outro: runaway

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Jungkook si stava recando nella stanza del signorino Kim quella mattina; Jimin gli aveva detto che il nobile non sarebbe sceso in sala a fare colazione, bensì l'avrebbe richiesta in camera.
Il giovane ventiduenne non ci aveva pensato neanche mezza volta ad offrirsi per portargliela, risultando agli occhi del personale molto gentile, disponibile e lavoratore.
Quello che però non sapevano, era che gli amanti avevano fatto il loro rientro all'hotel verso le cinque di quella mattina, per non farsi scoprire da nessuno.
Erano sempre stati bravi a nascondersi e a fingere un rapporto basato sul dare e ricevere ordini, e fino ad ora non avevano mai fallito.

Il cameriere bussò alla porta numero novantotto, aspettando una risposta che non tardò ad arrivare. Si sentì un mugolio roco, seguito da un «sì?» prima che il minore aprisse la porta.
«Signorino Kim» disse serio, facendo il suo ingresso in camera, mentre osservava l'accumulo di coperte che nascondeva persino la testa di Taehyung. «ecco la sua colazione» continuò, chiudendo velocemente le porte della stanza senza farsi vedere dalle persone di passaggio nei corridoi stretti e lunghi.
Girò la chiave nella serratura, avvicinandosi al letto del ragazzo, ancora nascosto.
«Hyung?» ridacchiò, scoprendogli il capo. «Buongiorno» gli baciò il naso, mentre questi lo arricciò poco dopo.
Ci volle del tempo affinché si alzasse e iniziasse a parlare, e, non appena fu abbastanza sveglio per mettere a fuoco la situazione, guardò negli occhi il minore, notando come gli stesse sorridendo allegro. «B-buongiorno» mormorò, arrossendo al ricordo di loro due quella notte.

L'altro ricambiò il saluto, cercando quasi disperatamente le dita lunghe e magre del maggiore, intrecciandole con le proprie.
«Sei stanco?» chiese, ricevendo un cenno del capo in risposta. «E aggiungerei dolorante» marchiò l'aggettivo, facendo strabuzzare gli occhi dell'altro. «Eri tu a pregarmi di andare più veloce» constatò senza vergogna, guardandolo con un sorrisetto malizioso.
L'altro non rispose, si limitò ad avvicinarsi a passo felpato verso di lui.
«Voglio la colazione.»
Il minore fece per prendergliela, ma fu bloccato dalle mani dell'altro che gli aveva bloccato il viso con queste. «Non... Non mi riferisco al cibo» balbettò, lasciandogli un casto bacio sulle labbra.
Il ragazzo dai capelli castano scuro ghignò, facendo scendere le mani lungo la sua schiena.

«Però dopo non avrò tempo di rimanere con te» sussurrò dispiaciuto, togliendo all'altro l'indumento che gli copriva l'intimità, per poi buttarlo via.
«Me-me ne farò una ragione» sussultò, cercando in qualche modo di ribaltare la situazione: questa volta voleva essere lui a dominarlo.
«Dove vai, Taehyung-ie?» lo prese in giro il minore, bloccandogli i movimenti.
«Per favore» lo supplicò, sussurrandogli qualcosa all'orecchio; qualcosa che lo convinse immediatamente a lasciare i polsi bloccati dalle sue mani.
Non si pentì di averlo fatto, perché vedere la visione paradisiaca del nobile muoversi freneticamente sopra di sé, mentre tratteneva i gemiti e gli graffiava il petto lo fece letteralmente impazzire.

«Scappiamo, Taehyung» disse il minore, non volendo andare via dal suo amato. «Dopo questo non credo di essere in grado neanche di camminare» scherzò il castano chiaro, baciando le labbra del ventiduenne sotto di sé.
«Allora vuol dire che ti porterò sulle spalle, o in braccio, come preferisci» rise, facendo scontrare i loro nasi. «Sto parlando seriamente, però» ritornò serio, «non potremmo nascondere quello che siamo diventati, capisci?»
Il maggiore annuì, essendo consapevole del fatto che se avessero continuato a stare insieme in quel posto prima o poi sarebbero usciti allo scoperto. «Andiamo via, stanotte, Taehyung» disse di nuovo, baciandogli velocemente le labbra, scostandolo dal suo corpo per potersi rivestire e tornare a lavoro. «Pensaci» lo guardò negli occhi, «Se deciderai di scappare con me, fatti trovare alle tre al solito posto, altrimenti scordati che io ci venga come facevamo prima» disse, ingoiando il groppo in gola che gli si era formato; riuscì anche ad ignorare gli occhi diventati lucidi del maggiore.
Gli lasciò la colazione sul tavolo rotondo e, prendendo il carrellino che usava per trasportare il cibo, uscì dalla sua camera.

RICHNESS & POORNESS // KOOKVWhere stories live. Discover now