La sua mano si posò sulla mia fermando i miei movimenti.
"Smetti di darti colpe insensate." Scosse la testa contrario "Non è stata colpa tua e, cosa più importante, non sei idiota."

Le mie labbra crearono una linea sottile, per poi inumidirle con la lingua.
"Sei l'ultima persona al mondo che può definirsi idiota." Terminò, mostrandomi le fossette che tanto amavo.

Ricambiai il sorriso, contenta di ciò che aveva detto.
Era la prima volta che mi parlava in quel modo.

La prima volta che riuscivo a sentirlo sincero e tranquillo ad esprimere i propri pensieri.
La porta si aprì mostrandoci le figure degli amici rimanenti.

Provai a scendere da lì, dato che il mio tempo era sfortunatamente terminato, ma la sua mano strinse di più la mia.
E anche se non me lo disse a parole i suoi occhi parlarono chiaro. Volevo che io rimanessi, non seppi perché, ma poco mi importava.

Sarei rimasta e lo capì non appena mi ri-sistemai con la gamba accanto al suo fianco e gli accarezzai il dorso della mano.

Incominciarono a parlare tra di loro, facendomi scappare qualche risata di tanto in tanto alle battutine di Louis.
"Mi dispiace, ma il tempo è scaduto." Un giovane ragazzo entrò bruscamente nella stanza facendomi sobbalzare sul posto.

"Può rimanere solo una persona." La voce era molto profonda, ma non quanto quella di Harry.
Mi voltai verso quest'ultimo, che aveva appena corrugato le sopracciglia assumendo un'espressione di pura indifferenza.

"Claire." Bisbigliò, probabilmente per non farsi sentire dagli altri.
"Rimango io con lui." Sorrisi agli altri che mi stavano guardando sospettosi "glielo devo." Alzai le spalle, cercando di nascondere il nervosismo mordendomi il labbro inferiore.

Scossero la testa in segno di affermazione salutandoci, Louis uscì subito dopo un "auguri per la cena!" beccandosi uno sguardo di rimprovero da parte del giovane dottore, che chiuse la porta dopo avermi rivolto un semplice sguardo.

"In effetti Louis non ha tutti i torti." Commentai pensierosa.

"Che ne dici se andassi a prendere qualcosa da mangiare?" Indicai la porta.

"Un panino o un hamburger." Proposi.
"Dovrai andare da sola." Alzai gli occhi al cielo al suo commento.

"Sarò velocissima." Scesi dal lettino, prendendo la giacchetta "cosa preferisci mangiare?" Presi lo zaino, che avevo fortunatamente portato con me. "Un cheeseburger."

Mormorai un "ok" per poi uscire dall'ospedale, avvertendo la segretaria che mi sorrise un po' indaffarata.

L'aria fresca fece svolazzare i miei capelli, guardandomi attorno in cerca di qualcuno che mi avrebbe potuto aiutare.

"Mi scusi." Mormorai ad una signora che stava portando a spasso il suo cagnolino, cercando di non spaventarla. Appena notai che fosse intenzionata ad aiutarmi continuai con la mia domanda "dove posso trovare un ristorante o un bar dove fanno hamburger?" Provai ad essere il più chiara possibile.

"Se continui dritto troverai una serie di ristoranti e bar che fanno quella roba che mangiate voi giovani." Mi indicò facendomi ridere.
"La ringrazio, buona serata."

"Ma che gentile. Anche a te fanciulla." Mi abbassai per accarezzare il piccolo cagnolino per poi attraversare attentamente la strada ed addentrarmi in una via piena di luce e di vita.

Guardai i vari menù esposti e, non appena trovai i prezzi giusti e il panino che stimolò la mia acquolina, entrai nel locale, ordinando ciò che volevo.

Pagai e camminai nuovamente verso l'ospedale, con passo più spedito.
Non appena ci misi piede salii le scale, aprendo la porta con tutta la tranquillità che il mio corpo avrebbe potuto sprigionare.

Holmes ChapelWhere stories live. Discover now