30. Brian

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Le fiamme si disperdono alte nel nero, crepitano gialle accanto al mio volto.

Per un attimo mi sembra di aver già vissuto questo momento: una foresta porpora, rami sottili, un volto di fuoco dalle orbite nere.

Scuoto la testa per scacciare le immagini.

Un odore leggero d'incenso mi raggiunge: sa di ambra, rose e limone.

Mi chiedo cosa abbia gettato nel fuoco l'Evitante che siede a pochi metri da me. È lo stesso uomo che ci ha aperto la porta, quello con una massa di capelli aggrovigliati e un trucco sommario che pare avere però una sua logica perfetta.

Scintilla al mio fianco emette uno sbuffo. Guardo il suo manto grigio illuminato dal grande falò.

«È abbastanza inusuale girare con un lupo»

Appena sento questa voce mi irrigidisco.

Le ossa nella mia schiena ascoltano un tremito.

«È abbastanza inusuale avere dei frammenti di te stesso che girano mezzo mondo per trovarti, rischiano tutto, e poi avere il coraggio di mentire spudoratamente di fronte a loro», dico tenendo lo sguardo fisso nel fuoco.

Il veleno sboccia nuovamente nel mio petto.

Sento Brian accennare un sorriso sbuffando dal naso.

«Avevo paura di rivedere i miei frammenti. Eppure solo quando guardo te sono terrorizzato. Non riesco a ricordare chi sei, ma è come se tu, più di tutti gli altri, c'entrassi con me», dice il ragazzo sedendosi per terra al mio fianco, ma sempre a debita distanza.

«E per quale motivo saresti così terrorizzato?», dico duramente, sollevando per la prima volta gli occhi verso di lui.

I capelli corvini lasciano scoperti un volto scavato ma pulito. Gli occhi struccati paiono più grandi ma sono sempre un azzurro piatto che nasconde voragini di ombre.

«Ho fatto qualcosa», dice lui e resta così immobile che per un momento mi chiedo se lo abbia detto davvero.

«Che cosa?», dico osservando i suoi denti mordere la bocca sottile.

«Non lo so», espira lui prendendosi la testa con le mani.

Brian si abbraccia. Osservo le sue dita, con le unghie mangiucchiate, scendere sulle braccia magre per imprimersi nei tatuaggi.

«Perché Ambra vuole che ti stia lontano?», chiedo scrutando la figura rannicchiata.

Mi sento così fredda, distante.

Quando Brian solleva la testa nella mia direzione i suoi occhi mi mangiano lo stomaco. Strani giochi di luce ondeggiando sul suo volto. Mi guarda con una tale voracità che per un attimo qualcosa trema nella mia testa.

Ho paura che mi legga troppo dentro.

Il ragazzo torna a parlare solo dopo aver alzato la testa verso il cielo punteggiato di minuscole stelle: «Ambra non lo sa, ma è nata dal dolore che mi ha annullato quando Samuel è morto. Sarei impazzito senza di lei.»

Nel sentire quel nome una lama rossa si pianta affamata nel mio sterno.

Chiudo gli occhi mentre un velo di lacrime mi sale agli occhi.

Non so cosa stia accadendo, ma mi sento così vulnerabile. È come se qualcuno avesse rubato tutta la pelle che mi separa dal mondo.

«Ambra mi ha detto che sei sua sorella», continua lui con una risata incredula, «E questo è assurdo, perché Samuel non mi ha mai detto di averne una»

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora