Capitolo 46

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Quando mi sveglio per colpa di un raggio di sole la trovo ancora addormentata, è stretta a me.
Gli uccelli canticchiano di prima mattina e in cielo non c’è neanche una nuvola, come per aiutarci a dimenticare l’accaduto di ieri.
Il piccola sveglia segna le 8.30 di mattina così, senza svegliarla, cammino silenziosamente in bagno.
La sua amica non è tornata a casa stanotte, deve essersi fermata a casa di qualcuno, quindi non credo tornerà proprio adesso.
Mi faccio una doccia e mi rivesto come ieri, l’acqua calda mi rilassa.
In cucina comincio a preparare la colazione per Ruth, opto per una tazza di latte e brioches della pasticceria qui vicino.
Chiamo il servizio a domicilio e poco dopo dieci minuti il campanello risuona nella sala; pago il ragazzo delle consegne e apparecchio la tavola. 
Non ho mai svolto queste faccende di casa, nemmeno quando abitavo con gli altri.
Verso le 9.15 Ruth scende le scale per dirigersi in cucina, spalanca gli occhi alla vista della tavola perfettamente apparecchiata e alle brioches ancora calda presenti in un piatto.

Ruth’s pov

Mi sveglio verso le 9.00 ma ci impego ben un quarto d’ora prima di alzarmi definitivamente dal letto, i ricordi della serata precedente mi colpiscono la faccia con un forte schiaffo.
Ho una fame da lupi così scendo le scale ancora in pigiama.
Harry alle prese con i fornelli mi fa strabuzzare gli occhi, ha preparato la colazione.
“L’hai fatto tu?” Chiedo sorpresa, le brioches ancora calde profumano la stanza.
“Si” Risponde con un alzata di spalle.
“Grazie” Sorrido imbarazzata.
“Allora vieni?” Mi chiede indicando la sedia.
Annuisco e mi siedo di fronte a lui, dopo aver mangiato la deliziosa brioches allo zabajone finisco di bere il latte caldo.
Ma se Harry ha preparato la colazione vuol dire che..
“Ma hai dormito qui?” Domando alzando di scatto la faccia.
Un sorriso arrogante si fa largo sul suo viso confermando il mio dubbio.
“E dove hai dormito?” Continuo sempre più imbarazzata.
“Proprio dove hai dormito te, ragazzina”
“Ah” Sussurro.

***

Finita la colazione Harry è tornato a casa sua, Charlie mi ha scritto un messaggio dicendomi che aveva dormito da Luke e che aveva molto da raccontarmi, facendomi intendere benissimo cosa intendeva. 
Non ho intenzione di uscire, sinceramente non ho intenzione di fare nulla, sono distrutta e per di più un grosso livido mi circonda il polso. Ormai questi orribili segni posso considerarli parte di me.
Per occupare il tempo decido di pulire da cima a fondo la casa, così quando finisco scopro essere già mezzogiorno.
Harry è stato davvero gentile ieri a venire a prendere, se non ci fosse stato lui, probabilmente, ora non sarei a casa e rivivere un’esperienza come quella di poche settimane fa proprio non ce l’avrei fatta.
Sono cambiate davvero tanto le carte in tavola in questi ultimi giorni, prima Harry che era il mio peggior incubo ora si rivelava, in certe situazioni, il mio angelo custode.
Ovviamente non ho mai smesso di temerlo, com’è che si dice? Ah si, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Mi faccio in fretta un panino con la coppa per poi prepararmi per andare al lavoro.
Un messaggio da parte di Charlie risveglia per un minuto la mia attenzione, chiede di incontrarci da Costa per il suo primo (dovrebbe essere il seconda ma da quello che leggo ieri si era dimenticata di andarci) da Costa per parlare della serata appena passata con Luke, mi promette di lasciarmi libera per arrivare in tempo in negozio.
Dopo aver chiuso la casa e aver preso una giacchetta di pelle in caso stasera, durante il ritorno dalla libreria, ci fosse freddo.
Verso le 14.40 raggiungo il bar trovando Charlie impegnata a servire mille tavoli e prendere ordinazioni.
“Scusa io vorrei un Ginseng se possibile” Le chiedo mentre si avvicina sorridente al mio tavolo.
“Non ti ci mettere anche tu, sto letteralmente impazzendo e per di più ci ho messo secoli per riottenere il posto, quella bastarda insisteva a sostenere che sono una sbadata e che non riuscirei mai in questo lavoro” Borbotta a denti stretti senza farsi sentire dalla cassiera, che a quanto posso dedurre dalle sue parole, è il capo qui dentro.
“Bhe se proprio non posso averlo” Alzo le spalle.
“Cioè, di tutto quello che ti ho detto mi rispondi così? La tua presenza è a dir poco sgradevole” 
“Veramente gentile parlare così con un cliente, potrei avvisare quella là” E le indico il capo.
“Comunque ti ricordo che mi hai richiesto supplicandomi di venire qui,” Continuo facendola ridere “Quindi racconta”
“Bhe,” Si siede per un minuto. “Siamo andati al cinema e ci siamo baciati e poi ho passato la notte da lui quando siamo andati..”
“Ok ok non mi interessa sentire altro, credo di aver capito” La blocco con le mani.
“Vuole giocarsi anche la seconda occasione signorina?” Urla la signora dietro la cassa, attirando l’attenzione di tutti verso di noi.
“No signora, arrivo” Ammicca, si precipita al tavolo vicino alla porta per prendere le ordinazioni, io la saluto e esco per andare a dare il cambio in libreria.
Oggi il sole batte sul marciapiede malmesso della piccola cittadina, una nuvola, somigliante a un grosso animale, cerca di coprirlo ma senza riuscirci.
Attraverso il parco scorgendo un gruppo di ragazzi giocare a palla, uno sbaglia il tiro lanciando la palla troppo lontano dalla porta, delimitata da due bottigliette d’acqua.
Scoiattolini si arrampicano sui rami degli alberi e una leggera brezza mi scompiglia i capelli, riprendo a fissarmi i piedi mentre cammino.
“Ehi bambolina mi hai sentito?” Vengo strappata dai miei pensieri da una voce roca alla mie spalle, mi volto trovando il gruppo divertito mentre quello che ha tirato poco fa ridere.
“Scusa.. uhm.. puoi ripetere?” Abbasso lo sguardo sentendo le guance bruciare.
“Ho chiesto se mi passi la palla” Ammicca.
“Uhm si scusa, ecco” Afferro la palla con le mani per poi avvicinarmi per consegnargliela, probabilmente se l’avessi calciata avrei fatto una figura veramente brutta.
“Grazie, bambolina”
Deve piantarla di chiamarmi bambolina, sta iniziando ad infastidirmi il suo comportamento. E’ possibile che li trovo tutti io?
E’ più alto di quindici centimetri di me, ma non come Harry.
Ha un corpo decisamente atletico e i capelli castani gli ricadono sulla fronte imperlati di sudore, gli occhi oceano.
“Puoi scattarmi una foto così puoi fissarmi per tutto il tempo che vuoi, bambolina”
“Oh” Distolgo lo sguardo, colpita e affondata.
“La palla bambolina” Gliela passo.
“Smettila di chiamarmi bambolina” Stringo i denti.

\\SPAZIO AUTRICE

Pubblicizzo: Il dono della vita by amoIanSomerhalder

Nightmare (revision)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora