“Ben detto!” fece Al da un tavolo. Il ragazzo si tracannò un gran sorso di vino e Matt rise.

I tre cacciatori stavano mangiando come se non ci fosse un domani, sorpresi dall’atmosfera calda del banchetto. Si erano tutti immaginati una certa austerità, invece non era tanto diverso dal starsene a far baldoria in osteria. L’unico a non aver toccato un goccio di vino era Jungkook, ma adesso che ci pensava… il generale Adrian non aveva tutti i torti.

A partire dal giorno dopo, per sperare di entrare nell’esercito, Jungkook doveva essere impeccabile. Quella era l’ultima notte che aveva per sgarrare e non dare peso alle sue azioni.

Jungkook rubò il calice ad Al, qualche goccia di vino chiazzò la tovaglia. Sotto lo sguardo esterrefatto dei suoi amici se lo scolò tutto e mollò il calice vuoto sul tavolo.

“Ce n’è ancora?”

Jungkook non poteva saperlo, ma non era l’unico che in quel momento si sarebbe tracannato una botte di vino intera.

In piedi davanti alla scalinata che separava il popolo dai Re, tenuto sul posto da due guardie, Taehyung avrebbe ingerito qualsiasi cosa pur di trarsi d’impaccio.

Gli avevano ripulito la faccia, lo avevano vestito di bianco, gli avevano appioppato una spada alla cintura e gli avevano messo il paio di stivali più alti che avesse mai posseduto. Somigliava quasi a suo padre.

“Vi chiedo solo un altro minuto.” fece Re Quentin. Si era alzato in piedi e si stava rivolgendo a tutti i presenti. “La nostra alleanza con Ophidia non è l’unica novità del momento. Dopo tanti anni, la vostra famiglia reale può finalmente dirsi al completo, adesso.”

A differenza di com’era successo con il generale Adrian, nella sala calò il silenzio. Re Quentin aveva abbassato lo sguardo su Taehyung e trecento e più nasi ne stavano seguendo la traiettoria. Con gli occhi sgranati e l’aria braccata, Taehyung si mise a fissare tutti di rimando, come se quella fosse l’unica arma di difesa che gli era rimasta.

“Mio figlio è stato concepito quando ero ancora molto giovane, ma la sua esistenza mi è stata celata per tutto questo tempo. Dev’essere grazie al destino se è tornato da me proprio nel momento del bisogno.”

Il popolo attaccò a rumoreggiare, confuso. Il Re guardava Taehyung con il sorriso affabile di un venditore e una delle guardie dovette dar di gomito al ragazzo per farlo procedere. Taehyung salì i gradini con la mandibola che gli faceva male da quanto stava digrignando i denti. Una volta arrivato in cima si mise sulle ginocchia, come gli era stato detto di fare. 

Era arrivato il momento. La cerimonia.

Taehyung osservava il pavimento senza battere ciglio, i pugni stretti ai fianchi. Come si sarebbe sentito un ragazzo qualunque al suo posto? Felice? Ansioso? Realizzato? Non c’era nessuno a cui chiederlo. Principi ci si nasceva, non lo si diventava.

I Re erano avanzati fino a lui in tutta la loro maestosità. Un inserviente comparve dalla loro destra e mise tra le mani di Quentin un fagottino di stoffa. Un inserviente comparve dalla loro sinistra e mise tra le mani di Gerard un cofanetto.

“Io, Re Quentin, nomino mio figlio Taehyung principe del regno di Chestnut, nella speranza che diventi simbolo di un’alleanza duratura.”

Quentin srotolò il fagotto di stoffa con lo stesso movimento di polsi con cui avrebbe steso un lenzuolo. Si trattava di un mantello, un bellissimo mantello blu. Era lungo, dotato di cappuccio, e aveva gli orli ricamati da dei sottilissimi fili argento. Questi disegnavano fiori, boccioli, ma su quel colore non potevano che sembrare soli e stelle.

Il mantello venne calato sulla schiena di Taehyung e questo venne immediatamente stretto da quell’abbraccio caldo. Il ragazzo stava per lisciarne un lembo con la sua mano ruvida, ma venne distratto da Re Gerard.

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Where stories live. Discover now