Capitolo 2: Il trattato di San Lorenzo

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Lily affondò i canini nel polpaccio della strega e, al tempo stesso, graffiò quello del vampiro. Le loro urla furono musica per le sue orecchie feline!

Era stata una pessima giornata. Nel tentativo di fermare due citrulli umani, finiti per errore nella sua città magica, Katree, aveva distrutto la tesi da strega, si era presa una strigliata dai gendarmi e, dopo aver sputato l'ennesima porta temporale, non grumi di pelo, si era ritrovata nella buia e gelida Firenze.

Non tutto il male vien per nuocere, si era detta. Aveva giusto scoperto di aver ereditato il locale Straverna da una lontana sconosciuta zia e perché dunque non farci un salto?

Sull'uscio di quella topaia, si era quasi scontrata con una coppia, Enrico e Bella, rispettivamente vampiro e strega.

I due sventurati avevano colto l'occasione di lasciare a lei un messaggio d'addio per i loro genitori, troppi intenti a litigare in quella taverna per rendersi conto che avevano deciso di suicidarsi.

Lily era corsa dentro, trovando i clienti raggruppati in un'arena improvvisata. Ghignavano, scommettevano, bevendo fiumi di birra, dimentichi del trattato di San Lorenzo che li voleva, vampiri, streghe e lupastri, ognuno nel proprio territorio.

Incitavano le loro bestie alla lotta, ovvero una focosa rossa e un biondino dagli occhi di ghiaccio. Si fronteggiavano, fulminandosi con lo sguardo.

Lei indossava un vestito blu che mostrava un seno procace ed emanava scintille di magia da tutti i pori mentre lui, vestito come un lord, aveva una spilla d'oro che, sbrilluccicando, agitava la famelica bocca.

Lily miagolò inferocita. Essendo identici a quei due sventurati, era stato logico supporre chi fossero. Peccato che l'avessero platealmente ignorata e, nel tentativo di fermarli, si era beccata ripetuti colpi dalla bottiglia magica che quella maledetta le aveva lanciato contro e morsi dalla malefica spilla che quel vampiro da quattro soldi le aveva sguinzagliato dietro.

Inoltre, dopo essersi sgolata, spiegando le intenzioni di Enrico e Bella, quei due avevano ripreso a insultarsi, convinti che fosse colpa dell'altro.

A quel punto Lily aveva sbroccato, lasciando che la feroce parte felina del suo cuore ottenesse vendetta. Graffiò quei due fino a ridurli all'impotenza. In un silenzio sbigottito, miagolò un rito e li trascinò via con sé. Dopo una svolta, si ritrovarono sul ponte, dove Enrico e Bella, appena li videro, agitarono sotto il loro naso un fascio di lettere che bastò a zittirli.

«Neppure il nostro finto suicidio è bastato a farvi dire la verità.» disse Bella con aria paziente.

Eh? Lily si pietrificò.

«Madre, considero già Enrico come un fratello, è così dolce!»

«Il trattato lo avete stilato per non ammettere che i vostri erano incontri d'amore, ma ora basta!» aggiunse Enrico.

Nelle loro mani apparve il trattato di San Lorenzo. La pergamena, pallida e tremante, supplicò la grazia ma, con un colpo deciso dei due, si ritrovò distrutta.

Quasi non avessero aspettato altro, i due amanti si saltarono addosso, persi in un bacio focoso che travolse Lily. La gattina imprecò frustrata. Perché capitavano tutte a lei?

Lily The Magic CatWhere stories live. Discover now