Mano nella mano

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Sbuffo per la quarta o quinta volta nell'arco della mattinata, se si può intendere mattinata il lasso di tempo che va da quando la sveglia ha suonato, momento del primo sospiro, ad ora, che sto facendo il mio ingresso a scuola.
Credo che ciò che m'innervosisce di più sia il fatto che pure ieri sono scappata con la coda fra le gambe. Oggi però è venerdì, perciò non perderò quest'ultima occasione per scoprire la verità. A costo di armarmi della mia amata polaroid per documentare tutto, avrei dimostrato a tutto il liceo, o meglio a coloro che mi prendevano in giro per questa stupida storia dei fantasmi, che avevo ragione.

Come a confermare ciò, sento la voce di Castiel alle mie spalle.
«Allora, piccoletta, è apparso ancora?» mi domanda, facendomi voltare e mostrandomi quel suo odioso ghigno divertito.
​«Ciao anche a te Castiel.» gli dico, con aria scocciata.

«Sul serio ieri sei andata di nuovo in giro per il liceo dopo le lezioni?» dice spegnendo la sigaretta sul muro, per poi sbuffare l'ultima nuvoletta di fumo, e buttarla nel posacenere prima di entrare al liceo.
«Per la cronaca, sì. L'ho visto ancora.» gli rispondo a tono, riferendomi nuovamente alla prima domanda.
«Io ne dubito...» fa lui seguendomi all'interno e iniziando a percorrere con me il corridoio.
​«Ok... lo ammetto... Sono scappata a gambe levate prima di aver visto qualcosa, ma ho comunque sentito sentito lo stesso identico rumore dell'altro giorno.»

«Ergo, ti sei fatta paura da sola un'altra volta.» dice lui trattenendo una risata.
«Non è vero! Ricordi queste?» tiro fuori dalla tracolla il pacco di sigarette che ieri ho trovato vicino alle scale.
Facendo questo, qualcosa scivola dal suo interno, qualcosa di cui non mi ero accorta ieri sera, presa dalla foga di scappare.
​Mi chino per raccoglierlo, ma lui è più veloce di me e allunga le sue dita sul piccolo pezzo di plastica che riconosco subito, prima ancora che lui gli dia un nome.

«Hey, questo è il mio plettro!» esclama tenendo tra le dita il piccolo triangolo nero dalle venature rosse.
«Il tuo cosa?» domando sgranando gli occhi.
«Non sai cos'è?» mi chiede lui tra lo sconvolto e il divertito.
​«So benissimo cos'è un plettro, ma...»

«Non dovresti andare in giro a prendere le cose altrui sai?» mi ammonisce lui, infilandoselo in tasca.
​«Innanzi tutto non sapevo nemmeno che fosse qui dentro. - dico mostrando il pacchettino che ho ancora in mano - E poi, l'ho trovato vicino alle scale, quindi...»

Improvvisamente una scintilla mi attraversa il cervello, come quando nei fumetti o nei cartoni animati si accende la lampadina dell'idea e finalmente diventa tutto chiaro. Probabilmente questa mia illuminazione è visibile anche dall'esterno, perché l'aria strafottente e ribelle del rockettaro di fronte a me si corruccia un po', aggrottando le sopracciglia rosse come i suoi capelli.
​«A che stai pensando ragazzina?» mi domanda, e non capisco se è un tono di sfida o di mera curiosità.

«Non è che sei tu l'ombra del liceo e stai facendo tutto questo per spaventarmi o per farmi passare per stupida?» dico con un tono sospetto, mettendo una mano sul fianco, come se ora fossi io a volerlo rimproverare.
Lui scoppia a ridere e per un attimo ho l'impressione che lo faccia perché il suo scherzo ha funzionato, ma poi dà voce ai suoi pensieri e tutte le mie convinzioni s'incrinano.
​«Io non so nemmeno di cosa parli. Mi pare di avertelo detto ieri che quel pacchetto di sigarette non è mio. Non so come ci sia finito il mio plettro lì.» si giustifica e, lo ammetto, sembra sincero, ma non lo conosco abbastanza per esserne così sicura.

Sbuffo per l'ennesima volta, scuotendo la testa, rassegnata. In quel preciso istante suona la campanella.
«Accidenti, devo ancora prendere i libri!» impreco scocciata correndo verso l'armadietto.
​«Buona giornata, ragazzina!» sento urlarmi da lui, in lontananza.

Arrivata davanti al mio piccolo spazio personale del corridoio, mi volto verso di lui, vedendolo entrare con tutta la sua nonchalance dentro una delle aule, senza libri o qualsiasi altra cose facesse intendere che stia andando a seguire una lezione.

Il mio dolce CupcakeWhere stories live. Discover now