CAPITOLO 7

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Siamo ormai stati in un paio di negozi, e l'imbarazzo che avevamo entrambi all'inizio, sembra essere parecchio diminuito.
"Questo abito è perfetto per lei, signorina". Mi dice una commessa, ma questa frase l'ho già sentita nel negozio precedente e in quello prima.
"Valorizza le tue forme". Insiste questa. Intanto io guardo il mio riflesso allo specchio del camerino. Lancio un'occhiata a Giulio, che sembra non approvare.
"Non è per te". Afferma con tono severo.
Che vuol dire che non è per me? È un semplice vestito rosso, lungo appena sotto il sedere è molto attillato. Sono d'accordo con la commessa, questo abito valorizza le mie forme, fin troppo. Mi infastidisce però che Giulio pensi che non sia adatto a me, anche se ha pienamente ragione.
"Perché... perché non è per me?" Chiedo, non nascondendo la mia delusione.
"Non è per brave ragazze come te". Dice, non curandosi della presenza della commessa, che precedentemente aveva anche affermato di averlo uno simile, infatti lo guarda storto, offesa, quasi arrabbiata.
Dopo circa un'ora riesco a trovare il giusto vestito.
Arriviamo fuori casa e prima di scendere dalla sua auto lo ringrazio per avermi accompagnato.
"Figurati". Mi sorride.
"Voglio passare più tempo con te, voglio conoscerti meglio". Aggiunge proprio mentre sto per aprire lo sportello della sua auto.
Ha veramente detto quello che ho sentito? Non posso crederci. Io lo guardo e lo sorrido, non so cosa dire.
Entro a casa che sorrido come un ebete. Dopo circa dieci minuti mi accorgo di essere sola. Scorgo un biglietto sul frigo, è di mia madre, ovviamente, mi avvisa di essere andata a fare la spesa. Non amo stare sola, quindi decido di chiamare George per vedere se ha deciso cosa mettere.
"Sofi?....Non dirmi che Giulio non ti può più accompagnare!?" Risponde agitato.
"Oh no tranquillo, sono appena tornata, volevo sapere se ti serviva un mio aiuto per scegliere cosa mettere." Dico sperando che mi invita a casa. Adoro andarci, anche se sento un po' d'imbarazzo nei confronti dei suoi genitori.
"Oh d'accordo, vieni sono a casa" Non me lo faccio ripetere due volte che mi precipito in macchina per raggiungerlo. Arrivo fuori l'incantevole dimora del mio amico è il cancello si apre, quasi come per magia. Beh in realtà lo apre George vedendomi arrivare, ma ogni volta mi piace pensare che sia tutta una magia.

"Permesso". Dico con tono delicato non appena varco la soglia della casa.
"Oh entra, sono solo". Urla George dalla cima delle scale. Caccio un sospiro di sollievo e mi precipito al piano di sopra stando attenta a non rovinare la costosissima moquette delle scale.
Saluto il mio amico che subito mi chiede della giornata. Non ho ancora parlato della mia cotta per Giulio con i miei due migliori amici, ma pare che loro abbiano già capito tutto.
"Sei stata bene con lui?" Domanda di mia sorpresa lui.
"Si...si un divertente pomeriggio tra amici..." Cerco di convincerlo ma lui rimane impassibile.
"È così evidente?" Mi arrendo subito io. So che con George non posso fingere, mi conosce troppo bene.
"Ha detto che mi vuole conoscere meglio". Urlo entusiasta io.
"Non penso sia il ragazzo giusto per te". Afferma con tono di disprezzo.
Mi spiazza. Non so perché dice ciò. Mi ha davvero infastidita.
"Che ne sai dei ragazzi che fanno per me". Mi alzo di sbotto, quasi urlando, con occhi pieni di rabbia.
"Hei Sofi, calma, tengo a te lo sai. Voglio solo che non ti ci affezioni troppo. Non lo vedo un tipo serio, tutto qui". Mi dice avvicinandosi e abbracciandomi. Ricambio l'abbraccio, un po' fredda. So che lo dice perché realmente lo pensa e non per altro. Non vuole farmi soffrire, mi fa piacere che si preoccupi per me, ma sento Giulio sincero e interessato, voglio davvero conoscerlo meglio.
La situazione si sta facendo imbarazzante quindi decido di cambiare discorso.
"Allora, cosa metterai domani?" Dico rallegrando il tono di voce. Lui mi mostra alcuni abbinamenti che subito boccio categoricamente. Ma mentre apro l'anta scorrevole del suo armadio vengo interrotta da George.
"Non ci posso credere"
Lo guardo preoccupato e gli chiedo il motivo di tanta agitazione.
"Hanno organizzato un'altra festa, uguale alla nostra, proprio domani". Afferma mostrandomi la locandina dal suo cellulare.
"Beh, vorrà dire che la nostra idea è piaciuta tanto da imitarla". Lo rassicuro.
"Ma anche questa festa è domani". Ripete ricalcando ogni parola. Lo guardo non capendo tutta questa sua agitazione.
"Dai Sofia, proprio non capisci? Ci sarà concorrenza! È in un locale al centro quindi chiunque lo preferirà al....nostro"
Cavolo non ci ero arrivata. Non è giusto, non possono farlo. Beh forse possono.
Chiamiamo Sam per avvisarla di questa faccenda, ma dopo aver spiegato la situazione non sembra preoccuparsene.
"Ragazzi, sapevamo che non sarebbe andata poi così tanto bene. Forse a questo punto dovremmo annullarla, così andremo anche noi a questa festa". Risponde senza scomporsi minimamente. George mi guarda con aria approvativa.
"No, no non rinuncerò a questa cosa. Non importa chi verrà, ci siamo impegnati per organizzare questa festa, la nostra festa. Dobbiamo rimanere positivi, fine alla fine. D'accordo?" Protesto vedendo i miei amici rassegnarsi. Odio non portare le cose al termine, non lo faccio mai, quindi non vedo perché un'altra festa debba impedire lo svolgersi della mia. George e Sam sanno che cercare di farmi cambiare idea è un impresa impossibile, infatti non tentano neanche.

Da sopra sentiamo la porta d'ingresso aprirsi, sono appena arrivati i genitori di George, guardo l'orario è noto che sono quasi le otto. Strano, mia madre non mi ha lasciato neanche un messaggio, sarà meglio tornare a casa. Rifiuto il cortese invito a cena da parte della signora Harrison e raggiungo la mia macchina.
Al mio rientro a casa trovo mia madre seduta rigida sul divano.
"Pensavo non facessi più ritorno". Mi rimprovera guardando l'orario dal suo orologio da polso.
"Sono andata da George, non mi ero accorta dell'orario". Rispondo sorpresa. È strana, sembra infastidita, eppure ritorno sempre tardi per cena.
"Ah, stavi da George?". Domanda cambiando totalmente tono.
"Sono contenta che non sei uscita con Giulio, proprio come ti ho chiesto di fare". Adesso è proprio felice, ma io tengo subito a chiarire la situazione, spiegando come sono andate le cose. Lei ritorna severa.
"Non capisco perché non vuoi che lo frequenti, è un bravo ragazzo."
"Non mi piace la sua famiglia, quante volete devo ripeterlo?" Inizia quasi ad urlare. Era da tanto che non lo faceva con me.
"Beh a me piace lui". Dico senza pensarci e urlando più di quanto volessi.
Mia madre sembra sconvolta, senza dire neanche una parola mi guarda perplessa. Decido di andare di sopra, per non peggiorare la situazione.

THE NEIGHBORDär berättelser lever. Upptäck nu