CAPITOLO 2

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Almeno che i miei amici non abbiamo fatto un notevole anticipo, sono rimasta circa due ore in ammollo, perché ricordo benissimo che quando ho aperto il rubinetto della vasca per riempirla quasi fino all''orlo, erano circa le 18:00, minuti in più, minuto in meno, e loro sarebbero dovuti venire alle otto. Ora sono al piano di sotto, sono entrati grazie a mia madre, che non è ancora uscita. Corro in camera mia e cerco di vestirmi nella maniera più veloce possibile. Apro la porta scorrevole della mia piccola cabina armadio e mi dirigo, quasi correndo, verso il lato "casalingo", che possiamo trovare in quasi tutti gli armadi femminili, completi di vestiti comodi ma con cui non vorresti mai farti vedere in giro. Afferro dei pantaloncini e un top, li indosso e mi precipito al piano di sotto dove trovo i miei amici che ridono a crepapelle guardando lo schermo del cellulare di mia madre. Mi avvicino per cercare di capire cosa provoca queste loro risate e non appena riesco a capire di cosa si tratta, trattengo la risata e con un tono più serio possibile mi rivolgo verso mia madre "Mamma...ma è possibile avere un po' di privacy?" poi guardo i miei amici e tra le mie labbra sfugge un sorriso. Davvero non ce la faccio a trattenermi. È una mia foto in cui dormo in vasca. È così divertente.
"Scusa tesoro, ma eri da immortalare".

Dopo poco mia madre, con un borsone appoggiato su una spalla e la sua borsa sull'altra, esce salutandoci e avvertendomi che poi sarebbe anche andata a prendere qualcosa al bar sempre con Terry e sua sorella. Sono contenta che escono insieme, almeno si consolano a vicenda, essendo che Terry è
divorziata e sua sorella è single. E poi le trovo veramente simpatiche.

"Allora ragazzi, mia madre ha comprato il necessario per cucinare il pollo, ma essendo che non mi va stasera di mettermi ai fornelli, che dite se ordiniamo una pizza?" Domando, già sapendo la scontata risposta.
Sam si mette subito comoda togliendo le scarpe e stendendosi sul divano con il telecomando in una mano e nell'altra un bicchiere di coca cola. Scommetto che me la farà durare neanche mezza serata, infatti quello è già il secondo bicchiere. George invece è rimasto composto. Lui è un tipo del tutto diverso da Samanta. Lui è posato, gentile e intelligente, lei invece è testarda,arrogante e della scuola non ne vuole sapere. Non è affatto posata, ma per me, e per le persone che ama, farebbe di tutto. Dietro alla sua maschera da tipetta dura e forte si nasconde un cuore grandissimo e anche un po' di debolezza.
Siamo un trio perfetto.
"Stamattina cosa hai avuto di meglio da fare, sentiamo". Dico rivolgendomi a Sam.
"Oh si scusami, ma dovevo aiutare mamma al locale, sai da quando papà se n'è andato è un casino lì. Mamma non è in grado di gestirlo da sola, quindi se non voglio andare a vivere sotto i ponti mi tocca prendere in mano la situazione". Confessa con non molta preoccupazione, io al suo posto sarei andata in panico.
"Oh capito, se hai bisogno d'aiuto conta su me e George, vero?". Poso lo sguardo su di lui che sembra sia rimasto incollato ad un libro.
"Vero?". Ripeto con tono più alto per farmi sentire. Questa volta alza la testa e e annuisce per poi ritornare al suo libro di scienze.
"Oh George andiamo, posa quel libro". Dico ma subito dopo Sam si alza e scaraventa il libro Per terra.
"Tanto questi stupidi compiti delle vacanze nessuno li fa. Smettila di startene su questo cazzo di libro a ripetere cose che sai a memoria" urla Sam, poi aggiunge con un tono più calmo e dolce "Tu sei bravissimo e lo so che per te è importante svolgere i tuoi compiti, e devi farlo.... così li farai copiare a me e Sofia, ma c'è un limite a tutto".
George si alza per raccoglie il libro e io e Sam ci guardiamo in segno di sconfitta, ma cambiamo subito espressione quando vediamo che lo poggia sul tavolo e ritorna a sedere sul divano vicino a noi.
Dopo non molto suona al citofono il fattorino che ci consegna tre pizze rotonde. Due molto semplici con le patatine, e una, ovvero quella di Sam, strapiena di mozzarella, formaggio, rugola, prosciutto e tanto olio. Mangiando le nostre pizze iniziamo a chiacchierare, a ridere e a scherzare. Le serate così, con loro, mi fanno veramente bene. Poi Sam molla uno schiaffo dietro alla nuca di George e io lo abbraccio e questo ci fa ricordare il nostro primo incontro.
"Sei sempre stata manesca". Comincia George tra le mie braccia.
"Si, sin dal primo giorno d'asilo". Scherza lei.
"Quando stavo piangendo perché i miei genitori mi avevano lasciato lì e tu ti avvicini mollandomi uno schiaffo perché il mio pianto ti stava infastidendo". Continua George.
"E io mi avvicino a te per abbracciarti e consolarti mentre rido di nascosto con Sam" concludo io.
"Mi sembra ieri, eppure sono passati quasi quindici anni" . Dice Sam.
E già, sono passati quasi quindici anni da quando io, Samanta e George siamo diventati inseparabili. Abbiamo sempre fatto tutto insieme da allora. Quando è venuto a mancare mio padre loro erano le uniche persone con cui mi andava passare del tempo, quando il padre di Sam è andato via da casa, lei si è sfogata solo con noi confessandoci che ci soffriva di questa situazione anche se non lo dava a vedere con gli altri, e con George dobbiamo subirci le sue continue paranoie su praticamente tutto, e anche se ha una ricca famiglia inglese con genitori presenti e sofisticati, neanche per lui la sua vita familiare è proprio perfetta. Ma infondo a questo servono gli amici, loro non ci sono solo nei momenti belli, gli amici, quelli veri, li troviamo anche nel buio e nel dolore, pronti a portarti luce.

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