Uno.

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Buonasera!
Mi presento: sono Simona e mi firmerò con esse.
Ieri ho pubblicato il capitolo ventuno dopo un'assenza di quasi un anno e ho anche deciso che non voglio lasciare questa storia a metà né senza finale. Prima di continuare a scriverla rileggerò tutto, non cambierò la trama ma mi impegnerò, come ho detto, per migliorare tutta la storia.
Buona lettura!
esse.

SETTEMBRE 1984
PRIMO ANNO

Spingo il pesante carrello ma le ruote si muovono a malapena. La McGonagall non mi ha accompagnato perché devo fare questa prima esperienza da sola come tutti i giovani maghi che si mettono in viaggio per Hogwarts. Questo però non è il motivo principale.
Cammino sulle punte con la testa che si sporge oltre il baule per controllare dove sto andando. Non posso perdermi e restare in questo luogo che mi dà i brividi con i treni rumorosi e gli sciami di babbani che corrono dappertutto.
Da lontano vedo una piccola fila davanti ad un muro di mattoni: bambini, carrelli e gufi.
Faccio ulteriore forza per raggiungerli e mi metto in coda. Li osservo con curiosità e un bambino alto quanto me mi sorride.
Uno dopo l'altro attraversano il famoso muro del binario 9 e ¾ e resto incantata da ciò che si nasconde al di là della barriera magica. La magia è davvero fantastica.
L’espresso per Hogwarts è davanti a me e sembra chiedermi cosa sto facendo qui, a tanti chilometri di distanza da casa.
Sì, Hogwarts per me è casa perché ci vivo da quando sono nata.

E’ la prima volta che sono in mezzo a tante persone della mia età e questo mi provoca una strana agitazione.

So come si socializza, almeno in teoria. Ho passato gli ultimi mesi a smaterializzarmi in diversi parchi per giocare, parlare e recitare una versione inventata di una piccola me babbana. Non dovevo usare la magia neanche per sbaglio, ma ho sempre rovinato tutto perché l’istinto mi portava a fare cose normali per una bambina cresciuta tra elfi domestici, scale in movimento e quadri parlanti.
Non so ancora controllare le mie abilità.
Questa è la giustificazione che ho dato ogni volta che qualche bambino prepotente finiva a dieci metri da terra appeso ad un ramo; se facevo sparire la palla per non essere colpita in viso; o quando... Sì, ho fatto un po' di pasticci.

Il vagone è quasi pieno e devo aprire tante porte prima di trovare un posto libero accanto al ragazzino della stazione.
Si chiama Charlie. Mi stringe la mano con un sorriso ed il suo sguardo limpido mi lascia senza fiato. È con il fratello maggiore Bill e una bambina di nome Ninfadora, ma mi prega di chiamarla Tonks. Sorride in modo furbo e all’improvviso i suoi capelli cambiano colore. I fratelli esclamano di sorpresa per questa magia e anch'io sorrido. E’ una Metamorfomagus, quindi riesce a cambiare il suo aspetto e questo tipo di magia mi affascina tanto.
Alla fine arriva il mio turno e per la prima volta posso mettere in pratica la storia che Silente ha inventato per le mie origini.
La mia famiglia vive ai margini della società magica e babbana e rifiuta ogni tipo di convenzione sociale, per questo sono la prima a frequentare una scuola, grazie all’insistenza del preside che ha riconosciuto in me buone doti magiche.
Nessuno dubita della mia storia, quindi la conversazione continua nei modi più strani.

Tra le tante cose che ho già fatto ad Hogwarts, non mi è mai stato permesso di scoprire a quale casa appartenessi. Avrei dovuto aspettare come tutti i piccoli maghi e questo mi ha sempre terrorizzato.
La professoressa McGonagall si fa avanti con la pergamena davanti agli occhi e chiama gli alunni in ordine alfabetico.
Applausi e grida seguono i risultati del cappello parlante fino al mio turno. La voce chiara e forte dell’insegnante pronuncia il mio nome, poi per l’ennesima volta alza il cappello e mi aspetta.
La sala cade nel silenzio man mano che gli studenti si rendono conto che non verrà mai detto il cognome e questo mi congela sul posto. La McGonagall mi scruta dubbiosa poi mi fa un cenno del capo e costringo le gambe a muoversi per avvicinarmi. I piedi sono pesanti e cercano di ancorarsi al pavimento.
Salgo il primo gradino ed entro nel campo visivo della Sala che viene inondata da sussurri, mormorii di curiosità e di derisione. Riesco a percepirli e a distinguerli anche se sono distante.
Il cappello parlante si appoggia sui capelli e resta in silenzio, immobile.
Il panico si diffonde nel mio corpo e chiudo gli occhi.
Non sta davvero succedendo a me. E’ innegabile che sia una strega, quel pezzo di stoffa non può farmi uno scherzo del genere.
Il mormorio degli studenti diventa sempre più forte e all’inizio non sento altro, neanche la voce sulla mia testa.
"Non pensavo di poter mai incontrare uno studente così difficile."
Tutti smettono subito di fare rumore: studenti, professori, fantasmi, perfino Gazza e il suo gatto escono dall'ombra.
"Voglia di mettersi in gioco e... tanta ambizione... tanta voglia di imparare…
Potresti stare bene in tre case, forse anche in tutte. Ho paura che se ne scegliessi una, le caratteristiche delle altre non riuscirebbero ad emergere."
Va avanti così per minuti interminabili poi urla la sua decisione, nonostante i miei pensieri fossero orientati nella parte opposta.
SERPEVERDE
Uno shock.
Sono cresciuta circondata dal rosso e oro, ho anche cercato un incantesimo per cambiare l'anonimo colore dei miei capelli, riuscendo a farli diventare di un bel rosso fuoco.
Nessuno applaude al tavolo dei miei nuovi compagni, segno che non sono felici di avere una compagna strana e senza cognome.
Mi alzo dallo sgabello e incrocio lo sguardo della McGonagall. Per un istante vi trovo il mio stesso stupore e non ho il coraggio di guardare verso la delusione negli altri professori.



Eccomi di nuovo!
Ho cambiato totalmente l'ordine del capitolo. Forse sono soddisfatta, forse lo rileggerò, forse lo lascio libero per un po' perché non voglio accanirmi troppo su questo povero capitolo.
A presto!
esse.

ExperimentWhere stories live. Discover now