Capitolo 5

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Le bombe vengono lanciate dalla sinistra delle strade colpite. Per raggiungere il luogo siamo costretti a fare un giro largo ed evitare di esplodere insieme alle abitazioni.

Una volta arrivati Gale si lancia immediatamente su alcuni uomini. Hanno tutti il volto coperto e sono armati fino al collo. Cominciano a sparare, una ragazza accanto a me viene colpita in pieno e io sono costretta a nascondermi dietro un muro. Dopodiché esco e abbatto un nemico, corro verso un mio compagno che sta per essere aggredito alle spalle e riesco a prendere in pieno petto l'aggressore.

Una pallottola mi sfiora la testa. Vedo Gale circondato tra 3 uomini, così mi lancio contro uno di loro. Cadiamo a terra. Mi graffia il viso, io gli tiro un pugno in pieno naso e lui ricambia colpendomi la mascella. Riesco a staccarmelo via con un calcio basso e subito dopo mi alzo e sparo ad un altro uomo che stava puntando Gale.

I nostri nemici iniziano a correre e noi gli inseguiamo senza fiato. Gale colpisce uno di loro sulla gamba, questo cade a terra e non riesce più ad alzarsi. Continuiamo a sparare fino a quando non arrivano all'accampamento. Proprio in quel momento la popolazione del distretto era in fila per il pranzo e così gli aggressori si infilano tra la massa e li perdiamo completamente.

Merda.

"E' inutile. Si saranno tolti le maschere e non potremo più riconoscerli. Un'altra volta!" urla un uomo al mio fianco.

Torniamo indietro e sulla strada troviamo l'uomo che prima Gale ha sparato steso a terra in una pozza di sangue. Ancora vivo però.

Gale lo prende per la maglietta e lo solleva, con l'altra mano gli toglie la maschera e gli dice: "Ora dovrei farti a pezzi bastardo", prende la pistola e gliela punta alla tempia. Sta per premere il grilletto quando urlo.

"No! Non lo fare. Potrebbe esserci d'aiuto, darci informazioni sui loro compagni in cambio di cure."

Gale mi fissa. I nostri sguardi si intrecciano. Poi il suo si torna nuovamente sull'uomo e fa:

"Dimmi chi sono i tuoi compagni. Dimmi dove vi riunite altrimenti ti lascio qui a morire dissanguato."

L'uomo non risponde. Anzi, fa una cosa che ha dell'assurdo per uno che sta sul punto di poter morire: sorride a Gale. Un sorriso che lo fa imbestialire. Lo butta a terra e con il piede spinge sulla ferita provocata dalla sua stessa pallottola. L'uomo comincia ad urlare per il dolore.

"Rispondi! Immediatamente. Altrimenti ti faccio soffrire ancora di più." E spinge un altro po' sulla ferita.

Ansimando e sudando, il nostro aggressore alla fine decide di parlare: "Ci riuniamo dietro alla stazione, dentro il deposito merci. Non conosco i cognomi dei miei compagni. Uno di loro si chiama Francis, l'altro James e un altro ancora Toris. Conosco solo loro tre. Noi siamo gli unici del 2, gli altri sono tutti capitolini e non ci danno molta confidenza." Gale allenta la presa e gli domanda ogni quanto si radunano. L'uomo risponde che gli incontri non sono regolari. Ogni volta il loro capo, che non hanno mai visto, fa in modo che vengano a sapere in tempo quando si terrà.

A questo punto Gale toglie il piede dalla ferita dell'uomo. Recupera le sue cose da terra e fa per andarsene.

"Non dovremmo portarlo in infermeria? D'altronde avete fatto un patto. Informazioni in cambio di cure!" gli dico alzando la voce.

"Per me può anche morire dissanguato dopo quello che lui e i suoi fottutissimi amici hanno fatto".

Rimango un po' a fissarlo, indecisa se urlargli contro oppure tirargli direttamente un pugno. Alla fine opto per una scelta completamente diversa: le parole.

"Sai Gale, se lasci davvero quest uomo morire dopo che gli hai promesso delle cure, e dopo che lui ti ha aiutato, ti abbassi al livello di coloro che stavamo combattendo poco fa".

La vita di Gale dopo la rivolta: FF su Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora