Capitolo 7. Libertà

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L'avevano scortata alla locanda rudemente, schierati intorno a lei per prevenire qualunque fuga lungo la strada. Erano stati cauti e guardinghi per tutto il tragitto, questo lei lo aveva percepito chiaramente.

Ma come dar loro torto? Le strade brulicavano di viaggiatori, ed era già tanto che le avessero concesso quella pausa al porto, mentre sistemavano gli ultimi dettagli per la partenza. Aveva insistito parecchio affinché le permettessero di andare con loro, barattando un'ora d'aria con la promessa di una maggiore obbedienza, e supponeva avessero accettato solo perché sui moli l'avrebbero potuta tenere d'occhio, complice lo spazio aperto e non molto frequentato.

Così era stato, ma se ora si fossero distratti anche solo un attimo lungo la strada di ritorno e lei fosse riuscita a sparire in un vicolo qualunque, avrebbero perso ogni sua traccia quasi subito e con essa ogni possibilità di tornare a casa per reclamare la loro ricompensa.

Era logico dunque aspettarsi che nessuno di loro le staccasse mai gli occhi di dosso, eppure la giovane coltivava ancora una speranza di fuga, resa più concreta dal pezzo di ferro arrugginito che teneva nascosto sotto la camicia. Lo sentiva premere sul fianco, freddo a contatto con la pelle scoperta, e in quel punto poteva quasi percepire il battere incessante del proprio cuore, ancora alterato da quel gesto sconsiderato.

Stava rischiando tanto, forse tutto in quel piano folle, eppure la prospettiva di fallire le appariva migliore di ciò che l'attendeva oltre il placido fiume argentato. Avrebbe preferito farsi torturare per settimane dopo un tentativo di fuga, piuttosto che accettare silenziosamente il proprio destino.

Gli uomini che camminavano rigidi intorno a lei non potevano capire, troppo ciechi e devoti per poter anche solo intuire il suo odio e la sua tenacia. Per loro, il suo ribellarsi a quella situazione non poteva che essere un vizio, il capriccio di una giovane debole che avrebbe preferito stare tra le amorevoli e calde braccia della sua famiglia, piuttosto che accettare di spostarsi tanto lontano così all'improvviso. Ma per lei era tutt'altro. Lei odiava la sua famiglia, e ancor di più odiava il padre per ciò che rappresentava, e che le aveva imposto. Quei quattro uomini stessi erano incarnazione del potere del padre, e lei faticava anche solo a sopportarne la vista.

Fedeltà, ammirazione, rispetto. Li leggeva nei loro occhi quando parlavano dell'uomo che l'aveva manipolata fin dalla nascita, e il suo disgusto per ciò che quegli sguardi trasmettevano si mescolava all'incomprensione, e l'incomprensione alimentava la sua rabbia.

La stessa rabbia che prese possesso del suo corpo quando infine giunsero alla locanda, e superata la folla soffocante la scortarono fino alla sua stanza al primo piano, per poi serrare con malagrazia la porta.

Chiusa a chiave in quel ridotto ambiente, nei giorni passati aveva osservato il giardino curato e ordinato sotto la sua finestra, con l'orecchio teso oltre la porta per carpire ogni movimento degli uomini che montavano la guardia, e poterne studiare i punti deboli. Nei due giorni precedenti, la sorveglianza fuori dal corridoio deserto era stata ferrea, ma quella mattina all'alba il comandante era finalmente partito, lasciando il secondo e i suoi soldati in un relativo stato di quiete.

Se lui era stato rigido, inflessibile, e aveva preteso da quegli uomini un'attenzione costante, lo stesso non si poteva dire del suo secondo, che di lei conosceva poco o nulla e la considerava alla stregua di una ragazzetta viziata e indifesa.

Durante la colazione, lei li aveva uditi discutere sommessamente, finché non avevano deciso di approfittare dell'assenza del comandante per allentare la vigilanza qualche minuto, il tempo di concedersi un pasto tranquillo e qualche battuta in compagnia. Fossero stati più saggi, o svegli, avrebbero potuto fare dei turni e lasciare almeno un uomo sempre di guardia, ma il loro atteggiamento non era stato che l'ennesima prova della scarsa opinione che avevano di lei, e lei non poteva che essere grata della loro cecità.

Nel sangue e nel fuoco - Cronache di Irvania IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora