Come spettri

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Così Levi raccolse le sue quattro ossa stanche. Stanche di vivere senza il suo amore. Si alzò in piedi, ma appena tentò il passo sbandò sul muro. Si accasciò ansante. Levi non aveva mai creduto in Dio. Non perché lo odiasse, o perché credesse fosse un idiozia. Semplicemente non credeva che un Dio potesse provocare così tanto dolore a due amanti, che nessuno potesse portare tanto dolore ad una creatura che egli stesso aveva creato. Non voleva credere in un Dio. Voleva solo credere nel suo Eren.
Passò le ore su quel freddo pavimento. Era una zona della scuola poco trafficata, e nessuno vide un uomo disperato accasciato sul muro.

Ma fu Levi a vederlo. Eren lo sorpassò con passo felpato per il corridoio. Era identico a duemila anni prima, la stessa bellezza pericolosa, tossica, perché creava dipendenza.
Camminava per il corridoio. Veloce. I capelli sobbalzavano morbidi ad ogni passo.
E Levi balzò in piedi. Vide il ragazzo avanzare per il corridoio e gli corse dietro. Per ogni falcata di Levi Eren sembrava farne tre. Sembrava irraggiungibile. Ma Levi non si sarebbe arreso. Riprese a correre. Più veloce di prima. Più convinto. Non si sarebbe fermato.
Ed era ad un passo. Gli sarebbe bastato allungare il braccio e l'avrebbe acchiappato.
Ma una luce sfolgorante lo travolse.
Eren era sparito.
Sparito nel nulla.
Sparito come uno spettro.

Il colore dei ricordiWhere stories live. Discover now