CAPITOLO 8

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Stamattina mi sono svegliata super carica, anche se un pizzico d'ansia inizia a tormentarmi non appena mi ritorna in mente la festa rivale che hanno deciso di organizzare proprio stasera. Ma rimango positiva, emozionata e contenta, forse troppo al tal punto di dimenticare totalmente la discussione con mia madre avuta la sera prima, infatti, scendendo le scale saltellando urlo un caloroso "Buongiorno mamma" non appena vedo la sua ombra.
Mi guarda e non so cosa stia pensando in questo momento, spero non sia arrabbiata.
Con mia grande sorpresa si avvicina e mi abbraccia. Un abbraccio forte, profondo e pieno di affetto. Non ne ricevevo uno da quando mi diede la notizia della morte di papà.... devo preoccuparmi?
Continua a stringermi forte, poi mi accarezza i capelli e mi dice con tono calmo: "Non voglio più discutere con te per quella questione, spero sia chiaro come devi comportarti da oggi in poi con lui. Te lo ordino io, come l'avrebbe fatto...." la interrompo subito. Non voglio che termini la frase. Non può usare questa scusa per farmi fare ciò che lei vuole. Beh, in realtà questa cosa l'avrebbe voluta lui, mio padre, per primo. Forse è la cosa giusta da fare, devo farla, perché mi sono promessa che non gli avrei causato più delusioni.
"Si, va bene"
Ecco, come non detto, il mio umore è già cambiato.

Anche stamattina sono in ritardo. Ho sprecato circa un'ora a decidere cosa mettere. Succede quando sono nervosa o in ansia, divento anche insicura del mio aspetto. Ma alla fine mi decido ad uscire di casa con un paio di pantaloni neri con un body prugna.
Arrivo a scuola con molta calma, tanto ormai ho già fatto abbastanza tardi, correre non migliorerà le cose.
Entrando in classe, la prof della prima ora mi guarda malissimo, è nuova ma già mi ha vista entrare in ritardo almeno un paio di volte, quindi starà pensando che io sia una ritardataria, il che non è affatto vero, odio esserlo, ma purtroppo ultimamente mi sta capitando spesso.
Mi metto a sedere al mio posto e Giulio mi saluta con un sorriso. Io gli faccio un semplice cenno. Cerco di ignorarlo più possibile, ma questa impresa si rivela sempre più impossibile. Infatti, stranamente, stamattina ha voglia di parlare con me, a volte riesco a non dargli corda, riesco a farlo pensando a mio padre, ma alcune volte proprio non resisto.

Suona la campana della ricreazione e prima che tutti potessero alzarsi per uscire in cortile, Clarissa si avvicina alla cattedra e richiama l'attenzione di tutta la classe.
"Ragazzi stasera sta a voi decidere come trascorrere la vostra serata. Potete scegliere di andare a divertirvi in una festa al centro, tra l'altro organizzata da un mio grande amico, oppure andare al locale di Samanta." Urla con la sua voce da papera.
Guardo subito Sam, per paura di una sua brusca reazione mi avvicino a lei. Intanto Clarissa, evidentemente non abbastanza soddisfatta continua il suo pietoso discorsetto.
"Sarà super divertente, però un po' mi dispiace per te Sammy..." Dice avvicinandosi, Sam inizia ad irrigidirsi. Ma si può mai essere così cattivi? Sammy era il nome in con cui suo padre era solito chiamarla. Sam odiava questo nomignolo, non permetteva nessuno di chiamala così, eccetto che a suo padre, che ora non vede da un po'. Clarissa lo sa benissimo, perché un tempo loro erano amiche, beh certo, non erano legate come lo siamo noi, ma avevano comunque un buon rapporto.

"Sono sincera, mi dispiace per la vostra festa, ma se mi assicuri di pulire quel posto squallido, potrei anche passarci prima che la festa in centro abbia inizio" Conclude la vipera con aria soddisfatta.
Guado la mia amica e percepisco profondo dolore nei suoi occhi, lei guarda me e subito esce dall'aula, quasi correndo. Non so che dire, non vorrei dire niente, vorrei semplicemente prendere Clarissa a schiaffi.
George raggiunge Sam, io lo seguo.
Vedo Sam e George in fondo al corridoio. Sam sta bene, gli sono bastati una decina di secondi per riprendersi.
"Non importa chi verrà, importa stare noi 3 insieme e divertirci. Anche se dovremmo essere gli unici nel locale, avremo più spazio a disposizione." Scherza lei.
Invidio il suo menefreghismo sulle cose futili, invidio la leggerezza che da alle cose, il suo non essere drammatica, ma soprattutto invidio la sua incredibile forza.

Alla fine delle lezioni George e Sam verranno a casa mia dove ci prepareremo insieme per stasera. Il pomeriggio lo passeremo a controllare i preparativi della festa.

È tutto perfetto. Tutto pronto. Noi siamo felici ed ben vestiti. Io indosso un vestito bianco lungo fino a sopra il ginocchio con un cinturino sotto al petto. I tacchi non sono troppo alti, odio quelli troppo alti, sono scomodi e a mio parere anche un po' volgari. I capelli sono raccolti al lato ed il mio trucco è molto semplice.
Dalle scale scende George, devo dire che il suo aspetto mi piace tantissimo. Lui ha optato per una giacca, una camicia, è un paio di jeans. Subito dopo noto anche la figura della mia amica. Wow. Una ragazza che indossa sempre jeans e sneakers, come Samanta, non l'avrei mai saputa immaginare così. Grazie al suo tubino nero ho appena notato che ha delle bellissime forme. I capelli sono biondissimi e ben piastrati e stranamente si è decisa a mettere un rossetto diverso dal suo solito nude. Le sue labbra sono rosse e carnose.
Ma cosa vedono i miei occhi?
Tacchi ai piedi della mia amica?
Mi ha veramente stupita questa sera.
"Chi sei tu e cosa hai fatto alla mia Samanta?" Scherzo io, prendendola per mano e ammirando il suo aspetto.
"Non mi dona questo aspetto, vero?" Chiede insicura.
"Stai scherzando? Sei bellissima" Interviene George.
Dopo vari scatti di foto ricordo, finalmente raggiungiamo il locale, dove è già tutto pronto.

THE NEIGHBORWhere stories live. Discover now