24. Il valzer del cuore cattivo

170 28 15
                                    


La scalinata ci conduce in una stanza diroccata. Forse una volta era una sala da ballo, una di quelle sontuose, con tanto di candelabri e morbidi velluti color porpora.

Ma di certo non rimane molto di quei tempi.

Sul pavimento riposano pezzi di intonaco, macerie e assi spezzate. Qui e là sono sparpagliati i vetri di un lampadario, che giace a terra come un animale di cristallo, trafitto dalla luce.

Solo quando alzo lo sguardo mi accorgo dell'ampio buco circolare che si allarga nel soffitto, da cui pendono travi mangiate dal tempo, insieme a un turbinio di foglie secche.

L'intero scenario è accompagnato dal vento, che soffia come una voce umana tra gli infissi traballanti.

È sotto questo soffitto crollato che ci attende una figura.

Re Elmore non ci accoglie su un maestoso trono ricamato d'argento. Sta seduto composto su un divano dall'aspetto non troppo antico ma piegato da un lato perché senza una gamba.

Accanto all'uomo c'è una sedia a rotelle. Sul suo sedile è accoccolata una volpe rossa come il fuoco, rapita da un sonno profondo.

Quello che mi stupisce è accorgermi del fatto che alle spalle del re, nel mezzo di questa generale decadenza ricoperta di polvere, ci sono due vetrate arcuate miracolosamente intatte. Sono pulite e senza neanche un graffio. Ma non si riesce a intravedere nulla attraverso di esse se non un bianco denso.

Il lato destro della sala è occupato da una grande scalinata che si attorciglia come il corpo di un serpente verso il piano superiore. Il corrimano è interamente ricoperto d'edera, ma diverse piante occupano anche la rampa (alcune svettano con forza da qualche fessura negli scalini di legno).

Quando ci avviciniamo, Re Elmore allarga le braccia insieme a un grande sospiro, ma senza dire nulla.

A guardarlo sembra uno di quei soprammobili non troppo belli, che nascondiamo dietro alle cornici delle fotografie perché non abbiamo il coraggio di buttare (e che ci dimentichiamo presto esistere).

Lunghi capelli grigi circondano il suo viso segnato da poche rughe. Dei curiosi occhi scuri sovrastano labbra così sottili da sembrare quasi disegnate con una matita.

Fin qui nulla di troppo strano, se non che abbassando lo sguardo ti accorgi che il re in questione indossa un ingombrante costume da scarabeo.

Sì, avete capito.

Re Elmore non indossa vesti dorate e lunghi mantelli che si trascinano sul pavimento. Ha addosso un pesante costume coriaceo, di un verde metallico, con due piccole ali velate che spuntano ai lati della schiena (sembrano quasi costruite con filo di ferro intrecciato e calze color carne).

Assomiglia a una cetonia aurata, uno di quegli strani coleotteri dai colori magnetici.

Senza accorgermene inizio a contare il numero di zampe di stoffa incollate al vestito dell'uomo ma mi fermo quando vedo che sotto al costume spuntano due piedi scalzi.

Non somiglia per nulla a un re. E di sicuro, la corona di carta che porta in testa (tenuta insieme da alcuni punti di spillatrice) non aiuta.

Il sorriso innocente che ammorbidisce le labbra dell'uomo fa nascere della tenerezza nei miei occhi. Per un secondo, mentre lo guardo, mi sembra di vedere un bambino dimenticato a una festa di carnevale.

Solo quando smettiamo di avanzare tutti e quattro l'anziano allunga una mano verso la sedia a rotelle al suo fianco, per svegliare la volpe con una carezza. Dopodiché, quando questa scende con un balzo elegante, avvicina la carrozzina al divano e si sposta su di essa, facendo leva sulle braccia magre ma muscolose.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now