Capitolo 6

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Il giorno in cui sono tornato da te, dopo due anni passati nell'abisso, fu probabilmente il giorno in cui ho capito che non me ne sarei mai più andato.

Ci furono pianti, abbracci e volti amici ad accogliermi, ma in quell'ammasso confusionario di persone l'unica che riuscissi a notare veramente eri tu.

Mi rivolgesti il sorriso più grande e luminoso che avessi mai visto ed il mio cuore si sciolse: eri persino più bello di quanto ricordassi.

Quanto avrei voluto stringerti fra le mie braccia in quel momento. Quanto avrei voluto baciarti e confessarti il mio amore.

In qualche modo sentivo come se anche tu volessi qualcosa di simile, ma capii dai tuoi occhi che c'era ancora qualcosa che ti bloccava.
E lo sguardo che rivolgesti ad Allura poco dopo mi fece comprendere che eri ancora innamorato di lei.

Quella sera, mia madre mi raggiunse nella mia stanza. Mi ha chiesto di te e del tipo di relazione che avevamo, e mi ha confessato che aveva inizialmente pensato ci fosse qualcosa di più fra noi.

Risi, perchè tanto avrei voluto darle ragione ma lei mi fermò. Era davvero convinta di quelle parole, ed in quel momento un pizzico della sua convinzione passò a me e sì trasformò in speranza.

Nei mesi successivi al mio ritorno, hai iniziato ad avvicinarti di più a me.

Fui spaventato da quell'improvviso contatto, devo essere sincero.
All'inizio erano brevi sorrisi rivolti in momenti di leggerezza, poi iniziarono le frasi dette per scherzare e non più per prendersi in giro, ed infine arrivammo ad avere delle intere conversazioni senza bisogno di una terza persona pronta a tenerci d'occhio per ogni evenienza.

Una notte, in cui la malinconia era chiara nei tuoi occhi limpidi, mi confessasti quanto ti mancasse casa e quanto avresti voluto la tua famiglia lì con te.

Io ci provai, ma non potevo capirti: mio padre era morto quando avevo dieci anni ed avevo ritrovato mia madre da poco. Non avevo mai avuto una famiglia abbastanza allungo perchè potesse mancarmi.

Ma sapevo che non per tutti era così e lì, in quel momento tanto raro di intimità, ti ho promesso che avresti rivisto la tua famiglia a tutti i costi. E che io avrei fatto tutto il possibile perchè ciò accadesse.

Tu mi hai sorriso timidamente:
"Questo... significa molto per me. Grazie, Keith."

Una lacrima bagnò il tuo volto, e con naturalezza ho fatto scorrere la mia mano sulla tua guancia, scacciandola via con il pollice.

Il mio cuore perse un battito nel momento in cui ti ci sfregasti contro, alla ricerca di un contatto.

Ti addormentasti poco dopo, con la testa poggiata sulla mia spalla ed alcune semplici parole che sarebbero bastate per tenermi sveglio tutta la notte:

"Quando sono con te, Keith, è come se il dolore si alleviasse. Sei un pò come la mia casa qui nello spazio. Il mio posto felice."

***

Anche tu sei la mia casa, Lance.
Il mio posto felice.
Nello spazio come in qualsiasi altro luogo.

Ti amo.

Forever and Always -KlanceWhere stories live. Discover now