라스베가스

1.6K 165 41
                                    


Minho fissava le luci della città stendersi sotto ai suoi occhi attraverso il finestrino del jet privato, proprietà della sua famiglia, sul quale stava volando.

Non aveva ancora pronunciato una parola da quando si era accomodato sulla poltrona bianca, all'inizio del viaggio. Si limitava a guardare fuori e a mordersi le unghie nervosamente.

Sua madre si sedette accanto a lui, l'espressione preoccupata per il comportamento del figlio.

"Tesoro, va tutto bene?"
"Sì, solo un po' emozionato" rispose il ragazzo stringendole la mano nella sua e avvicinandosela alla bocca per poggiarci un bacio. La donna sorrise.

"È normale esserlo" lo rassicurò prima di alzarsi per raggiungere il marito, occupato a sfogliare le pagine di un giornale sul golf.

Suo padre ci giocava fin da quando era piccolo. Furono molte le volte in cui aveva provato ad introdurre Minho in quello sport per ricchi, per affiancarlo al gioco d'azzardo, ma non vi era mai riuscito.

Minho ritornò con lo sguardo a quel capolavoro di illuminazione, sospirò un leggero wow a quel panorama, prima di addormentarsi.

"Signorino" due mani scossero le spalle di Minho in modo delicato, svegliandolo.
"Sebastian, quanto ho dormito?" sbadigliò il ragazzo, stropicciandosi gli occhi assonnati, al suo maggiordomo che gli porgeva la giacca.

"Un'oretta, qui ora sono le due di notte ed..."
"... ed è l'ora di iniziare a giocare!" finì la frase Minho eccitato, slacciandosi la cintura di sicurezza. Saltò in piedi, facendo fatica a contenere l'emozione.

Prese la giacca da Sebastian e se la infilò, era perfettamente stirata e profumava di patchouli. Guardò soddisfatto il suo riflesso nello specchio accanto al portellone d'uscita.

"La accompagno alla limousine, venga" e Minho obbedì agli ordini dell'uomo, seguendolo fuori dal velivolo.

Per essere notte inoltrata, l'aeroporto brulicava di persone, tutte di fretta con appresso le loro valigie straripanti di oggetti personali. Minho si sentì osservato, soprattutto quando gli venivano riservati dei trattamenti speciali.

Quando fu fuori dall'aerodromo, i suoi occhi vennero rapiti dalle luci inconfondibili di Las Vegas. Rimase ad osservarle in silenzio, le luci che osservava dal jet, dal cielo, non erano nulla in confronto a quelle.

"Minho, sbrigati" gridò suo padre, Minho trattenne una risata quando notò che usciva per metà dal tetto della limousine nera opaca, in moto che lo stava aspettando.
Si diresse velocemente verso di essa e vi entrò.

Si sedette di fronte ai suoi genitori, il divano dell'auto non era confortevole come quello posto in camera sua, ma era altrettanto comodo.

La madre teneva in mano un bicchiere di champagne, lo alzò, imitata dal marito, e brindarono al loro figlio e alla sua nuova vita. Minho si versò da bere anche per sé.

"Ad un meraviglioso, e nuovo, capitolo della tua vita. Siamo così orgogliosi" la donna alzò il calice in alto, dal quale poi iniziò a sorseggiarne il liquido alcolico, imitata dal resto della sua famiglia.

Minho si alzò in piedi e si mise al posto del padre, metà dentro metà fuori dall'abitacolo. La madre gli disse di fare attenzione, ma il ragazzo non ci diede peso.

Allargò le braccia e lasciò che l'aria gli investisse la faccia, diede il permesso alle luci di bruciargli le cornee, non gli sarebbe dispiaciuto rimanere accecato dalle luci della Vegas.

Cominciò a guardarsi intorno, le riproduzioni delle città più importanti e famose del mondo, ognuna con il proprio casinò, gli catturarono l'attenzione; ora era a New York, la Statua della Libertà lo salutava dall'alto, mentre adesso era a Parigi, avrebbe voluto farsi baciare sotto la Tour Eiffel. Ed ora, invece, era in Italia, guardava le gondole muoversi leggere sull'acqua.

bet on me ; minsung #wattys2019Where stories live. Discover now