Il gentleman ribelle

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Ruoto la testa lentamente, in modo da farmi scrocchiare il collo. Per qualche strano motivo questa notte ho dormito male, continuavo a sognare Kentin che mi offriva biscotti e compariva ovunque in meno di un nano secondo, tipo spettro.

Sospiro, chiudendo l'armadietto e ciò che mi ritrovo davanti mi fa rabbrividire ancora di più del mio ex compagno di scuola appiccicoso.
«Guarda un po' chi c'è...» dice, questa specie di barbie, con quella sua vocetta odiosa.
Seriamente, siamo solo al secondo giorno e già vorrei sbatterla al muro. 

Ovviamente al suo seguito le solite ancelle, una da un lato e una dall'altro, manco fossero le sue guardie del corpo. Ah, ma so bene a che servono quelle due, a sostenerla in qualsiasi sua affermazione. Altrimenti non si sentirebbe la regina del liceo. Regina... Mi torna in mente, per il secondo giorno di fila, Mean Girls, forse dovrei rivederlo.

«Tu sei la fidanzatina del caro Ken, no?»
Sgrano gli occhi, sconvolta. Sta scherzando spero.
«Cosa?!» chiedo.
​Sono quasi pronta a sbranarla, sento la rabbia cominciare a ribollirmi in corpo. Cominciamo proprio bene la giornata.

«Non fare quella faccia, - continua lei, non sapendo che sta decisamente giocando col fuoco - tanto con il tuo look così... "normale" non sei mica tanto meglio! Che ne dite Li e Charlotte?» domanda poi alle due, come volevasi dimostrare.

Mi trattengo dal digrignare i denti come un cane rabbioso. È già la seconda persona in soli due giorni che critica il mio modo di vestirmi. Maledizione, il mio guardaroba fa così schifo per questo liceo?

Prendo un profondo respiro. Perché diavolo devo rovinarmi la giornata per colpa di queste tre oche giulive, che ora stanno starnazzando divertite e orgogliose di avere un'altra vittima da prendere in giro. No, mi spiace. Io non mi farò mettere i piedi in testa.
«Perché non...» tento di dire, ma la biondina mi blocca di nuovo.
​«A proposito, visto che adesso hai finito l'iscrizione, puoi anche smetterla di girare attorno a Nathaniel.» mi dice, lanciandomi un'occhiataccia, per poi superarmi e andarsene, con le schiavette al seguito.

Mamma mia, quanto sono insopportabili tutte e tre. Odiose dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi. E poi cosa cavolo importa a quella lì di Nathan... Oddio, ditemi che non stanno insieme.
Per un attimo mi sale un conato di vomito al solo pensiero. Poi però realizzo che è impossibile. No, assolutamente no. Uno serio, gentile ed educato come Nathaniel non può stare con quella specie di bambola che si crede una diva. Insomma lei è più tipa da belloccio della scuola, beh non che Nathaniel sia brutto però, quella non si metterebbe con il segretario delegato. Vero?
Scuoto la testa. No, no. È impossibile.

Decido di allontanarmi anche io da loro, come se facendolo mi potessi allontanare anche da quei pensieri assurdi.
Vedo una delle aule aperte e mi ci tuffo dentro come fosse la mia unica salvezza, ma appena noto chi c'è all'interno mi blocco.

«Ciao.» riesco a dire soltanto, mentre i suoi occhi verde oliva mi cominciano a squadrare, probabilmente valutando di nuovo il mio abbigliamento.
Lui nemmeno mi saluta, si toglie una cuffietta dall'orecchio destro e mi fissa ancora per qualche secondo, mentre quelli che mi sembrano i Guns N' Roses suonano attraverso i suoi auricolari, facendomi sentire maledettamente a disagio.

«Vanille...» dice appena.
​«Come...? Come sai il mio nome?» chiedo, titubante, quasi mordendomi la lingua, non devo mai parlare in quel modo con lui, lo so bene.

Lui si passa una mano tra i lunghi capelli rossi.
«L'hai detto tu ieri che eri quella nuova no? Pensi che le voci non girino in questo liceo?» mi domanda, quasi come se non gli importasse affatto della risposta.
«Giusto.» rispondo appena io.

«Allora, che ci fai qui?» chiede e anche sta volta non so se gli interessa davvero o no.
Prendo un sospiro, ricordandomi finalmente da cosa mi stavo nascondendo, se così si poteva dire.
«Cerco di scappare da un gruppo di ragazzine sciocche.» rispondo, sedendomi al banco di fianco a lui, afflosciandomi poi sulla sedia.
​«Ce ne sono parecchie di ragazzine sciocche in giro.» dice, calcando l'aggettivo che avevo usato, quasi come se lo stesso termine fosse sciocco, e alzando il sopracciglio.

Forse reputa anche me sciocca?
Ignoro quei pensieri e ribatto. Ho bisogno di sfogarmi, e l'unico modo è raccontare tutto a chi, sicuramente, conosce di più quelle tre oche rispetto a me.
​«Parlo delle tre che sono sempre insieme. La bruna, l'asiatica e la bionda, credo si chiami Ambra. Sono appena arrivata, eppure già non fanno altro che provocarmi...» concludo, ricominciato poi a respirare, cavolo, l'ho detto tutto d'un fiato.

Lui scoppia a ridere, divertito probabilmente dalla completa esasperazione.
«Parli della sorella di Nathaniel e delle sue amichette? - a quella domanda sgrano gli occhi, ma lui continua - Hai ragione, sono le reginette delle insopportabili!»
​«Ha... Hai detto sorella?!» domando, non potendo credere a quello che ho sentito.

«Esatto. Ambra e Nathaniel sono fratelli.» mi risponde lui, come se fosse tutto mostruosamente ovvio.
​Ma come può essere ovvio. Quella notizia a momenti mi sconvolge ancora di più dell'idea che fossero fidanzati. Com'è possibile che quella specie di arpia vestita da bella ragazza e il delegato dolce e simpatico della scuola, siano fratelli. 

«Che ti hanno fatto?» domanda di nuovo lui, portandomi di nuovo sul pianeta terra, lontano dai miei assurdi film mentali.
«Beh, sono la nuova arrivata no? Nuova arrivata, nuovo giocattolino... - dico, senza nemmeno pensarci troppo, conosco bene quel genere di ragazze e sono sicura di essere quello per loro - Mi aiuteresti?» gli domando quasi d'istinto.

A lui scappa un sorriso.
«E cosa dovrei fare, scusa? Battermi con loro?» mi domanda ironico, mentre la musica dalle sue cuffie cambia, passando a quelli che mi sembrano gli Iron Maiden.
«Dai sù, con un po' di fortuna riusciresti a batterle! Io faccio l'arbitro!» sorrido di rimando, finalmente in qualche modo ho ripreso la mia lucidità e riesco a rispondergli come dovrei.

Si lecca le labbra in un gesto veloce e maledettamente sexy.
«Vuoi che mi faccia cacciare dal liceo? E poi io sono un gentleman, non mi batto con le ragazze.»
​Alzo il sopracciglio, guardandolo quasi con aria superiore. Sentir dire da un rockettaro, che si sta ascoltando "The Trooper" degli Iron Maiden, che è un gentleman è quasi al limite del ridicolo.

Faccio un sospiro, alzandomi nuovamente in piedi e afferrando la tracolla.
«Allora ciao, caro il mio gentleman.» dico, muovendo appena le dita della mano destra e facendo per uscire dall'aula, tanto di qui a poco dovrò andare comunque a lezione.
Lui però si alza con me, avvicinandosi.
«Come scusa? Mi stai provocando per caso?» sussurra con voce roca, tanto da farmi sentire un brivido lungo la schiena.
Poi però mi da un pizzicotto sul mio braccio, scoperto dalla maglia a maniche corte a fiori che sto indossando oggi, per poi ridere divertito.
​«Ma... Ehi!» protesto, pizzicandolo di rimando, ma purtroppo con il giubbotto di pelle, non viene tanto facile.

Lui alza di nuovo il sopracciglio, sempre con quell'aria strafottente, come se fosse superiore al mondo.
«Comunque per tua informazione, il mio nome è Castiel. E ora vai, fila, ragazzina! Prima che perda le mie buone maniere da gentleman.» mi dice, aspettando poi che io me ne vada per davvero.

Gli lancio un'ultima occhiata, mentre lui continua a fissarmi in attesa che esca dall'aula, poi torno verso il corridoio, diretta alla mia prima lezione mattutina, proprio nel momento in cui la campanella sta suonando.

Il mio dolce CupcakeWhere stories live. Discover now