Capitolo Venticinque.

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20 luglio, ore 13:56
Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza d'hotel, ma sinceramente non ricordo quasi nulla di stanotte. Guardo alla mia destra e vedo Federico, girato sul fianco, mentre dorme e mi incanto a guardarlo. Posso dedurre da tutto ciò che abbiamo passato una bellissima nottata insieme e a questo pensiero mi scappa una piccola risata, così faccio svegliare il biondino accanto a me.
"Buongiorno principessa." dice sorridendo e strofinandosi gli occhi, ancora impastati dal sonno.
"Buongiorno fè." dico con il sorriso stampato sul volto, per poi avvicinarmi a lui e poggiare la mia testa sul suo petto. Inizia ad accarezzarmi i capelli ed io entro in una fase di relax.
Bussano alla porta e lui si alza per andare ad aprire, ma ci accorgiamo entrambi di essere seminudi così ci affrettiamo a vestirci.
Yuri, Ben, Natasha e Francesco sono venuti a prenderci per andare al ristorante dell'hotel e mangiare lì. Prima di aprire la porta, Federico mi blocca e mi dà un bacio a stampo. Mi piace quando, con questi gesti improvvisi, suscita in me un piccolo frangente di felicità.
Successivamente apriamo la porta e gli altri entrano nella nostra stanza, ma manca Francesco così chiedo di lui.
"Non viene." mi risponde Yuri.
"Ma dov'è?" chiedo perplessa.
"Nella sua camera. Abbiamo preso tutti delle camere in questo hotel." risponde.
"Aspettatemi giù, arrivo subito." affermo, uscendo dalla stanza e andando dal moro.
Busso ed entro, senza nemmeno aspettare una risposta dall'interno, e trovo Francesco senza maglietta vicino all'armadio.
Si gira e mi guarda turbato, per poi chiedere cosa volessi da lui.
"Beh, nulla. M-ma come mai non v-vieni?" chiedo, guardandolo.
"Non ne ho voglia." risponde freddo.
"Esci da qui e smetti di guardarmi in quel modo, grazie." continua.
"Guardarti come? Comunque tu vieni con noi, okay?" gli ordino, andando vicino a lui e prendendolo da un braccio per trascinarlo fuori dalla sua camera.
"Non mi faccio comandare da te. Vattene!" dice con un tono più alto.
Gli mollo il braccio e lo guardo per dei secondi negli occhi, così ho notato la rabbia che nutriva nei miei confronti. Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Io ci tengo tantissimo a lui e l'ultima cosa che volevo era litigare o essere, addirittura, odiata.
Il mondo mi è crollato addosso.
Mi vengono le lacrime agli occhi, così decido di andare via da lì, di prendere delle ore di riflessione. Lo guardo per l'ultima volta e poi scappo via, non so dove, ma vado verso una porta porta al giardino.
Mi inizia a vibrare il cellulare e, prendendolo, vedo che Federico mi sta chiamando ma non voglio andare da loro ed essere una brutta compagnia. Inizio a camminare verso una destinazione indefinita solo con i miei mille pensieri a tenermi compagnia. Spero di non incontrare nessuno del gruppo perché altrimenti dovrei anche dargli delle spiegazioni o subirmi la predica. Ci sono giorni in cui vorrei solo stare da sola, lontano da tutti, scollegarmi e basta. A volte, o quasi sempre, non capisco gli essere umani o forse sono loro a non voler essere compresi dagli altri o da me. Odio la maggior parte delle persone che ci sono nel mio paese, tra cui tutta la classe in cui ero alle medie e altre svariate persone. C'è chi è falso, chi incoerente, chi bimbo minchia (lasciatemi passare il termine), chi si vanta di un qualcosa non bello, chi si sente sul piedistallo. Qui solo poche, anzi pochissime, persone sono leali e sincere sempre e comunque. Nella mia famiglia, anche, non comprendo certi comportamenti, ma vabbè. La mia adolescenza è stata composta da litigi con i miei genitori in prevalenza.
Da piccola non vedevo l'ora di essere grande e diventare indipendente, ma a questo punto preferisco tremila volte essere una bambina con mille sogni in testa e spensieratezza al primo posto.
Ho provato a sparire tra la gente, ma non passa questa sensazione di essere incompleta o di vuoto dentro.

Un'estate di Noi | Federico RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora