CAPITOLO 3

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Un fastidioso rumore di un camion interrompe il mio sonnellino prima del previsto. Ieri Sam e George sono andati via tardissimo e quindi speravo di dormire qualche oretta in più. Mi alzo dal letto barcollando e sfregando gli occhi e mi dirigo verso il balcone per vedere cosa diavolo stanno facendo di prima mattina. Noto un camion dei traslochi vicino alla villetta di fronte alla mia. Quindi da oggi avrò dei nuovi vicini. È da un po' che quella casa è disabitata, prima ci viveva una famiglia con cui i miei genitori non avevano rapporti, penso che sia successo qualcosa che li abbia fatto litigare prima della mia nascita, visto che non si salutavano neanche quando si incontravano. Spero che almeno questi siano simpatici, e magari con un figlio della mia età carino.
Ecco che arriva un'auto, dovrebbero essere loro. Da questa escono due bambini, di circa  dieci o forse undici anni, e un ragazzo. Spalanco gli occhi per squadrarlo meglio e devo dire che è molto carino. Ma che dico, è bellissimo, me ne sono innamorata. Credo abbia anche la mia età. Poi esce una donna, ma lei ha una faccia conosciuta, ricordo di averla già vista, ma non so dove. I miei dubbi vengono colmati non appena vedo uscire dal lato dell'autista un uomo alto e magro, con capelli neri e occhiali da sole. Quello è impossibile non riconoscerlo, è Marco. Sono i vecchi vicini. Ma come mai sono tornati?! Per dire la verità non so neanche perché se ne fossero andati. Marco si guarda intorno sembra essere un po' agitato. Quest'uomo mi ha sempre incuriosita, non so perché, ma è come se a volte avrei voluto parlargli, precisamente non so di cosa, ma avrei voluto sentire il suo tono di voce. Forse perché lo vedevo sempre in silenzio e sulle sue, mentre il resto della famiglia faceva sentire abbastanza la loro voce. Sono molto sorpresa del notevole cambiamento del figlio Giulio, lo ricordavo un ragazzetto ciccione, con l'apparecchio e gli occhiali. Adesso è fantastico, sembra uscito in uno di quei classici film Americani dove gli attori sono tutti perfetti e palestrati. Non ha più gli occhiali e dal sorriso che prima ha rivolto alla madre, posso dire che non ha neanche l'apparecchio e che quando sorride è ancora più bello. Dei due gemelli, non ricordavo quasi nulla, erano molto piccoli quando se ne sono andati.
Vado in camera di mia madre per avvisarla del loro arrivo. La sua camera si trova dall'altro lata della mia, quindi non ha ancora scoperto nulla. Mi affaccio dalla porta e la trovo stesa sul letto con in mano il suo cellulare.
"Buongiorno mamma"
"Buongiorno, come mai già sveglia" . Dice continuando a tenere il cellulare tra le mani, ma nello stesso tempo sorpresa di vedermi.
"Beh mi hanno svegliato, o meglio un camion mi ha svegliata".
Mia madre mi guarda con un espressione confusa.
"Si un camion dei traslochi..." . Continuo io.
"Oh quindi avremo dei nuovi vicini". Mi blocca lei.
"Si, nuovi vecchi vicini". Scherzo io, ma mia madre sembra cambiare espressione. Improvvisamente diventa agitata e ripete più di una volta che mi sto sbagliando e che è impossibile che siano loro. Che mia madre non avesse un buon rapporto con loro è ormai ovvio, ma ad arrivare ad essere addirittura sconvolta del loro ritorno mi sembra un tantino esagerato.
"Mamma ti dico che non mi sto sbagliando, vieni a vedere dal balcone di camera mia allora". Così lei si alza di sbotto per andare verso il balcone. È strana, sembra stia vedendo un qualcosa di impossibile, sembra quasi arrabbiata.
"Cos'è che non va?" Le chiedo, quasi preoccupata. Lei caccia un sospiro. "No, niente. Sai che non c'era molta simpatia tra di noi, ed ora che non c'è tuo padre sarà ancora più fastidiosa questa situazione".
La sua reazione mi è sembrata fin troppo esagerata, voglio dire, capita a tutti di avere dei vicini con cui non si ha un bel rapporto.

Questa notizia l'ha scombussolata per tutta la giornata, è stata anche parecchio con la testa tra le nuvole. Sono sicura che c'entra papà. Forse papà li odiava e a lei fa male rivederli. Oppure semplicemente non pensava in un loro ritorno. Comunque, qualunque cosa sia, l'ha presa veramente male. Oggi non è proprio uscita di casa, neanche per annaffiare le piante nel giardino. Anche io sono stata tutta la giornata a casa, ma non perché non voglio incontrare i vicini, anzi mi farebbe molto piacere incontrare Giulio, ma sono stata a tenere sotto controllo mamma, osservando le sue espressioni e studiando il suo umore. Ora però devo proprio uscire, avevo promesso a Sam che le avrei dato una mano questa sera al locale, anche se non devo fare molto, visto che non ci sono così tanti clienti ultimamente. Prima andava bene, c'erano molte persone, soprattutto anziani e molti amici del padre di Sam. Insomma non c'era molta gioventù, ma c'erano comunque parecchi clienti e quindi l'entrata era notevole. Adesso di meno, molto di meno.

"Mamma io vado al locale di Sam, per darle una mano. Tu... tutto bene? Serve qualcosa anche a te?". Mi rivolgo a mamma mentre cerco le chiavi della macchina dalla mia borsa.
"Oh no tesoro, non mi serve niente". Adesso sembra sia più tranquilla e questa cosa tranquillizza anche ma.
"Tu non esci?".
"Oh no, non sono in vena stasera, ma se tu fai tardi al bar organizzerò una cena con Terry e sua sorella."

Esco di casa e mi dirigo verso la mia macchina che è parcheggiata vicino quella dei "nuovi" vicini. Mentre sto per aprirla mi assale un dubbio. Ma ho preso il mio cellulare? Sono una persona molto sbadata e odio esserlo è molto spesso mi capita di scordare le cose e rendermene conto troppo tardi. Apro la borsa sperando di averlo preso, perché di rientrare a cercarlo proprio non mi va. Nel mentre della mia disperata ricerca cade un lampo, non molto lontano da qui, facendomi spaventare e facendo cadere la borsa rovesciando a terra metà del suo contenuto. "Cazzo" penso. Mi inchino a terra per raccogliere tutto. Il lato positivo è che ho appena visto il mio telefono.
"Ti serve una mano?" Chiede una voce alle mie spalle.
"No..no grazie". Mi giro e rimango a bocca aperta. È Giulio, in tutta la sua bellezza. Mi ha appena rivolto la parola. Finisco di raccogliere la mia roba e lui mi aiuta a rialzarmi.
"Sofia, non so se ti ricordi di me, sono Giulio, abitavo qui prima, ci siamo ritrasferiti proprio stamattina". Dice sorridendomi. Io intanto cerco di non sciogliermi per il fatto che ricorda il mio nome e per il suo sorriso.
"Oh si Giulio". Faccio la vaga. "Come mai siete ritornati?". Chiedo incuriosita.
"Non ti fa piacere?". Scherza lui.
"Oh no, no...no anzi sono contenta di avere nuovi vicini". Credo di essere diventata rossa.
"Mio padre aveva avuto un trasferimento di lavoro e adesso è stato ritrasferito qui"
"Oh capito, adesso devo andare, per qualunque cosa puoi contare su di me" . Gli sorrido. Penso sia dura cambiare vita quindi trovo gentile offrire il mio supporto.

THE NEIGHBORWhere stories live. Discover now