"Amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza."

Mario

Una mano calda gli sfiorò la spalla, per poi scendere ad accarezzargli il braccio. Mario si mosse appena a quel contatto, ma restò ad occhi chiusi, ancora troppo assonnato.
"Amore, io vado, ho il turno a pranzo. Ci vediamo dopo." Nicolò sussurrò con le labbra poggiate sul suo orecchio, poi gli lasciò un bacio veloce e andò via. Mario continuò a dormire, ma dopo un po' sentì il letto dietro di lui muoversi sotto al peso di qualcuno. Sentì qualcuno che afferrava il suo corpo e lo spostava delicatamente nella parte di Nicolò. Poi si sentì avvolto nel calore di un abbraccio, gli sembrò di sentire delle labbra calde lasciargli piccoli baci alla base del collo e una mano accarezzargli i capelli in quel modo che tanto gli piaceva da bambino, quello che usava anche Claudio per farlo addormentare. E poi percepì anche il profumo di Claudio e pensò che fosse un sogno, uno di quelli che faceva quasi ogni notte e di cui l'altro era sempre il protagonista. Si addormentò così, beandosi di quel calore. Si risvegliò qualche ora dopo, con il profumo del caffè. Aprì gli occhi lentamente, cercando di abituarsi alla luce improvvisa che filtrava dalla finestra. Ma poi un rumore sordo gli fece spalancare gli occhi.
"Cazzo!" Imprecò Claudio a bassa voce. Ma Mario lo sentì comunque. Si sollevò, mettendosi seduto e sbadigliando. Si voltò verso la piccola cucina del suo monolocale, che era ben visibile dal letto, e vide Claudio intento a cercare di raccogliere da terra qualcosa di molto simile all'impasto di una torta. Sorrise vedendolo lì, con tutte le mani sporche e appiccicose, mentre tentava di mettere ordine. Si alzò, cercando di essere il più silenzioso possibile, e lo raggiunse.
"Clà!" Lo richiamo, trattenendo una risata. L'altro si voltò verso di lui, sorpreso e spaventato. Era talmente concentrato sulla torta ormai da buttare che non si era reso conto della presenza di Mario.
"Hey, Buongiorno. Scusa io... Non ti volevo svegliare. Volevo prepararti la colazione, ma ho fatto un casino." Disse l'altro, visibilmente in imbarazzo. Mario a quel punto non riuscì più a trattenersi dal ridere, guadagnandosi un'occhiataccia di Claudio. Si abbassò sulle ginocchia e lo aiutò a togliere dal pavimento l'impasto.
"Beh, è il pensiero quello che conta." Lo tranquillizzò, non riuscendo però a smettere di ridere.
"E poi da quando cucini?" Continuò, perché il Claudio che conosceva riusciva a malapena a cuocere la pasta.
"Hey, smettila di prendermi per il culo, dovresti ringraziarmi!" Lo rimproverò l'altro risentito, facendolo ridere ancora più forte. Claudio in tutta risposta prese il barattolo della Nutella che aveva lasciato aperto sul tavolo, immerse dentro un cucchiaio e lo spalmò sulla guancia di Mario. Fu talmente veloce che non riuscì a fare nulla per impedirglielo, se non cercare di allontanare la mano dell'altro. Ma Claudio era sempre stato più forte di lui e ci riuscì ugualmente, cominciando poi a ridere di gusto.
"Dai Clà, che schifo!" Esclamò, mentre l'altro lo teneva fermo, continuando a sporcarlo con il cioccolato. Mario in tutta risposta approfittò di un suo momento di distrazione per afferrare un po' dell'impasto caduto per terra e spalmarglielo nei capelli. Claudio lo guardò come se volesse ucciderlo e stava per prendere la busta del latte per fare chissà cosa, ma Mario gli afferrò le mani per impedirglielo.
"Ok ok, basta! Facciamo pace!" Esclamò tra una risata e l'altra, mentre l'altro si dimenava per finire ciò che aveva cominciato. Per cercare di tranquillizzarlo decise allora di lasciare andare le sue mani e stringerlo in un abbraccio, non riuscendo però proprio a smettere di ridere. Gli accarezzò la schiena e dopo qualche attimo vide Claudio calmarsi e rilassarsi al suo tocco. Lo sentì ricambiare l'abbraccio e poi baciargli il collo.
"Hai sporco qui." Sussurrò l'altro e Mario non ebbe neppure il tempo di ribattere. Lo sentì accarezzargli prima piano il collo con la lingua e poi succhiare quello stesso punto. Si lasciò andare ad un sospiro, aveva completamente perso lucidità a quel tocco. Sapeva che probabilmente Claudio gli avrebbe lasciato un segno e che quello gli avrebbe causato non pochi problemi con Nicolò. Eppure lo lasciò fare, gli era mancato tanto Claudio, il suo tocco, le sue mani, la sua pelle, lui. Gli era mancato tutto. Restarono così per diversi minuti, Claudio a torturargli il collo e Mario perso in quell'abbraccio. Poi però l'altro gli afferrò il viso con dolcezza e portò i loro occhi a scontrarsi. Quel verde risvegliò Mario, le sue paure, quello che era successo in quegli anni, l'assenza di Claudio, Nicolò. Claudio stava per avvicinarsi alle sue labbra, quando gli mise una mano sul petto, bloccandolo.
"Vado a fare la doccia, così poi andiamo a pranzo." Gli disse, la voce che tremava appena. Ma era inutile, non riusciva proprio a controllarla. Claudio abbassò lo sguardo, liberandolo dal suo abbraccio. Mario cercò di ignorare la sensazione improvvisa di freddo che percepì. Si allontanò, chiudendosi la porta del bagno alle spalle.

Quando ci rivedremoWhere stories live. Discover now