Epilogo.

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5 anni dopo..
Finalmente ho finito l'università e tra solo un'ora potrò essere di nuovo nella mia città. In questi ultimi 5 anni sono tornata si e no sei volte, purtroppo. Ora, invece, voglio fare una sorpresa a tutti quindi non ho detto a nessuno del mio ritorno. Mi sono laureata esattamente la settimana scorsa e i miei sono andati via da New York 6 giorni fa, quindi è passato poco tempo.
Ho detto loro che sarei tornata fra un mesetto per avere il tempo di mettere a posto alcune cose, sapendo perfettamente che avrei mentito.
Non mi sembra quasi vero tornare a vivere qui e abbandonare le camere striminzite del college, la mensa scolastica che offriva cibo di cattivo gusto, le ragazze so-tutto-io inglesi e i ragazzi prepotenti del mio corso.
Ovviamente non tutte le cose avvenute lì sono state brutte, anzi ho fatto molte amicizie soprattutto con il mio compagno di stanza, John, e la sua comitiva.
Posso confermare, però, che non ho mai studiato così tanto in tutta la mia vita. Lì per ottenere il massimo dei voti bisogna sudare sette camice, ma poi - come sempre - ci sono i raccomandati e il tuo lavoro viene subito calpestato.

Una voce registrata annuncia che bisogna allacciare le cinture per l'atterraggio, così faccio come detto.

Eccomi qua, con i piedi sulla terra d'origine dopo tanto tempo. Esco dall'aeroporto e prendo il bus, come feci l'ultima volta.
In men che non si dica, sono già a casa e noto la macchina di papà, ovvero una Dacia Duster, fuori dal garage. Tiro un sospiro e vado alla porta, per poi bussare e poggiare le due valige a terra.

Sento le urla di mia madre per far aprire la porta, segno che nulla è cambiato nonostante siano passati degli anni.
La porta si apre e vedo mio padre, con un giornale in una mano e gli occhiali nell'altra.
"Non sei felice di vedermi? Stai lì impalato." affermo ridendo e allargando le braccia.
Non te lo aspettavi, paparino?
Mi abbraccia e lascia cadere il giornale sui suoi piedi, mettendo subito gli occhiali sul naso.
"Chi è?" urla mia madre, scendendo le scale.
"Ehi madre." dico ridendo e andando verso di lei.
Mi piace vedere la mia famiglia, di nuovo, unita e felice per il mio ritorno. Le loro facce sorprese sono da fotografare, dio ahahah.

"Fratellino, ma allora mi abbracci o no?"
"Vieni qua, Dottoressa Romano." ride, abbracciandomi. Tra le sue braccia mi sento sempre al sicuro, è un'emozione indescrivibile.
"Stasera si sboccia." esulta.
"Si, ma fate i bravi in ogni caso." lo ammonisce mia madre.
Okay, è tutto come sempre!

Salgo di sopra e trasferisco i miei vestiti dalla valigia all'armadio. Mi mancava davvero tanto dormire e sclerare qui dentro, lo ammetto.
Mi siedo sul letto e guardo il soffitto, come ho fatto l'ultima notte passata qui prima di avventurarmi. All'improvviso mi squilla il cellulare e lo afferro subito.
"Pronto?"
"Ehi tesoro. Sei arrivata?" chiede.
"Già, tu parti domani mattina si?"
"Si, non vedo l'ora di rivedere i tuoi e soprattutto tuo fratello."
"Va bene amore, ci sentiamo dopo." affermo sbrigativa: non ho voglia di parlare; voglio solo chiudere gli occhi e dormire.
"A dopo, piccola." e attacca.

Giovanni, una volta arrivata di nuovo a New York, mi ha contattata e ha chiesto di incontrarci. È stato sin dal principio molto gentile con me, ma più andavamo avanti e più mi affezionavo a lui. Sono esattamente due anni che io e lui stiamo insieme, ma non la reputo una semplice relazione. Nei rapporti quotidiani c'è dolcezza, mentre noi litighiamo ogni due per tre. Tutto sommato stiamo insieme perché abbiamo bisogno l'uno dell'altro. Ci completiamo.

22:43
"Sorella, ci sei?" urla Manuel dal piano inferiore.
Esco dalla mia camera con un vestito nero e dei tacchi, non troppo alti, dello stesso colore.
Scendo le scale e vedo mio fratello concentrato a smanettare con il suo iPhone 7.
"Andiamo dai, fratellino." affermo ridendo.

Il tempo di dieci minuti e arriviamo in discoteca. È molto affollata, ma si dai, ci sta. Scendo dall'auto e vedo, all'entrata, Natasha e altri ragazzi che non riesco a distinguere, visto che sono di spalle. Mi avvicino e abbraccio la mia migliore amica.
"Faremo conquiste stasera." urla la mia amica.
"Ah no, sei fidanzata ora." continua, mettendo il broncio. Che stupidina!
A queste parole gli altri ragazzi si girano e noto dei volti molto familiari, ma non riesco a ricordarli bene.

Un'estate di Noi | Federico RossiWhere stories live. Discover now