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Prima ancora di aprire gli occhi Niall si rende conto di essere in un letto. Non il suo, quello è decisamente più scomodo. Intorno a lui c'è silenzio e nonostante vorrebbe continuare a riposare, le sue palpebre pesanti stanno già svolazzando.
Si guarda intorno e riconosce l'infermeria del palazzetto. Bene, almeno non si trova in un ospedale, anche se ha una flebo conficcata nel braccio.
«Ultimamente ti piace spaventarmi, eh fratellino?»
La voce di Finnick lo fa voltare verso la porta, al cui stipite suo fratello è appoggiato con la spalla.
Niall non dice nulla, lo guarda e basta.
«Hai mangiato qualcosa stamattina?»
«Non ho avuto tempo. Ero in ritardo.» borbotta il più piccolo.
«Hai avuto un calo. Il tuo fisico non ha retto e sei svenuto.»
«Non ho dormito molto stanotte.» si giustifica.
«Perché non mi hai detto di stare male quando sei arrivato?»
Come se a Finnick sia mai importato qualcosa quando Niall stava male durante un allenamento.
«Era solo il secondo allenamento... pensavo che voi avreste creduto...»
Finnick sospira e si avvicina a suo fratello. «Devi smetterla di pensare, Niall.» gli dice dolcemente, nonostante lo stia rimproverando.
Dopotutto è proprio per quel motivo che sono riusciti a realizzare quel piccolo programma in pista. Perché la mente di Niall era completamente vuota nel mentre.
«Ni, bisogna che noi facciamo un accordo.»
«Che tipo di accordo?» Niall aggrotta le sopracciglia, un po' confuso.
«Devi dirmi ogni volta che c'è qualcosa che non va...»
Niall lo interrompe subito: «Da quando in qua ti interessa? L'importante è che mi alleni, no?» esordisce con una punta di offesa nella voce.
Finnick non dice nulla, ma il suo sguardo parla chiaramente da solo.
«Oh. Da quando ho cercato di togliermi la vita con la coca.» sussurra. Ma poi la rabbia gli monta dentro: «Io sono stabile! Non sono un drogato! E non...» voglio togliermi la vita. Sbagliato. Lo vorrebbe.
«Dimostramelo.»
«Come? Che cosa vuoi?»
«Voglio solo che tu mi dica quando non stai bene. E che resti pulito fino al mondiale.»
«Non sono un drogato.» Niall lo ripete ancora una volta. Il che è vero, Niall non è dipendente. Dopo le semplici canne è saltato direttamente alla coca. Lo ha fatto una volta soltanto, per provare. E gli è piaciuto perché lo lasciava senza pensieri... oh, il concetto resta sempre e soltanto quello...
Strano perfino a crederci, ma pensa di avere improvvisamente trovato la soluzione.
È anche vero che quella sera qualcosa è andato storto, visto che il suo cervello ha ricominciato quasi subito a pensare. E Niall si è fatto e rifatto. Fino a decidere di spegnerlo. Ma dopo un paio di mesi di riabilitazione è tornato come nuovo... o quasi. Non toccherà più quella roba.
«Io non ti tratterò da tale. Io ti tratterò come sempre, ma tu devi promettermi che starai a queste condizioni.»
«Comincio ad odiare le condizioni.» borbotta il più piccolo.
«Mi preoccupo per te, Niall. È normale, no?»
Certo... Niall preferisce non rispondere.
«Ti voglio bene. Quindi per farmi stare più tranquillo puoi fare almeno queste due piccole cose che ti sto chiedendo? E poi lo sai che se hai bisogno di parlare io ci sono sempre.»
L'atteggiamento di Finnick è quasi nauseabondo.
Niall sospira e annuisce. Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa pur di far zittire suo fratello. «E adesso mi togli questo affare dal braccio?» chiede, senza nemmeno guardare l'incavo del suo gomito. Ha sempre odiato gli aghi.
Finnick si avvicina a lui con un sospiro. Il corso di paramedico che ha fatto anni addietro gli sta risultando più utile di quanto pensasse. «Aspetti almeno che finisca? Questione di minuti.»
Restano in silenzio per diversi attimi e quando Finnick allunga il braccio per spostare i capelli di suo fratello dal viso, Niall deve trattenersi dal non tirarsi indietro. «Dovresti tagliarli.»
No, non starà a tutti gli ordini di Finnick. I capelli così lunghi gli stanno comunque bene. Ignora quindi il consiglio appena ricevuto.
«Dov'è Moore?» chiede invece, ricordandosi improvvisamente della ragazza.
«È andata via.»
«Ah.» beh, è strano, non vuole nemmeno ammetterlo, ma quello gli da fastidio. Era convinto che in casi come quelli sarebbe rimasta, e invece... probabilmente è proprio nelle sue corde lasciare Niall nei modi peggiori.
«Hai dormito per tre ore, Niall.» ecco perché si sente un po' più riposato. D'accordo, ma quella non è comunque una giustificazione. Eveline non è ancora affidabile dopo cinque anni. Doveva immaginarselo.
Ed è proprio per quel sentimento sbagliato di amarezza che si porta dietro per il resto della giornata, che decide di chiamare Liam.
«Horan, allora sei vivo!» l'eccitazione nella sua voce fa fare a Niall una smorfia. Chissà dov'era andato quella sera, dopo aver lasciato la roba a Niall e avergli spiegato come usarla. Gli aveva battuto la mano sulla spalla e gli aveva augurato di godersela da solo.
«Ti va di andare a bere qualcosa in un pub?»
«Porto anche della buona erba, che ne dici?» Liam non rifiuta mai uscite del genere.
Niall comunque non risponde alla domanda. Deve stare completamente pulito come ha promesso a suo fratello. Anche se in realtà non ha promesso proprio nulla.
Ad ogni modo, sa che anche se dicesse di no a Liam, lui la porterebbe lo stesso, quindi lascia perdere.
Niall ha solo bisogno di compagnia, di quelle che lo fanno pensare meno. E Liam è sicuramente uno di quelli.
Vanno nello stesso pub in cui Niall è andato con Tess l'ultima volta. Ha visto diversi bei tavoli da biliardo lì dentro e lui e Liam adorano bere birra, o whiskey in alternativa, mentre giocano.
È mercoledì sera e il posto dovrebbe essere abbastanza vuoto tutto sommato.
Una cameriera li fa sedere ad uno dei tavoli e Niall continua a fingere di ascoltare ciò che Liam ha da dire. La cosa bella di quel rapporto è che sia Niall che Liam sono egoisti ed egocentrici, di quelli che non si interessano nemmeno del proprio amico. Quindi è per quello che la loro amicizia va così bene. Se l'uno si mette nei guai, all'altro non frega assolutamente nulla. Un altro dei rapporti malsani di Niall, ecco tutto.
«Cosa vi porto, ragazzi?»
Niall si irrigidisce solo a sentire quella voce. Alza lo sguardo e incontra gli occhi dell'unica ragazza che non vuole all'interno della sua vita privata. Ma eccola lì, Eveline, per puro caso. Diavolo, Niall non sapeva nemmeno che lei lavorasse lì.
In realtà, Eveline lavora lì solo nel weekend, ma aveva un favore da ricambiare e non ha potuto dire di no alla sua collega quando le ha chiesto di sostituirla nel suo turno settimanale perché malata. O forse era solo una scusa ed è uscita con il nuovo ragazzo di turno, ma ad Eveline non importa. Ha solamente detto di sì.
E visto che quella sera è l'unica cameriera che prende le ordinazioni ai tavoli, non si è potuta sottrarre.
Niall pensa quasi di alzarsi e andarsene via, ma perché dovrebbe? Inizierà a bere e si scorderà perfino della sua esistenza. Finnick parlava di droga, tutto sommato. Non di alcool. A quello Niall non rinuncia.
La ragazza gli fa un piccolo sorriso e lui torna a guardare le sue mani, mentre Liam ordina per entrambi e fino a quando Eveline non si allontana di nuovo.
Niall passa il resto della serata a bere birra, bionda scura e rossa, sta decisamente mischiando un po' di tutto. Gioca con Liam a biliardo, sfidano due ragazzi ad un tavolo vicino, che accettano solo perché riconoscono il rapper Payne. Peccato che non sappiano chi sia Niall. Il ragazzo pensa che dopotutto hanno ragione. Il pattinaggio non lo seguono in molti ormai e negli ultimi anni lui non ha realizzato alcun punteggio eclatante, non ha vinto nessun oro e non ha fatto nessun record. E butta giù altra birra cercando di dimenticare quei particolari. I due ragazzi appena conosciuti fanno decisamente pena a giocare a biliardo, Niall e Liam li battono nonostante siano già quasi ubriachi. A Niall gira la testa, ha rischiato più volte di non prendere la pallina con la stecca e ride alle stronzate che Liam continua a sparare.
«Andiamo a fumare?» ed è esattamente quello il momento in cui l'equilibrio della serata si rompe.
«No.» Niall ha risposto con tranquillità, cosa che fa innervosire il suo amico.
«Che significa no?»
«Significa no, non posso fumare.»
«Te lo ha prescitto il medico?»
Niall solleva gli occhi al cielo. «Qualosa del genere.» borbotta.
«Dai può solo farti che bene.»
«Beviamo ancora.» dice Niall poco convinto, cercando di distrarlo, ma Liam sa essere abbastanza cocciuto.
«No. Voglio fumare. Vieni con me o no?»
«No.»
«Bene.»
I due ragazzi che hanno appena finito la partita e sono rimasti lì con la speranza di fare altre due chiacchiere, a quel punto si intromettono: «Noi accetteremmo volentieri.»
«Bene. Andiamo, allora. Ciao, Niall.»
Che carino. Niall rotea gli occhi e finisce la birra che ha in mano. «Dolcezza, me ne porti un'altra?» chiede ad una delle cameriere, ignorando palesemente Liam e gli altri due, che stanno comunque già uscendo dal locale. Bene, dovrà pagare tutto Niall. Ma almeno ha un'altra birra tra le mani.
Niall non sa di preciso quando realizza che è venuto in macchina con Liam e che quindi è a piedi. In più, adesso è ben ubriaco da non riuscire nemmeno a chiamare un taxi. Diavolo, forse dovrebbe chiamare Finnick a raccattarlo...
Beh, se lui si è dimenticato di aver incontrato Eveline all'inizio della serata, la ragazza non se ne è dimenticata per nulla. Non ha tolto gli occhi di dosso a Niall per tutta la sera. Non le piace il modo in cui ha bevuto dall'inizio fino alla fine e non le piace il modo in cui il suo amico gli si rivolta contro, lasciandolo lì da solo. D'accordo, Niall gli ha detto chiaramente di non intromettersi nella sua vita, ma il suo turno è appena finito e Niall ha lasciato un sacco di banconote in più sopra al tavolo da biliardo, prima di barcollare verso l'esterno.
Eveline resta due secondi a pensare a cosa dovrebbe fare... uno, due... e segue Niall all'esterno. Scelta decisamente ovvia.
Niall sta per scendere dal marcipiede senza neanche guardare. E la sua voce aleggia nell'aria e per il vicolo quasi deserto, visto che sta cantando una versione poco carina di Dancing In The Dark di Bruce Springsteen.
Eveline sospira e lo afferra per il braccio, prima che metta piede in strada nel momento in cui sta passando un'auto ad una velocità decisamente superiore alla norma.
«Niall.»
Il ragazzo si volta e improvvisamente le sorride. «Eve!» dice con troppo entusiasmo. Entusiasmo smorzato dal fatto che ricorda di non essere più nel passato. «Aspetta, ma io sono arrabbiato con te.» dice infatti.
«Già, ma arrabbiato o meno non ha importanza, perché ti sto riportando a casa.»
«Sono rimasto a piedi.» afferma, facendo un broncio adorabile.
«Sì, avevo immaginato.»
«Mi aiuti a trovare un taxi per favore?»
Eveline cerca di non sospirare. «L'hai appena trovato, andiamo.»
«Dove?» Niall si guarda perfino intorno.
Eveline solleva gli occhi al cielo. L'unica volta in cui aveva trattato con un Niall ubriaco in passato era stato per il suo diciottesimo compleanno durante il pigiama party. Ma lo era alquanto anche lei.
«Io, ti riporto io.»
«Fai la tassista?»
«No, ma ho la macchina.»
«Ah. Va bene.» Niall è stato fin troppo veloce a rispondere. Fin troppo accondiscendente. Il che è causa probabilmente dell'alcool che ha ancora in circolo, ma potrebbe significare anche qualcos'altro.
«Allora ti fidi di me.» questa frase Eveline crede di averla solo pensata. Ma in realtà l'ha detta ad alta voce...
«No. Ma so che mi riporterai a casa sano e salvo.» Niall ghigna divertito in risposta. Perché ti senti in colpa, avrebbe potuto aggiungere, ma non è per nulla sobrio da poterci riuscire.
E a quel punto Eveline decide di non aggiungere altro. Lo trascina semplicemente verso il parcheggio sul retro del pub, dove ci sta la sua auto.
«Grazie, Eve.» dice Niall non appena salgono in auto. Quella ubriacatura sta facendo uno strano effetto sul pattinatore.
«Di cosa?»
«Di niente. Perché stamattina te ne sei andata?»
Eveline solleva le sopracciglia, non si aspettava quella domanda. «Tuo fratello mi ha detto di andare via, visto che non accennavi a svegliarti dopo due ore e mezza.»
Oh, quindi quando si era svegliato, lei era andata via da poco, solo perché Finnick l'aveva esortata a farlo. Questo lo fa sentire un po' meglio.
«Tu non hai più paura di me?» Niall chiede, pensando proprio all'allenamento di quella mattina.
«Oh, Niall... ne ho ancora. Non di te. Ma di farti male.»
«Me ne hai fatto troppo.»
«Lo so, mi dispiace. Prometto che non te ne farò più.» entrambi parlano di dolore mentale e morale ovviamente, ma anche di quello fisico.
«Ma sto imparando a non avere più paura di te.»
«E cosa ti ha spinta?»
«La paura di perderti.»
A quel punto Eveline non sa come Niall faccia a capire in quelle condizioni che sta facendo la strada sbagliata, verso la casa dei suoi genitori.
«Eve, non abito più lì.» dice, facendo cadere il precedente discorso.
«No? E dove devo andare?»
«Al lago.»
La ragazza si irrigidisce e stringe il volante con le mani con forza eccessiva, tanto che le sue nocche diventano tutte bianche. Pensa che la risposta di Niall sia dovuta alla birra.
«Ni, perché vuoi andare al lago adesso? È buio.»
«C'è la mia casa.» afferma con ovvietà.
Il cuore di Eveline inizia a galoppare. Che significa? Di cosa sta parlando Niall? Ad ogni modo, decide di seguire quell'indicazione.
«La villa.» dice soltanto il ragazzo.
La villa. La villa che era solo un rudere e in cui da ragazzini sognavano di crearci un castello. La casa davanti al lago, lì è dove Niall vive adesso.
Eveline fatica a tenere le lacrime dietro agli occhi quando se ne rende effettivamente conto. Perché dopo tutti quegli anni, Niall è comunque ancora fortemente ancorato a quel luogo.
«Eccoci.» sussurra, spegnendo il motore dell'auto.
È un bene che al buio il lago si veda a malapena, perché Eveline non sa quanto avrebbe effettivamente retto.
Niall si sporge verso di lei e cogliendola di sorpresa ancora una volta le lascia un bacio umido sulla guancia.
«Notte notte, Eve.» ed apre la portiera, chiudendosela poi alle spalle. Niall barcolla verso la porta di casa e con più tempo del necessario la apre. Probabilmente crollerà sul tappeto all'ingresso, ma va bene. Almeno è a casa adesso.
Eveline resta lì ancora per un po', bloccata e persa nella sua testa, forse attratta incosciamente dal lago.
Si passa una mano sul viso e sospira. Riaccende l'auto e va via da lì, sperando vivamente che Niall si ricordi poco o nulla il giorno dopo. Perché dopotutto, Eveline ha ancora un po' paura.

Cold Heart ●Niall Horan●Where stories live. Discover now