Mr Gray si porta una mano al petto con una sonora risata. È incredibile la dissonanza che crea in me quest'uomo: i delicati e lenti gesti raffinati in contrasto con la pancia sostenuta dalla cinta di cuoio e il viso deturpato dal tempo impietoso.

Nel guardarlo mi sento un puzzle preso a pugni.

"Che audacia Miss D.!", sghignazza Dorian con un sorriso sghembo, "Il suo credere che io sia ancora drogato di vertigini mi onora! Ma le vergini le impiego in ben altra maniera! Stavo mandando la ragazza a prendere altro sangue nella cucina qui a fianco, dal nostro cuoco, il Dr. Jekyll! Lei invece Miss D., mi deve aiutare a sollevare la cara Miss Báthory! Bisogna farla uscire dalla vasca, prima che nella disperazione addenti qualche suo bassotto."


***


Anche nel tragitto verso la cucina le gambe restano incerte, mentre l'imbarazzo sbiadisce abbastanza in fretta.

Non ho ancora capito l'esatto funzionamento del mio corpo e delle mie emozioni in questa dimensione. È strano, perché solo quando rifletto su questo mio sentire ovattato, mi torna in mente l'ospedale e la vita reale che avevo prima.

È come se il mio corpo fosse l'unica àncora che mi rimane alla realtà.

Ma quale realtà?

"Quella vera", dice una voce nella mia testa.

Ma perché? Questo viaggio è forse meno reale?

Quando ero di fronte alla Donna-Orologio credevo di saper distinguere le cose con certezza, ma ora, non ne sono più molto sicura.

La cucina è una stanza di vapore. Per i primi secondi non riesco a vedere altro che dense volute di fumo bianco, mentre un odore di frittelle di mela mi avvolge caldo.

"Problemi con la Contessa?", sento dire ad una voce cavernosa. È la voce più profonda che abbia mai sentito in vita mia, come un boato scuro dal centro della terra.

Le nubi si diradano in fretta e compare il viso di un uomo. La sua pelle nera come il carbone è sporcata da macchie di farina e impasto, sulle guance e sulla fronte.

"C-cercavo del...", deglutisco, "sangue!"

Cerco di dirlo controllandomi, ma sull'ultima parola il tono s'impenna in un acuto. Lo sfrigolio dei fornelli continua in sottofondo.

L'uomo scoppia a ridere. "Sì! Certo! Sangue!", dice, asciugandosi con un braccio il sudore sulla fronte.

Il Dr. Jekyll scompare qualche secondo con la testa in un armadietto cigolante, per riapparire tra le nuvole di vapore come un prestigiatore, con cinque bottiglie di quello che scopro essere succo al lampone.

Prima che possa dire qualcosa lui mi precede: "Lei crede che sia sangue. Ma da qualche millennio abbiamo optato per lo sciroppo! È buono ed è sempre in offerta sul catalogo che prende Dorian! Ciambelline alle mele?"

Ora posso vederlo meglio.

Lo spaventoso Dr. Jekyll è un uomo piccolino, con una carnagione ebano e dei vispi occhietti cioccolato. Il sorriso è un'accecante distesa di specchi e porta dei lunghi rasta spinosi, che arrivano a toccare il pavimento, come un'enorme coda di uno strano animale. Le grandi mani (sembrano quasi sproporzionate rispetto al suo corpo) stringono un fragile piatto di porcellana fiorita, su cui giacciono piccole ciambelle di diversa dimensione e colore.

"Ciambelle?", ripete sorridente, mentre mi perdo nei suoi occhi.

Dov'è tutto l'orrore? La crudeltà? La sete di morte e vendetta?

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now