18.

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"Non avevo stima di me stesso. Non sarebbe stato certo lui ad aiutarmi a crescere, a costruirmi. Lui mi avrebbe tenuto a sé, avrebbe mischiato le sue fragilità alle mie. Ci saremmo violentati a turno, solo per sopportare il dolore della vita."

Emma

Erano passati due giorni dall'ultima volta che aveva sentito Claudio. Da quel messaggio in cui gli ricordava di andare a scegliere il vestito per il loro matrimonio. Claudio le aveva risposto con un semplice "Si, andiamo tra poco", poi più nulla. Il vuoto per due giorni. Non le rispondeva al telefono e anche Mario sembrava essere scomparso nel nulla. Aveva anche provato ad andare a casa del suo fidanzato, aveva bussato per minuti alla porta, aspettando una risposta. Ma niente. Per questo ora, più preoccupata che mai, si stava dirigendo con passo fermo e svelto a casa di Claudio, le chiavi di riserva in pugno. Non li usava mai, erano per le emergenze. Ma quella era un'emergenza, senza alcun dubbio. Temeva che fosse successo qualcosa e non avrebbe aspettato un minuto di più. Quell'attesa la stava logorando. Ancor più perché la parte più intima di lei sospettava che quel silenzio fosse dovuto al fatto che Claudio avesse deciso di andarsene con Mario, lasciandola sola. Non ne sarebbe stata sorpresa di certo. E quella consapevolezza le faceva male. Amava un ragazzo che da un momento all'altro avrebbe potuto lasciarla per seguire l'amore della sua vita. Quello Emma lo sapeva, da sempre. O almeno, da quando conosceva quello che Claudio e Mario potevano essere insieme. Arrivò davanti casa del suo fidanzato e cominciò a sbattere i pugni sul legno della porta con insistenza.
"Claudio, aprimi subito!" Urlò, con tono deciso e quasi minaccioso. Il silenzio dall'altra parte.
"Claudio!" Lo richiamò ancora, ma nulla. Così alla fine decise di usare le sue chiavi ed aprì la porta. La prima cosa che notò fu il buio che faceva da padrone, nonostante fosse mattina inoltrata. Credette che Claudio non ci fosse, perché tutte le finestre erano chiuse e il silenzio era l'unica cosa che riusciva a percepire. Ma avvicinandosi al divano notò che l'altro era proprio lì, disteso tra i cuscini, il viso nascosto dalle coperte.
"Clà?" Lo richiamò, continuando ad avvicinarsi. Ma nulla. Giunse accanto a lui e si abbassò sulle ginocchia, per essere alla sua altezza. Scostò le coperte, facendo una leggera pressione perché Claudio se le teneva strette addosso. Allora capì che fosse sveglio. Finalmente gli scoprì il volto. E si ritrovò di fronte un Claudio che non dormiva da almeno due giorni, il viso completamente stravolto da occhiaie profonde e gli occhi tristi e arrossati. Sembrava invecchiato di dieci anni in poche ore.
"Che cazzo è successo?" Gli chiese, spaventata dalle sue condizioni. Claudio tirò su con il naso e si mise a sedere.
"Niente." Si limitò a rispondere, alzando le spalle.
"Claudio..."
"Scusa se non ti ho risposto in questi giorni. Sono stato poco bene." La interruppe l'altro, osservando un punto impreciso della stanza.
"Claudio, dimmi cosa è successo." Insistette Emma. Però stava cominciando a capire. Quella casa era troppo silenziosa. Mancava la giacca di Mario perennemente lasciata sulla sedia all'ingresso, il suo computer sul tavolino di fronte al divano, la sue scarpe in un angolo della stanza. Mancava Mario.
"Dov'è Mario?" Chiese allora. Claudio ebbe un leggero sussulto a quella domanda e questo confermò i suoi sospetti.
"Non è qui." Le rispose l'altro e ora aveva gli occhi un po' più lucidi.
"E dov'è?" Insistette, ma Claudio continuò a stare in silenzio.
"Avete litigato?" Chiese alla fine. E finalmente l'altro annuì, in maniera quasi impercettibile.
"Non so dove sia. Se ne è andato." Ammise alla fine, forse più a se stesso che a lei. Emma annuì.
"Tornerà Clà. Avete litigato e ora sarà arrabbiato. Ma tornerà." Vide una piccola lacrima venir fuori dal verde e percorrere la guancia di quello che era il suo fidanzato.
"Tu non capisci." Le rispose Claudio con la voce rotta. Emma sorrise, mentre la tristezza tornava prepotente in lei.
"Cosa non capisco, amore?" Gli chiese, continuando a sorridere. Perché lei capiva, capiva il motivo del malessere di Claudio. Anche se un po' avrebbe preferito restarne all'oscuro. Claudio restò in silenzio per un po', lo sguardo ora puntato su di lei. Gli occhi di Claudio erano la prima cosa che aveva notato di lui, la prima che l'aveva fatta innamorare.
"Io non voglio stare senza di lui, Emma." Confessò, sussurrando appena. Ed Emma lo aveva sempre saputo, in fondo, che quel momento sarebbe arrivato. Eppure fu come ricevere una pugnalata dritta al petto, perché una piccola parte di lei sperava che Claudio prima o poi la potesse amare più di Mario.
Ripensò a quel giorno di più di un anno prima, al matrimonio di Clarissa e Federico. Era lì che aveva visto Mario per la prima volta, che aveva visto loro due per la prima volta. Aveva provato subito una morsa strana alla bocca dello stomaco, perché Claudio aveva passato tutta la sera a guardare Mario in un modo in cui non aveva mai guardato lei. Come se fosse una parte di lui. Ricordò il suo uomo perso a scrutare quel ragazzo dagli occhi neri per tutta la sera. Ricordò Mario che si allontanava, dirigendosi alla terrazza, e Claudio che lo seguiva con una scusa poco dopo. E poi ricordò di quando, in pensiero e mossa dalla gelosia, si era decisa a salirle anche lei quelle scale, per andarsi a riprendere il suo Claudio. Ricordò di averli visti. Incastrati in un abbraccio, tanto vicini da sembrare un corpo solo, l'uno il prolungamento dell'altro. Ricordò Claudio, il suo Claudio che accarezzava piano la guancia di quel ragazzo con piccoli baci, poi ricordò di aver visto le loro labbra sfiorarsi. E poi i fuochi di artificio. Loro che si erano staccati.
"Credo che dovremmo tornare di sotto." Aveva sussurrato Claudio.
"Ti va se li guardiamo qui? E dopo torniamo subito dagli altri." Gli aveva risposto l'altro. Ricordò di averli visti vicini, a guardare il cielo. E poi ricordò di essere scappata via. Non riusciva a capirlo, in quel momento. Perché non si fosse fatta vedere, interrompendo quell'istante, riportando Claudio a sé. Le sarebbe bastato dire una parola, o semplicemente muovere un passo. Non lo aveva fatto. Non lo aveva fatto, quando Mario era andato ad abitare con il suo uomo. Non lo aveva fatto quando li aveva visti dividere una casa, un letto, un divano, una vita. Non lo aveva fatto quando dipingevano casa e aveva visto Claudio avvicinarsi a Mario e posargli un bacio sulla nuca, un bacio che con l'amicizia non aveva nulla a che fare. E neppure quando li aveva visti cucinare insieme, troppo vicini, o quando guardavano la televisione sul divano, stesi l'uno sull'altro. Non aveva fatto nulla, Emma. Non si era opposta, non aveva allontanato Mario. Ora ne capiva il motivo.
"Tu sei innamorato di lui." Disse al ragazzo che aveva di fronte. A quel ragazzo che amava, che avrebbe dovuto sposare. Con cui aveva condiviso un pezzo di vita e con cui sperava di condividerne tanti altri.
Claudio spalancò gli occhi e scosse la testa.
"No, io...no. È il mio migliore amico. Io amo te." Le rispose, ma aveva un tono incerto. Emma sorrise.
"Lo so Clà. So che mi ami. Ma in modo diverso, non come lui. Non come ami lui. È con lui che vuoi stare." Affermò sicura e sentì gli occhi bruciare. Scacciò le lacrime, perché Claudio non avrebbe dovuto vederle. Non in quel momento.
"Noi dobbiamo sposarci." Affermò Claudio, afferrandole la mano. Era confuso, non si aspettava tutto quello che stava succedendo. Emma riuscì a capirlo.
"Io non voglio sposarti, Claudio." Gli disse ed era sincera. Non era giusto, non meritava di dividere il proprio amore con qualcun altro. Non meritava di sentirsi continuamente al secondo posto.
"Ma..." Cominciò Claudio, ma lei lo interruppe posandogli delicatamente due dita sulle labbra.
"Tu non lo sai, ma per te io non sono una priorità. Lui... Lui è da sempre la tua priorità e tu è con lui che vuoi stare. Non con me. E ne ho avuto conferma in questi mesi. Io non ti ho mai visto tanto felice come lo sei da quando lui sta qui con te. Non voglio sposarti Claudio, perché farei un torto anche a te. E tu non lo meriti." E quelle furono le parole più difficili che avesse mai detto, le ci volle una fatica enorme per buttarle fuori, per non farle restare intrappolate in gola. Claudio restò in silenzio, lo sguardo sorpreso e quasi spaventato di chi non si sarebbe mai aspettato un epilogo del genere. Osservò Emma per attimi infiniti, quasi volesse studiarla come fosse un libro indecifrabile. Poi le si avvicinò e le posò un bacio leggero sulle labbra. Emma chiuse gli occhi per imprimersi quella sensazione nella mente e nel cuore, per conservarla nei momenti di mancanza.
"Non pensare mai che tu sia stato un ripiego, che sia stato con te perché non potevo stare con lui. Sei una delle persone più importanti della mia vita." Le sussurrò Claudio, facendola sorridere. Annuì soltanto, prima di ristabilire la distanza tra loro. Claudio sospirò.
"Comunque questa volta è finita. Lui non vorrà più vedermi, Emma." Esclamò Claudio, gettandosi di schiena sul divano. Emma sorrise.
"Non ci credi neppure tu, Clà." Gli rispose, scuotendo la testa.
"No, io... Questa volta ho sbagliato."
"E quale sarebbe la novità?" Gli chiese ironicamente, guadagnandosi un'occhiataccia di Claudio che la fece ridere.
"Facciamo così, ne parliamo questa sera a cena. Ci vediamo alle 8 al solito posto?" Gli chiese, riferendosi al ristorante in cui andavano a cena più spesso. Claudio annuì soltanto, così Emma si alzò, dirigendosi alla porta.
"Emma." La richiamò l'altro, facendola voltare.
"Grazie." Le disse sinceramente. Emma gli sorrise, un po' triste. Però consapevole di aver fatto la cosa giusta. Per tutti loro.
Mentre attendeva il taxi sotto casa di Claudio inviò un messaggio a Mario, chiedendogli di vedersi quella sera a cena. Ovviamente lei non si sarebbe presentata. E ovviamente, forse, incontrandosi forzatamente, quei due sarebbero riusciti a chiarirsi. Sorrise quando Mario, pochi minuti dopo, le rispose che si, ci sarebbe stato. Decise di andare a piedi perché aveva bisogno di schiarirsi le idee, di camminare e scacciare quella sensazione di nausea e malessere che si stava facendo spazio in lei. Magari si sarebbe sentita vuota come in quel momento ancora a lungo, ma non importava. Aveva fatto la cosa giusta. Ed era orgogliosa di sé. Certi amori dovevano semplicemente esistere, andare avanti, crescere, senza intralci, contro tutto, contro la logica. E quello di Claudio e Mario era uno di quegli amori. Di quelli che meritano di essere lasciati liberi di esistere.

Quando ci rivedremoWhere stories live. Discover now