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Il locale era piccolo e buio e nell'aria aleggiava un'odore stantio di patatine fritte e birra. Le luci erano soffuse e da ogni angolo sarebbe benissimo potuto spuntare un mostro a quattro teste o qualunque altra creatura notturna, ma era un'atmosfera stranamente tranquilla.
《Esattamente come hai trovato questo posto?》domandò Linda, prendendo una patatina dal vassoio che aveva davanti. Alessio le sorrise, bevendo un sorso dal bicchiere che stringeva in mano.
《Ho le mie conoscenze...  poi devi ammetterlo, qui fanno buona musica》.
Linda dovette dargli ragione, almeno per questa volta. Da quando erano entrati, le canzoni che erano passate l'avevano cullata come una melodia di un altro tempo che le era entrata nell'anima. Non le capitava spesso di sentire della musica che la colpisse fino a questo punto... e non sapeva nemmeno cosa l'avesse colpita di Alessio.
Sinceramente, ancora non aveva idea di come fosse finita lì, insieme a lui quel sabato, ma non le importava più di tanto. Il moro stava diventando sempre più gentile con lei e la cosa le faceva molto piacere... ciononostante in classe continuava a comportarsi da perfetto idiota, oltre ad ignorarla totalmente durante le lezioni e gli intervalli!
《Come mai c'è così poca gente?》chiese la rossa, dandosi un'occhiata intorno.
《Diciamo che qui vengono le persone che non vogliono farsi vedere in giro...》spiegò, prendendo un sorso di birra.
《Stai dicendo che non vuoi farti vedere in giro con me?》. Linda alzò un sopracciglio ed Alessio sorrise. Adorava quando lo faceva.
《Assolutamente no, semmai il contrario. Rovinerei la tua magnifica reputazione!》. Linda scoppiò a ridere, illuminando a giorno il locale, almeno per Alessio.
《Ma quale reputazione! Io sopravvivo delle mie figure di merda》.
《Di questo ne sono consapevole, non so se ti ricordi in prima...》. Il viso di Linda stava già diventando del colore dei suoi capelli. 《Eri entrata nel bagno degli uomini senza saperlo, sotto gli occhi scioccati del bidello, che era rimasto talmente sorpreso da rimanere fermo come un pesce lesso anche quando sei uscita》. Alessio rise.
《Enzo ci ha messo due settimane a confessarmi la cosa, mentre io continuavo imperterrita ad andarci e poi è stato il gossip della classe per un mese, se non di più!》mormorò Linda, che al ricordo avrebbe voluto di nuovo sotterrarsi.
《Probabilmente pensava che dovevi vederti con il tuo ragazzo per fare cose da monella...》.
La ragazza gli tirò un pugno sul braccio, ma continuava a sorridere. Era da tanto che non sorrideva così eppure le occhiaie continuavano a notarsi da sotto il trucco. Alessio avrebbe voluto saperne di più, scoprire se andasse tutto bene, se sua madre avesse ricominciato a bere e se il padre della ragazza tornasse a casa la sera oppure no, ma avevano un patto. Quando uscivano, niente vita privata in mezzo, almeno quella di Linda.
Alessio aprì la bocca per dire qualcosa, probabilmente uno dei soliti complimenti che la ragazza non avrebbe preso sul serio anche se avrebbe dovuto, quando la porta del locale si aprì.
Due figure in controloce entrarono nel piccolo pub, ma ad Alessio bastò sentire la loro voce per riconoscerli e per fargli montare il sangue alla testa.

《Questo locale sembra il luogo di ritrovo di qualche spia russa》esclamò Michele, al contempo affascinato e perplesso dall'atmosfera cupa e accogliente del locale.
《Io pensavo si abbinasse bene al tuo stile》ammise il prof, prendendo posto in un tavolino d'angolo, proprio sotto una lampada che illuminava i loro volti di una luce rossa tenue. Michele si sedette davanti a lui.
《Perchè ho un'aura misteriosa che mi circonda?》domandò, alzando il mento con fare superiore. Il prof rise.
《In realtà è perchè mi ricorda un covo di drogati》sussurrò, per non farsi sentire dal barista. 《Ma se preferisci la tua idea, per me non c'è problema》.
Michele arricciò le labbra in un broncio, mentre si guardava attorno sempre più curioso.
Per quanto l'associazione di idee del prof non gli garbasse più di tanto, doveva ammettere che quel posto avesse un fascino tutto suo. Sembrava un saloon western uscito da uno di quei vecchi film che alcuni sabati sera si ritrovava a guardare al computer o che rimandavano all'infinito alla televisione, anche se la puzza di fritto lo teneva legato alla realtà. Mentre faceva scorrere lo sguardo, notò dall'altro lato della sala, nell'ombra, due figure, e una delle due lo stava fissando. Gli pareva di vedere i suoi occhi lampeggiare nel buio come quelli di un predatore.
《È davvero un bel posticino》ammise poco dopo Michele. 《Nonostante la puzza di frittura e le persone socievoli degli altri tavoli》borbottò poi, indicando con un cenno del capo la figura ancora scura. Il prof diede un'occhiata veloce ma non sembrò preoccuparsi più di tanto.
《Sarà uno dei soliti vecchietti un po' retrogradi》disse alzando le spalle e alzandosi dal divanetto a parete su cui si era seduto. 《Vanno bene patatine e crocchette di pollo? Sono la specialità della casa》.
Michele annuì.
《E una coca》 aggiunse, mentre il prof ormai era davanti al bancone.
Solo in quel momento si accorse che la figura che lo stava osservando si stava dirigendo verso di lui, seguita dall'altra che lo accompagnava. Appena entrarono nel raggio di luce della lampada, Michele raddrizzò automaticamente la schiena.
《Alessio》mormorò, ma l'altro aveva già cominciato a parlare.
《Che diavolo ci fai tu qui?》. Era un sibilo acido che avrebbe potuto sciogliere una parete di acciaio.
《Ciao Linda》disse Michele, rivolgendosi un istante alla rossa per poi tornare al moro. 《Cosa pensi che stia facendo qui? Imparando il tango e il merengue? Sono a pranzo》.
《Con lui?》sputò di nuovo Alessio. 《Vuoi davvero umiliarti fino a questo punto? Non ti è bastata la foto che ho inviato sul gruppo? Vuoi peggiorare ancora di più la tua situazione? Sai perfettamente che non finirà bene, Mich!》.
《Tu sei l'ultima persona che deve dirmi come andrà o non andrà a finire questa storia. Non sei mia madre, non sei mio padre, e in questo momento non posso nemmeno ritenerti mio amico, proprio per quella maledettissima foto》. Lo sguardo di Michele avrebbe potuto incenerirlo. Non c'era pietà, c'era solo rabbia ed odio. 《Tu non devi permetterti di venire qui a darmi consigli, chiaro? Per me, adesso, non sei nessuno》.
Alessio teneva lo sguardo fisso su quello di Michele, i cui occhi, solitamente pieni di vita, sembravano due pezzi di ossidiana.
《Ale, forse è meglio andare...》mormorò Linda, cercando di placare almeno un animo agitato. E ci riuscì.
《Quando avrà rigirato per bene la frittata, non pensare che starò ad ascoltarti》sbottò Alessio, prima di voltarsi di botto ed uscire dal locale sbattendo la porta. Il barista lanciò qualche insulto al ragazzo prima di tornare a servire il prof. Linda era ancora ferma davanti a Michele.
《Lui? Davvero?》esclamò a quel punto il biondo. La rossa gli lanciò un'occhiataccia che lo fece zittire all'istante.
《Non provare a farmi la predica, visto che non sei voluto starlo a sentire. Ma non lo capisci che volevo solo aiutarti? Magari nel suo modo poco ortodosso, ma vuole solo che tu sia felice!》.
《Io sono felice》ribattè Michele punto sul vivo.
《Ne sei certo?》
Michele distolse lo sguardo. Linda scosse la testa.
《A volte mi chiedo davvero che cos'abbia quella tua testa di sbagliato》mormorò lei, prima di seguire il moro fuori dal locale, stavolta senza sbattere la porta.
Michele restò in silenzio ancora qualche minuto prima che il prof tornasse con il pranzo, e nonostante l'ottimo cibo e la compagnia dell'altro, sentiva un retrogusto amaro in bocca, e anche nel suo cuore. Un macigno che non sembrava intenzionato a spostarsi.
"Dove sto sbagliando?"

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Spazio autrice🌻
Sono di nuovo scomparsa per tanto tempo, e mi scuso nuovamente.
Spero che questo capitolo sia valso l'attesa, è stato bellissimo scriverlo...
Buonanotte✨
Anne🌻

•EPIPHANY• how I fell for my teacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora