1°Capitolo

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21 Gennaio 2001, Londra.

3:21 AM , John si svegliò con il cuore che martellava in gola e la fronte grondante di sudore.
Si portò le mani tremanti al viso, asciugandolo.

Il cuore era tornato a battere regolarmente, il senso di oppressione sul petto era quasi del tutto svanito .
La piccola stanza del mono-locale era illuminata dalla pallida luce della luna ,  che quella mattina, risplendeva a metà nel cielo Londinese .
La luce era fioca , ma all'interno della stanza si riuscivano a distinguere i vari oggetti
Spostò la mano sulla coscia dolorante massaggiandola delicatamente.
" Dolore post-traumatico" , diceva la terapista ;
Per colpa dell' Afghanistan si ritrovava una gamba monca, un bastone da passeggio come i Settant'enni con problemi di reumatismi e poche ore di sonno.
Certe volte riusciva ancora a ricordare la puzza del sangue sull'uniforme e nei periodi di forte stress la spalla sinistra duoleva particolarmente forte per via di un proiettile , che a quanto pare, era la causa del dolore alla gamba.
L'odore di umidità stantia regnava nell'apartamento, impregnando i muri e le narici del medico che ormai era abbituato a quella sgradevole puzza .
Da quando fu rimandato a casa dalla guerra era rimasto praticamente disoccupato e viveva a stento con la pensione donata dall'esercito.
A lui non importava .
Era diventato del tutto estraneo alla questione , come se non riguardasse lui in prima persona .
Aveva sentito dire da qualcuno che 'la guerra cambia le perone'...
Ma cosa vuole saperne una persona che la guerra non l'ha vissuta?
La guerra non cambia semplicemente le persone , le segna nel profondo dell'anima e le logora fino all'osso.
Le fa svegliare sudate , con il rumore dei
Kalashnikov nelle orecchie, il cuore pesante come un macigno e nella mente solo una frase :
'Dio..ti prego,fammi vivere'.

5:10 AM ,
Ormai era evidente che di dormire non se ne parlava.
Allungò la mano verso il comò afferrando il bastone in legno di pino e mettendosi lentamente seduto sul letto.
La solitudine era la sua unica compagnia di vita; lo seguiva ovunque come un fanstasma in ogni attimo  del giorno;
Dal momento di alzarsi , al momento di dormire.
Raggiunse barcollando il piccolo bagno e accese l'acqua della doccia...
le mani salde al bordo del lavandino.
Lentamente alzò lo sguardo , incontrando il verde dei suoi occhi nel piccolo specchio da bagno, osservandoli :
Erano gonfi, viola e socchiusi come quelli di chi non ha una notte tranquilla da molto ... troppo tempo.
Godè della delicata carezza offerta dal soffice pigiama mentre se lo sfilava per andare sotto il getto d'acqua bollente che ormai, andava da ben 10 minuti , riempendo lo spazio di vapore.
Si fece cullare dal calore cingendo le spalle con le mani e toccandosi il collo dolorante; Tutta colpa del materasso di bassa qualità, suppose.
Una volta vestito si sedette sul bordo del letto , guardando il vuoto e pensando a quanto sarebbe stata bella e risanante una passeggiata in centro. Ormai non usciva di casa da una settimana..
Si infilò frettolosamente le scarpe e scese fino all'atrio del piccolo palazzo condominiale.
Com'era bella Londra in quel periodo ;
le strade umide , il cielo spento e l'odore di terra bagnata dell'aria .
John adorava quel tempo così grigio e malinconico...lo rispecchiava in certi versi.
Eccola , la calma piatta di cui necessitava da tempo .
Nessun pensiero , nessun problema.
Passeggiava da più di 30 minuti quando passando d'avanti ad una panchina sentì chiamare il suo nome ad alta voce :
- 'John, John Watson!'
Il biondo si girò titubante e abbastanza seccato .
Davanti a lui un ex compagno di università, fuori forma e con un orrenda cravatta .
- 'Stamford, Mike Stamford, eravamo insieme alla Barts'-
- "Oh...si scusa Mike , ciao".
Non aveva voglia di parlare, e non si preoccupava di darlo a vedere.
- ' Ho saputo che ti sei fatto sparare' disse con una faccia da imbecille totale.
A quel punto la voglia di tirargli il bastone dritto sui denti era forte, ma represse l'istinto.
- " Mi hanno sparato, si".
A quel punto il silenzio divenne imbarazzante , così cercò un argomento superficiale e del tutto insignificante per rompere la quiete.
- " Allora...lavori ancora allaBarts?"
- 'Oh si , adesso insegno alle giovani promesse, come lo eravamo noi. Quanto li odio'.
Non potè fare a meno di abbozzare un sorriso pensando agli anni d'oro con nostalgia.
- ' Che mi dici di te ? Rimarrai a Londra fino a pronta guarigione ?' chiese l'uomo alla sua sinistra.
- " Non posso permettermelo con la mia pensione" Rispose storcendo poi il naso in una smorfia di disapprovazione.
- ' Avresti bisogno di un coinquilino'
John fece scoccare la lingua e scosse la testa.
- " Che ? No...Chi mi accetterebbe ?"
- ' Beh è strano...'
Disse Ridendo Mike ,
- ' Oggi sei stata la seconda persona a dirmelo'
John inarcò stranito il sopracciglio destro :
- " Chi è stato il primo ?"
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November Rain🍃 •Johnlock•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora