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"Perché lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile, sepolto sotto un mucchio di cose di poca importanza, un filo che poteva esistere soltanto fra due come loro: due che avevano riconosciuto la propria solitudine l’uno nell'altra."

Claudio

Claudio venne svegliato da un rumore fastidioso ed insistente. Restò per un po' ad occhi chiusi, ancora troppo assonnato per capire da dove provenisse. Sentiva il calore del corpo di Mario premuto sul suo, sapeva che l'altro stesse dormendo appoggiato sul suo petto, percepiva il suo respiro infrangersi sulla pelle. Ma per loro era sempre così. Ogni volta che dormivano insieme finivano stretti in quella posizione. Strinse Mario a sé e lo sentì mugugnare appena, mentre quel rumore fastidioso non ne voleva sapere di cessare. Alla fine, dopo minuti interi, riuscì di nuovo a percepire il silenzio. Ma solo per qualche secondo, perché subito dopo sentì la porta di casa aprirsi e la voce squillante di Emma che lo richiamava dall'ingresso. Allontanò in fretta Mario da sé, sperando di non svegliarlo, poi lasciò quel letto caldo, osservando solo per un attimo Mario che continuava a dormire, le braccia ora strette al cuscino, come fosse un bambino. Sorrise, poi si chiuse la porta alle spalle.
"Eccoti finalmente! Pensavo ti fosse successo qualcosa!" Urlò Emma, quando lo vide avanzare e sedersi sul divano, sbadigliando sonoramente. Claudio le posò deciso una mano sulle labbra, mentre la ragazza prendeva a guardarlo perplessa.
"Non urlare, c'è Mario che dorme." Le sussurrò, sorridendo quasi quando l'altra lo osservò sconvolta.
"Mario? Mario è qui?" Gli chiese e Claudio non riuscì a capire se il suo tono fosse solo sorpreso. O anche un po' infastidito. Dopotutto non le aveva detto nulla, ma solo perché era stato tutto troppo veloce. Non aveva mai avuto intenzione di nascondere la presenza di Mario ad Emma.
"Si...Mi dispiace se non te ne ho parlato prima, ma me lo ha detto solo qualche giorno fa. Si trasferisce a Milano per lavoro e non ha ancora trovato un appartamento, così starà qui. Spero che non sia un problema per te, possiamo trovare un'altra soluzione, se vuoi." Claudio parlò velocemente, in evidente difficoltà, e sperò che per Emma quello non fosse un problema, perché amava avere Mario con sé, tra le sue cose, nella sua vita, almeno per un po'. Emma lo osservò per qualche attimo, forse cercando di assimilare ciò che lui le aveva appena detto. Alla fine però sorrise.
"Per me va bene, Clà." Alzò le spalle. "So quanto lui sia importante per te e quanto tu abbia sofferto per la vostra lontananza. Quindi va bene." Sussurrò alla fine, poi gli sorrise. Claudio non potè trattenersi dallo stringerla forte a sé, poi le lasciò un bacio sulle labbra.
"Grazie, grazie, grazie!" Esclamò felice.
"Mi ha anche offerto un lavoro." Aggiunse poi Claudio, ricordando ciò che gli aveva proposto Mario poche ore prima. Emma lo guardò interrogativa, così Claudio proseguì.
"Gli ho raccontato quello che è successo a lavoro, così lui mi ha proposto di collaborare con lui, di diventare il suo manager." Le spiegò. Vide una strana espressione comparire sul viso della sua fidanzata. Di felicità, ma di qualcos'altro. Quasi di paura o di rassegnazione.
"Ma è bellissimo Clà! Sono felicissima per te!" Esclamò, con un sorriso che a Claudio sembrò quasi forzato. Stava per chiederle se questo, la vicinanza di Mario anche dal punto di vista lavorativo, l'avrebbe mai infastidita in qualche modo. Ma venne interrotto dai passi pesanti dell'altro, che si stava avvicinando a loro, percorrendo il corridoio. Claudio capì che si fosse appena svegliato e si voltò verso il corridoio, mentre Emma faceva lo stesso. Mario comparì con i pantaloncini del pigiama ancora addosso, i piedi nudi e i capelli scompigliati. Claudio non riuscì a non soffermarsi sul viso di Mario, che era inevitabilmente ancora più bello con quell'aria assonnata. Sorrise spontaneamente, mentre l'altro, vedendo Emma, sembrò risvegliarsi all'improvviso.
"Ciao." Mormorò soltanto, muovendo timidamente la mano verso la ragazza in cenno di saluto. Claudio vide Emma sorridere e raggiungerlo. Si fermò solo una volta arrivata di fronte a Mario e lo abbracciò. Mario barcollò un attimo, sorpreso da quel calore, poi ricambiò la stretta un po' impacciato. Claudio sorrise nell'osservarli. Emma era così, a lei bastava poco per darti il suo calore, la sua fiducia. E tutto l'affetto di cui avessi bisogno. Era questo che l'aveva fatto innamorare di lei quando amava già qualcun altro. Lei non era in grado di essere cattiva, di odiare. Avrebbe dovuto vedere Mario come una minaccia e invece lo aveva accolto come se fosse un vecchio amico che conosceva da anni.
"Sono contenta di vederti, Mario!" Esclamò la ragazza.
"Preparo la colazione!" Aggiunse poi, saltellando verso la cucina. Mario si voltò verso Claudio, rivolgendogli uno sguardo sorpreso e quasi incredulo. L'altro gli rispose con un sorriso, alzando le spalle e dirigendosi in cucina anche lui. Si ritrovarono poco dopo tutti e tre a fare colazione, Emma non aveva smesso di parlare neppure per un secondo. Riempiva Mario di domande su di lui, sulla sua vita, sul rapporto con Claudio. Ma l'altro non sembrava annoiato o a disagio per questo. Claudio si ritrovò anzi ad osservare entrambi intenti a parlare tra loro, a raccontarsi.
"Ok, credo che voi due mi stiate escludendo." Esclamò alla fine, perché il suo amico e la sua ragazza non lo avevano neppure degnato di uno sguardo. Mario ed Emma, che fino a quel momento avevano parlato intensamente tra loro, si interruppero a quelle parole. Si guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere contemporaneamente. Claudio sbuffò.
"Ignoratemi pure, però tu, Mario..." Indicò l'altro, cercando di mantenere uno sguardo serio. "Te lo andrai a cercare da solo l'appartamento, oggi." Terminò con espressione soddisfatta, quando vide quella delusa di Mario.
"No, dai Clà! Mi hai promesso che mi avresti accompagnato!" Esclamò, mentre di nuovo Emma prendeva a ridere osservandoli.
"Non mi interessa, vacci solo Mario!" Continuò Claudio deciso, trattenendo a stento una risata e un moto di tenerezza quando l'altro lo osservò con quegli occhi neri e belli un po' più grandi del solito.
"Si è fatto tardi e ho un colloquio di lavoro tra mezz'ora." Intervenne Emma, interrompendo quel momento. Si alzò e gli diede un bacio sulle labbra. Claudio si voltò verso Mario. Li stava osservando, l'espressione di nuovo improvvisamente seria. Claudio avrebbe voluto scavare nella sua anima, per comprendere cosa stesse provando in quel momento. Emma poi schioccò un sonoro bacio sulla guancia di Mario e andò via, non prima di aver minacciato Claudio, perché a suo dire doveva assolutamente accompagnare il suo amico.

***

"Mario, è il decimo appartamento che vediamo oggi, sono stanco!" Esclamò Claudio, gettandosi teatralmente su una panchina del parco. Mario sbuffò.
"Non è colpa mia se sono uno peggio dell'altro." Gli rispose l'altro con il broncio.
"Sei tu che non ti accontenti, in realtà. Tutti hanno qualcosa che non va per te." Affermò Claudio. Perché Mario sembrava quasi non voler trovare un posto. Uno era troppo grande, l'altro troppo piccolo, uno aveva poche finestre, l'altro ne aveva troppe. Insomma, ognuna di quelle case aveva un difetto. A Claudio piaceva pensare che fosse perché in fondo Mario voleva restare con lui. Alla fine venne trascinato su per le scale per visitare il decimo appartamento, che di sicuro avrebbe avuto qualcosa che non andava. Li accolse una ragazza giovane, che rivolse loro un sorriso caloroso, stringendo ad entrambi la mano. Fece visitare loro l'intero appartamento, un attico in una delle zone più belle di Milano. Incredibilmente somigliante a quello di Claudio.
"Allora, cosa ne pensate?" Chiese alla fine la ragazza, osservandoli. Mario si guardò intorno un po' incerto.
"C'è troppa luce." Disse alla fine, scuotendo le spalle. Claudio alzò gli occhi al cielo.
"Mario!" Esclamò, con un misto di impazienza e divertimento nella voce.
"È vero Clà, voglio un posto luminoso, ma non così tanto." Disse e a Claudio quella sembrò l'ennesima scusa, perché quel posto era perfetto. La ragazza di fronte a loro sorrise.
"Però è un appartamento molto spazioso, è l'ideale per una coppia. Ci sono anche due camere in più, nel caso in cui un giorno..."
"No no, noi non siamo una coppia!" La interruppe Mario, arrossendo vistosamente. Claudio trattenne a stento una risata.
"Oh scusate... Ho frainteso. È che voi due sembrate..."
"Non lo siamo." La interruppe di nuovo Mario e questa volta Claudio lo guardò infastidito, perché non c'era bisogno di rimarcare la cosa come se lo avessero appena insultato. La ragazza annuì ancora in imbarazzo, poi si salutarono e Mario le promise che le avrebbe fatto sapere se mai avesse cambiato idea.
Tornarono a casa che era ormai sera, entrambi stremati da quella giornata e dal fatto di aver girato quasi tutta Milano. Si gettarono sul divano privi di forze e Mario accese il PC, per cercare degli altri appartamenti da visitare nei giorni successivi.
"Comunque non c'era bisogno di sottolineare il fatto che non stiamo insieme, non è mica un insulto." Gli fece notare Claudio, dopo qualche attimo di silenzio. Perché un po' c'era rimasto male per la reazione dell'altro. Mario alzò lo sguardo e lo poso su di lui, all'inizio un po' perplesso. Poi alzò le spalle.
"È vero Clà... Ho solo detto la verità. Non stiamo insieme, siamo amici. E tu sei fidanzato." Claudio annuì appena, nascondendo il fastidio che quella frase gli provocava. Sapeva che in fondo Mario avesse ragione e per questo non aveva motivo di prendersela. Però lo infastidiva che l'altro continuasse ad affermare che loro due fossero amici. Non lo erano. Non lo erano mai stati. Erano sempre stati molto di più e Mario questo lo sapeva.
"Ok." Si limitò a rispondere.
"Non riesco a trovare un appartamento, è incredibile." Sbuffò Mario, cambiando argomento e tornando con gli occhi sul computer di fronte a lui. Claudio sospirò.
"Sei tu che non vuoi trovare nulla." Sussurrò appena, abbastanza piano da non farsi sentire dall'altro.
"Cosa?" Gli chiese Mario, tornando ad osservarlo.
"Nulla." Rispose Claudio, accennando un sorriso.
"Comunque non hai bisogno di cercare nulla." Continuò poi, perché voleva che Mario capisse che la sua presenza poteva solo fargli bene.
L'altro sembrò perplesso e lo osservò tanto intensamente che Claudio si sentì a disagio. Ancora, dopo tutti quegli anni.
"Io ti voglio qui, Mario. Non devi cercare nessun appartamento. Io sono felice di averti qui con me. Mi sei mancato talmente tanto in questi anni che a volte mi sembrava di soffocare. Ci vedevamo troppo poco, noi, presi dagli impegni, dalla rabbia, dall'orgoglio e da tutte quelle cose che ci sembravano più importanti. E io ora voglio solo recuperare il tempo perduto. Ma non voglio che tu ti senta oppresso, che tu lo faccia solo per me. Io ti voglio qui, almeno per un po', almeno finché tu non troverai un posto che davvero potrai considerare casa. E nel frattempo spero che questa diventi un po' casa tua. Tu vuoi restare?" Gli chiese infine. Osservò gli occhi lucidi e sorpresi di Mario e si sentì terribilmente in imbarazzo, esposto, a disagio per le parole che gli aveva rivolto. E per il fatto che in fondo non avrebbe dovuto farlo. Alla fine però Mario gli rivolse un sorriso dolce.
"Si." Gli rispose. Senza altre parole. Ma a Claudio andava bene così.
"Vado a preparare la cena." Gli disse poi, alzandosi e posando il computer sul tavolo, con tutti quegli annunci e quelle foto che comparivano sullo schermo.
"Comunque questa casa è perfetta. Ne voglio una come questa, Clà." Urlò Mario dalla cucina qualche minuto dopo. Claudio sorrise.
"È praticamente uguale all'appartamento in cui siamo andati poche ore fa, Mario." Gli fece notare Claudio, ricordando che l'altro avesse definito quell'attico troppo luminoso.
"No, per niente." Si sentì rispondere. E magari per Mario non era abbastanza accogliente solo perché non c'era lui, in quella casa. Forse era solo una convinzione sciocca e priva di senso. Ma a Claudio piaceva pensarla così.

Quando ci rivedremoOnde histórias criam vida. Descubra agora