32. Le Stelle Fredde e il Disegnatore di Ombre

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Al suono delle mie parole le luci all'interno della stanza aumentano d'intensità e scopro che le sagome ovali in realtà sono fiori, fiori giganti e neri.

Il gatto inizia a miagolare insistentemente ma non mi volto verso di lui perché il fiore centrale davanti a me inizia a tremare.

I petali neri paiono diventare quasi liquidi e si dischiudono lentamente, sanguinando. Un grande lago rosso bagna il pavimento.

Quando Samuel esce dal fiore di sangue non sento niente.

So che dovrei sentire il fiato mancare, il cuore battere all'impazzata, un nodo in gola che brucia insopportabilmente, ma invece non sento nulla.

Sono silenziosa.

Fredda.

Distaccata in modo inspiegabile.

Quello che cammina lento nella mia direzione non è più un bambino. Samuel ha i tratti di un ragazzo che non ho mai visto crescere: anfibi troppo grossi, un chiodo di pelle cosparso di spille, unghie corte dipinte di smalto nero. Il suo volto da vicino è quasi irriconoscibile: il profilo è liscio, le ciglia chiare sbattono veloci, i capelli biondi sono lunghi fino alle spalle e qualche ciuffo è dietro alle orecchie. Un anellino dorato spunta sul suo sopracciglio. Quando sorride riconosco le fossette, che però incidono dei lineamenti squadrati.

Il ragazzo si avvicina tanto che riesco a scorgere il sottile filo d'oro che si snoda nei suoi occhi chiari. Questo lo avevo dimenticato.

Quando appoggia una mano inanellata sul vetro spesso, io faccio lo stesso, facendo coincidere i bordi delle nostre dita come se fossimo una cosa sola.

È normale che non senta niente?

È forse lo shock?

Guardo a lungo gli occhi azzurri percorrere assetati il mio volto e osservo le labbra sottili muoversi veloci, ma non sento niente di quello che dice.

Lascio scivolare la mano sul vetro mentre il ragazzo scuote la testa e pare alzare la voce più che può. I suoi occhi sono sbarrati, le mani aperte premute con forza sul vetro.

Ma io continuo a non sentire.

Questo che vedo davanti a me è veramente Samuel?

L'imperatore ha detto che non è mio fratello, che io sono l'anima di Brian.

Ma cosa significa? Com'è possibile che io sia un'anima?
Chi è allora questa persona davanti a me?

Forse è tutto un trucchetto del terapeuta per farmi esplodere la testa. Forse questa è una prova, uno scherzo, eppure in questo vortice di domande c'è solo una cosa che mi spaventa di più: la mia totale insensibilità.

È come se, una volta uscita dall'ascensore, avessi perso tutta la mia umanità.

Rivedo il volto dell'Imperatore Pallido incrinarsi di fronte a me, i suoi occhi screziati da una brace viva e una domanda mi mangia lo stomaco: sarei finita anch'io qui se Brian fosse riuscito a suicidarsi buttandosi da quella finestra? È per questo che sono così arrabbiata con lui?

Il gracchiare di un interfono mi riporta alla realtà.

La vocina di Lord Saint John invade il corridoio: «Tutti noi sappiamo tante cose, cose importanti, ma le teniamo dentro, le seppelliamo con tutte le nostre forze, perché è difficile a volte conviverci. Ma ricordati che queste troveranno sempre il modo di risalire. Non possiamo veramente dimenticare. Qualcosa in noi ricorda per sempre».

Samuel ha ormai tolto le mani dal vetro. Credo che senta anche lui queste parole perché smette di insistere e non cerca più di parlarmi. Resta semplicemente imbronciato, a osservarmi, forse aspettando una mia reazione.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now