Si vedeva che Atsuko aveva da dire qualcosa di importante. Era silenziosa, assorta, si rigirava il crisantemo davanti al naso. Le sue rughe erano marcate, ma quella doveva essere colpa del sole.

Seduto ai suoi piedi, Taehyung pensò ai nonni che non aveva mai conosciuto.

“Allora,” disse il ragazzo. “Jungkook.”

“Dritti al sodo, vedo.”

“Dopo tutto questo silenzio mi sembra il minimo.”

Atsuko sospirò. Taehyung capì di dover prendere l’iniziativa, ma prima si dovette sbarazzare di quella sua aria nervosa. Non lo avrebbe portato a niente.

“Siate sincera. E’ possibile perdere una decina di petali in un colpo solo?”

Atsuko fece segno di no.

“Quindi ho tutte le ragioni di credere che sia successo qualcosa, giusto?”

Atsuko fece segno di sì.

“Bene, perché è da una settimana che mi do del pazzo. La scorsa missione Jungkook aveva quattordici petali, li ho visti io stesso. Sono andato a interpellare i Dodici, mi hanno giurato di non essersi mai mossi a mia insaputa. Ridge ha detto di aver visto sempre e solo un petalo mancante.”

“Se li disegnava man mano che li perdeva.” interruppe Atsuko. “Non voleva che nessuno gli facesse domande. Specialmente voi.”

Taehyung si morse la lingua. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani e prese a tirare i fili d’erba. Atsuko poté continuare a spiegarsi.

“Il crisantemo non funziona soltanto per le lesioni fisiche. Vale per tutte le situazioni in cui una vita è a rischio in generale, minacce e malattie comprese. Voi potreste ricevere una lettera minatoria e perdere un petalo senza che vi si sfiori.”

Il biondo continuava a guardare basso. Atsuko prese un ultimo grosso respiro, come se stesse per immergersi sott’acqua.

“Jungkook mi ha raccontato tutto, Maestà.”

“Tutto cosa?”

“Tutto. Anche di quella stupidaggine che gli avete fatto al torneo.”

Il mento di Taehyung scattò in alto.

Tutto d’un tratto era spaventato, pronto a fuggire. Atsuko quasi gli mostrò le mani, come per fargli vedere che non era armata.

“Avete davvero rischiato il linciaggio, Maestà. Non so se ve ne rendete conto. Non è successo, e questo è solo un bene, ma sapete come è fatto Jungkook. Con il suo voler essere il soldatino perfetto ne ha risentito comunque.”  

“Ha paura che qualcuno lo scopra? E’ per questo che perde petali?”

“No, non è quello.”

Atsuko aggiustò la seduta e si abbassò con il busto. Tra la pelle segnata dal tempo e i capelli lunghi pareva un salice piangente.

“Jungkook ha sedici anni.”

“E con questo?”
“E’ giovane, per l’amor di Dio. Giovanissimo.”

“L’ho solo baciato.”

“No, avete fatto molto di più. Lo avete preso di sorpresa.”

“Non credo nemmeno che sia vergine.”

“Volete ascoltare o no?”

Taehyung tacque. Atsuko lo guardava come se fosse un ragazzino discolo. Uno di quelli intelligenti, con della testa, ma che si rifiutava di studiare.

“Maestà. Jungkook non è mai stato un tipo sentimentale. Per lui il mondo inizia e finisce con la cavalleria. Essere baciato così, di punto in bianco, lo ha scombussolato tutto. Voi eravate il suo principe, il suo nemico. Un uomo. Tutto si aspettava, tranne quello.”

“E quindi ha cominciato a morire? L’idea gli era così insopportabile?”

“Peggio. Ha scambiato il suo crisantemo per una margherita.”

Taehyung si distese la fronte con una mano.

Non capiva. Ci stava provando, davvero, ma non capiva. Atsuko parlava per enigmi e lui iniziava ad essere stufo.

“Se avete intenzione di girare attorno alla verità ancora per molto fareste meglio a-”

“M’ama.”

Atsuko strappò un petalo dal crisantemo. Lo lasciò cadere a terra.

“Non m’ama.”

Gli occhi di Taehyung si fecero grandi.

“M’ama.” Un altro petalo. “Non m’ama.”

“M’ama.”

L’infermeria, il gioco degli scacchi. Quanti sorrisi di troppo, quanta voglia di sfiorare.

“Non m’ama.”

La missione. La bocca di Jungkook contro il suo orecchio, il suo petto che lo schiacciava all’albero.

“M’ama.”

Quella volta in cui aveva trovato Jungkook nel suo letto. Era in camicia da notte, tra le sue lenzuola.

“Non m’ama.”

Quando Taehyung stava per ucciderlo e Jungkook lo sapeva benissimo. Non aveva detto una parola.

“M’ama.”

Quel sì che non aveva detto ma che aveva mimato. Un sì per partire, un sì per rinunciare a tutto.

“Non m’ama.”

Jungkook e la neve, Jungkook e le sue lacrime. Lui, che odiava chi piangeva.

“M’ama.”

Atsuko staccò l’ultimo petalo. Se lo fece piroettare fra pollice e indice, poi lo regalò al cielo.

I resti del crisantemo erano tutti a terra e Taehyung li fissava così intensamente che gli occhi gli facevano male.

“Non è possibile. Non può essere andata così. Due uomini-”

“Pensate a Jungkook e ditemi che non provate niente.”

“Io gli voglio un gran bene, ma non sono un pervertito.”

“Non vi sto chiedendo se volete andarci a letto, vi sto chiedendo se scappereste da qui anche senza di lui.”

Taehyung aprì bocca per ribattere, ma non gli uscì niente. I pensieri gli sfrecciavano per la testa e i suoi occhi si facevano sempre più stretti, sempre più rossi. Atsuko vedeva la realizzazione crescergli in volto, ma lui continuava a scrollarla via.

“Se fosse vero avrei perso dei petali anche io.”

“Avreste paura di un leone se non sapeste che è dietro di voi?”

Taehyung strappò un ultimo filo d’erba. Si alzò in piedi e iniziò a camminare.

“Dove andate?” urlò Atsuko.

“Ho bisogno di stare da solo.”

“Mi dispiace, Maestà. Davvero.”

“Non me ne faccio niente del vostro dispiacere!” sbottò l’altro. Si era girato a fronteggiarla e teneva i pugni serrati. “Sapevate che Jungkook è innamorato di me. Sapevate che sono innamorato di Jungkook quando non lo sapevo nemmeno io. Sapevate che lui sarebbe rimasto ad Ophidia. Mi sembra che voi sapeste abbastanza da provare a sistemare le cose.”

Atsuko non si scompose.

“Non è la mia storia, Maestà. Non ho alcun diritto di metterci le mani.”

“Ma potevate farmelo salutare un’ultima volta, no?”

La voce di Taehyung si ruppe.

Il ragazzo si premette un polso contro la bocca e partì in quarta verso il castello. Atsuko rimase a guardarlo dal suo ceppo d’albero, inerme.

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Where stories live. Discover now