capitolo 9

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- Ashley! Ti prego guardami, rispondi! - mi urla qualcuno.
Cerco di aprire gli occhi, ma sono ancora spaventata, traumatizzata, da quello che è successo poco fa.
- Ashley, stai tranquilla, è tutto finito. È tutto finito...- mi sussurra dolcemente la voce familiare. Mi rendo conto solo al momento che sto ancora piangendo, e apro gli occhi. Sono stordita da tutto quello che è successo. Vengo accecatta dalla luce artificiale della stanza, e cerco di alzarmi seduta sul letto. Mi gira la testa, e mi fa male il petto. Non capisco perché, in fondo Rasmus non mi ha tirato niente addosso, e non mi ha dato pugni o altro. Cerco di mettere a fuoco quello che mi circonda, riconosco il corpo a terra che si lamenta, e si tiene una mano sulla testa. Rasmus. Sento uno strattone al braccio sinistro e mi giro per vedere chi me lo abbia dato. Colui e mi ritrovo davanti mi lascia a bocca aperta. L'ultima persona che mi sarei aspettata di trovarmi accanto in una situazione del genere, Cole.
- Ashley! Come stai? - mi chiede.
- Cole... Che ci fai qui? Non me lo sarei mai aspettato -
Cole mi risponde accennando un sorriso divertito - Stai bene quindi! -
- Sì, sto bene. Mi gira solo un po'la testa -
- Vieni. Andiamocene da qua. Ti riporto a casa -. Mi aiuta ad alzarmi, e poi, insieme, ci avviamo giù dalle scale, e poi all'esterno della casa.
- Vieni, salta in macchina -. La macchina di Cole è molto bella, è un'Audi del 2017, blu elettrico.

Mi aiuta ad entrare in macchina e ad allacciare la cintura

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Mi aiuta ad entrare in macchina e ad allacciare la cintura.
- Guarda che ce la faccio anche da sola, eh - gli rispondo, fingendo di avere il broncio. Mi sorride, sale anche lui e partiamo.

Dopo un po'mi rendo conto di non sentirmi molto bene, mi gira ancora la testa e ho mal di stomaco.
- Cole, potresti accostare per favore?- lui accosta subito e io scendo. Faccio in tempo a fare due passi, che subito sbocco per terra.
- Oh, merda - esclamo.
- Ashley? Sei sicura di stare bene? Hai un aspetto orribile - mi tiene i capelli dietro la schiena, per evitare che ci vomiti sopra. È davvero premuroso.
- Non posso portarti a casa in queste condizioni. I tuoi zii mi sparerebbero subito - continua. Una volta che ho finito, mi allunga un fazzoletto e io mi pulisco la bocca.
- Grazie. Dove credi che debba andare altrimenti, sotto a un ponte? - gli chiedo.
- No, verrai a casa mia. Domani mattina ti riporto a casa, da sobria. -
Accetto e risalgo in macchina. Ci mettiamo più o meno un quarto d'ora ad arrivare a casa sua. Mi aiuta a scendere dall'auto, e saliamo in camera. È molto spaziosa, quasi interamente ricoperta di blu, deve essere il suo colore preferito. C'è un'ampia finestra che si affaccia sul cortile di sotto, ed è disordinata. La tipica stanza di un ragazzo adolescente.
- Tieni - mi butta una sua maglietta.
- Puoi metterti quella per stanotte, non vorrai dormire col vestito addosso, spero - sorride ed esce dalla stanza. Mi metto la sua maglietta e vedo che mi sta un po'tanto grande. Pazienza, mi piacciono in fondo le magliette larghe. Annuso il colletto della maglia, ha un buon profumo, buono, dolce. Il profumo di Cole. Sono veramente esausta e mi metto a letto addormentandomi subito.

Mi sveglio con i primi raggi del sole che mi piombano sulla faccia. Mi giro dall'altra parte mentre sbuffo, voglio dormire ancora un po'. Non mi è passato per niente il mal di testa, anzi è solo peggiorato. Mi sento inondata da un profumo che non è il mio, e mi alzo di colpo. Mi guardo intorno e mi ricordo che non sono a casa mia, sono a casa sua. Del ragazzo che ieri le ha date ad un suo amico, per proteggermi. Sento una vibrazione alla mia destra e noto che il mio telefono è appoggiato sopra al comodino, sano e salvo, senza il minimo graffio. Lo prendo in mano e vedo chi mi ha mandato un messaggio. È di Jess. Sembra molto preoccupata, e le rispondo di stare tranquilla che sto bene. Anzi benissimo. Da Dio. Sono le 12.37, wow, ho dormito veramente tanto. Vedo che ho sei chiamate senza risposta. Immagino già di chi siano. Dei miei zii, devono essere molto preoccupati. Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza. Ad un certo punto mi gira talmente tanto la testa, che la stanza si mette a roteare intorno a me, e le gambe mi cedono. Qualcuno mi prende al volo prima che tocchi il pavimento.
- Sta attenta Black - sento Cole che ride, mentre mi rimette in piedi. Mi guida verso il divano e mi mette in mano un bicchiere.
- No, basta alcool, per il momento, grazie - rispondo, cercando di restituirgli il bicchiere. In cambio lo sento ridere di gusto, e si siede accanto a me. - Cretina, non è alcool. È un'aspirina, così starai meglio -.
Bevo il contenuto e appoggio il bicchiere.
- Perché sei venuto ieri? - gli chiedo, sentendo già che l'aspirina sta facendo effetto.
Mi guarda con uno sguardo confuso, e poi mi risponde, - Bhe, non mi sono mai perso una festa. Amo le feste. E poi non mi fidavo a lasciarti andare da sola - che cazzo vorrebbe dire con questo?! Ho 17 anni, sono grande abbastanza per cavarmela da sola. Non ho bisogno del babysitter.
- Ti avevo detto di non venire però, e tu non mi hai dato retta. Se non fossi venuto tutto questo non sarebbe successo. È colpa tua - gli dico.
- Stai dando la colpa a me, adesso?-
- Sì, esatto, a te. Perché sei venuto a quella festa soltanto per farmi un dispetto. Ne sono certa.-
- Ashley, non sono venuto per farti un dispetto. Conosco quasi tutti i ragazzi che c'erano là dentro, e ti assicuro che sono uno meno raccomandabile dell'altro -.
- So chi è, e com'è James. Non sei mio padre. E poi loro sarebbero poco raccomandabili?! Ma hai visto che cazzo mi ha fatto il tuo amichetto ,Rasmus?-
- Sì, ho visto. E ti giuro che non la passerà liscia per questo -
- Sono stata vittima di una specie di stupro! Potrei denunciarlo per questo, e lo sai bene -
- Ashley... Per favore. Lascia che me la sbrighi io con lui, non fare altre cazzate -
- Cole, ma non ti rendi conto che tutto questo è successo per colpa tua, perché sei venuto a quella cazzo di festa! - sbotto, mentre mi scende una lacrima. Cerco di non perdere il controllo, ma non ci riesco. Scoppio in lacrime, ripensando a tutto quello che è successo la sera prima. Cole si avvicina a me, e mi stringe in un abbraccio. Mi sento molto meglio, lo ammetto. Dopo dei minuti interminabili, scioglie l'abbraccio.
- Hai ragione Ashley... Mi dispiace, veramente, vieni ti riaccompagno a casa, i tuoi zii saranno in pensiero per te - si scusa e insieme ci alziamo dal divano.
- Aspetta un attimo - mi dice e io rimango ferma in salotto. Ritorna poco dopo con un paio di pantaloncini in mano e il mio vestito nell'altra. Mi rendo conto di avere soltanto addosso la sua maglietta e arrossisco violentemente. Cole ride alla vista della mia faccia e mi dà i pantaloncini. Sono molto comodi, ma mi vanno larghi.
- Me li restituirai a scuola domani -.
Li metto, e usciamo di casa. Durante il viaggio di ritorno, mi tiene sempre una mano sulla coscia. Mi piace quella situazione. Arrivati a casa vedo i miei zii in giardino che fanno avanti indietro, e la polizia lì accanto che cerca di tranquillizzarli. Quando sentono il rumore della macchina di Cole, si girano verso di noi.
- Ashley!-

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