Taehyung fece ballare le dita delle mani, già protese all’indietro. “Dai, prima che torni Atsuko.”

Jungkook si appese al collo di Taehyung e basta. L’altro lo afferrò da dietro le ginocchia e si incamminò verso l’uscita dell’infermeria. Jungkook e la sua camicia da notte erano caldi di sonno, Taehyung era freddo di mattino. Uno rabbrividì, l’altro cercò più contatto.

“Mamma mia, quanto pesi.”

“Tutti muscoli.”

“Tutto ego.”

“Non commentate e datevi una mossa. Dobbiamo sbrigarci.”

Per loro fortuna in giro non c’era nessuno. Era così presto che perfino gli inservienti non erano ancora all’opera, ma non mancava molto prima che iniziassero a darsi da fare. I due ragazzi attraversarono buona parte del castello e sbucarono nell’ormai familiare giardino interno. Qui decine di lenzuola e sottovesti erano state appese ad asciugare e nell’aria c’era profumo di pulito.

Jungkook insisté per sedersi a terra senza essere aiutato e Taehyung rimase pronto ad afferrarlo lo stesso, come un genitore che lascia camminare il figlio per la prima volta.

“Guardate che la caviglia non è rotta. Non la devo sforzare, ma un po’ di peso ce lo posso mettere.”

“Già ti ho fatto evadere, se peggioro le tue condizioni Atsuko non mi fa più entrare in infermeria.”

“Mi sa che mi faccio una corsetta qui attorno, allora. Forse così potrò dormire in pace.”

Taehyung fece il verso, ma quell’espressione da pagliaccio fece presto a sfumare. Ancora disinibito dal sonno, Jungkook gli stava sorridendo.

Lo guardava dal basso, seduto fra l’erba. La croce di legno gli era sbucata fuori dalla camicia da notte e riposava tranquilla sul suo petto. Con quella pelle illuminata dal sole e il viso ringiovanito di cinque anni, Taehyung si chiede se nessuno lo avesse mai ritratto.

“Altezza, mi potete prendere un panno? Fa freddo.”

Taehyung non rispose. Andò direttamente a tirare giù un lenzuolo dai fili e ignorò le braccia che Jungkook protese verso di lui. Gli calò il lenzuolo sulla schiena e glielo rimboccò per bene attorno al collo, senza fretta. Una ciocca di capelli gli era sfuggita dalla corona e Jungkook la fissò dondolare tra quegli occhi chiari.

“Vi manca pescare?”

“Molto.”

“Davvero?”

Taehyung si mise seduto a sua volta. “E’ così difficile immaginarmi alle prese con una rete da pesca?”

“Affatto.”

I due rimasero in silenzio per un po’. Dalle cucine iniziavano a provenire i primi suoni di pentole e un qualche gallo si schiarì la gola. L’atmosfera era così pacifica da stordire.

Tutto questo terminò quando la porta del giardino venne spalancata. Le inservienti entrarono tutte in fila e andarono a ritirare il bucato senza rivolgere un solo sguardo ai ragazzi. I due avrebbero creduto di essere diventati magicamente invisibili, ma persero presto quella speranza: quando l’ultima delle inservienti fu entrata rivelò la figura di Bertha, piazzata in mezzo alla porta.

La donna guardava dritto nella loro direzione, con le mani sui fianchi e lo sguardo stretto.

“Voi due. La fattucchiera vi sta cercando per tutto il castello.”

Taehyung balzò sù. “Lo riporto in infermeria subito.”

“Non sarà necessario. Jungkook ha il permesso per andarsi a lavare da solo.”

Il ragazzo si illuminò. “Davvero?”

Bertha annuì.

“Con sedia e secchi, però. Se usi la vasca rischi di non riuscire a venirne fuori.”

Jungkook si mise in piedi, finalmente libero di fare qualcosa. Partì in quarta verso l’uscita del giardino, ma Taehyung non staccò gli occhi dalla sua caviglia. Zoppicava un po’.

“Se vuoi ti porto fino al bagno.”

“Non c’è bisogno, Altezza. Vedrete che se scivolo e muoio lo venite a sapere lo stesso.”

Taehyung fece una smorfia. Jungkook sparì oltre la porta e Bertha gliela chiuse dietro.

 

Jungkook si versò una secchiata d’acqua sulla schiena.

Era da un bel po’ che si stava lavando, ma per sua fortuna era ancora calda. Doveva essere stata rovente appena gliela avevano portata, perché nell’aria si era creata una bella nebbia di vapore.

Lo stanzino in cui si trovava era buio, grezzo, ma la cosa era piacevole. Dopo tanti giorni passati costantemente in compagnia era bello stare un po’ da soli.

Jungkook pensava al futuro, come sempre. Pensava agli errori fatti durante le simulazioni e a come non ripeterli più, al cavallo che un giorno si sarebbe comprato, al nome che gli avrebbe dato…

Un’altra secchiata, questa volta tutta sul capo. I ricci gli si appiattirono e gli pizzicarono la bocca. Jungkook si ritrovò a sorridere. 

Neanche da bagnati erano come quelli del principe. L’altro li aveva di una liscezza assurda, sembravano finti. Prima era stato così tentato di tirargli quella singola ciocca. 

Jungkook si sciacquò i pensieri almeno altre due volte, poi si arrese alle rughe che gli erano comparse sulle dita. Mise giù secchi e spazzole, ma rimase seduto per scrollarsi l’acqua di dosso con le mani. Ormai si stava per alzare dalla sedia quando abbassò lo sguardo sul proprio corpo. 

Jungkook si bloccò di punto in bianco.

Due gocce gli corsero giù per lo stomaco, ma lui non le sentì.

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें