Mi limito ad annuire anche se non so che senso abbia.

Sono colpita dalla facilità con cui pronuncia il suo nome.

«Ambra ha paura che ti stia accanto perché ha capito che sei legata a qualcosa di pericoloso per me», aggiunge.

«Pericoloso?»

Brian mi fissa in silenzio per un lungo momento prima di proseguire: «Hai detto che ho mentito. È vero. Mi ricordo quello che ho estratto dal cassetto»

«Cosa hai visto?»

«Samuel»

La velocità della sua risposta mi arriva dritta come un pugno nello stomaco.

Un dolore si condensa pulsante nel mio sterno.

Aspetto in silenzio ma nessun'altra parola mi raggiunge.

Ho paura di scoprire la verità e così stringo forte gli occhi perché sento che le prossime parole mi arriveranno contro come una tempesta di pugnali.

«Sai, forse tu non sai niente di me, ma io amavo tanto tuo fratello. Avevamo quattordici anni la prima volta che ci siamo visti. Lui aveva ancora i capelli biondi fino alle spalle, una giacca di pelle nera troppo grande e un'energia che gli vibrava intorno come una stella collassata. Io ero talmente magro da sentirmi invisibile. Ricordo che rispondevo a monosillabi a ogni sua domanda. Non lo guardavo neanche in faccia! Riuscivo solamente a fissare il minuscolo teschio che aveva tatuato sul dito medio»

Forse trattengo il respiro mentre Brian parla.

Il volto di Samuel torna prepotentemente nella mia testa.

Pensavo che il tempo lo avesse reso un ricordo tiepido, invece è affamato, insaziabile. Un ricordo cannibale.

«Lui... sorrideva sempre. Aveva quella disinvoltura, quell'umorismo, quel vivere tutto come se fosse un'allucinazione dai colori scanditi, mentre io avevo solo paura di esplodere.»

Brian smette di parlare per un attimo e tiene lo sguardo fisso nel fuoco. Mi chiedo se lo veda tra quelle fiamme, se riesca ancora a ricordare le imperfezioni del suo viso o le fossette che scavavano il volto magro quando rideva.

«Samuel mi ha letteralmente stravolto la vita», continua il ragazzo, «Mi ha iniettato una voglia di vivere che non avevo mai conosciuto, mi ha fatto sentire libero per la prima volta.

Siamo diventati inseparabili in fretta: uno l'estensione dell'altro.
Ricordo come ci spaccavamo i timpani a ogni concerto possibile, le sbronze colossali e le droghe, le albe che si diradavano come omicidi distillati, le risse con sconosciuti per discussioni inutili, il correre a perdifiato per le macchine scassinate, le luci della città che tremavano nelle strade gelide.

Lui era un dio per me.

In tutto il marcio della mia vita era l'unico a lacerarmi di bellezza gli occhi, a farmi accennare un sorriso, l'unico a farmi credere che esistesse ancora qualcosa da sentire, un respiro per cui valesse morire.»

Qualcosa cambia nel tono di Brian. La sua schiena si curva ancora di più come appesantita dalle sue stesse parole.

Poi una rabbia amara risorge nella sua voce: «Ma la sua intensità era in realtà una rabbia affilata, era un ricercare il limite per sfuggire alla disperazione. Spesso mi diceva che non riusciva più a frenare il mondo, che faceva così perché non riusciva a sentire più niente. Non ho mai capito fino in fondo che tutto quel vuoto dentro lo stava consumando»

Deglutisco un blocco doloroso in gola.

Sento una profonda verità nelle sue parole, qualcosa che dovrei ricordare alla perfezione ma che mi è stato strappato.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now