tra le sue gambe.
Dice qualcosa ma non capisco, penso alle sue mani "rovinate" sulla mia vita.
Prendo il panno e lo poggio sulla sua mano.
Rido nel vedere quanto è rigido.
-Che c'è?- mi chiede.
-Non tenerla rigida se no il sangue continua ad uscire-Gli dico.
Smetto di ridere quando la manica della sua felpa si alza.





Solo un cuore Where stories live. Discover now