I -Dear Parents

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Cari genitori, credo sia arrivato il momento di dire la verità: sorridere sempre non vuol dire essere felici.
Fin da piccolo non ho mai avuto il vostro sostegno, sono sempre stato da solo con me stesso e ad ogni difficoltà ho sempre trovato una mia soluzione, un cerotto fai da te per i fori che avevo dentro.
Il mio carattere esuberante non posso cambiarlo, non voglio smettere di sorridere ad ogni brutto gesto e non voglio smettere di riempire i vuoti con rumorose risate. È che mi rimane solo quello, capite?
Ma d'altra parte a voi che importa?
Non ci siete mai stati, avete rovinato la mia vita facendomi crescere con il cuore pieno di crepe.
Scrivo a te mamma, che nella mia vita non ti ho mai avuta accanto, a te che ogni qualvolta potessi, mi ripetevi di continuo quanto fossi inutile e quanti sbagli commettessi.
Ero solo un adolescente e voi non mi avete dato il tempo di crescere, bambini egoisti mai cresciuti.
Sai, il giorno del tuo matrimonio ero piccolo, ricordo che i giorni prima di esso, mi rifiutavo di credere che ti saresti sposata davvero.
Infondo lo faccio ancora, mi autoconvinco delle cose che mi fanno comodo, forse è un meccanismo di difesa che ha il mio lacerato cuore.
Non volevo che tu avessi una nuova famiglia, ma non perché non desiderassi vederti felice, anzi.
Volevo solo far parte di quella che tu chiami quotidianità, avevo paura di essere sostituito e abbandonato in un angolo, come il vecchio giocattolo di un bambino.
Volevo vederti all'uscita di scuola ad aspettarmi, come facevano tutte le mamme dei miei amici, volevo tornare a casa e trovare una tavola apparecchiata anziché un panino ed un pacchetto di sigarette vuoto sul tavolo.
Ho sempre cercato di essere una buona persona per paura di diventare come voi, ma poi?
Poi mi sono spento, al contrario di quanto tutti immaginassero, credo sia inimmaginabile pensare che anche il sole si spegnerà prima o poi.
Mamma, tu che leggerai questa lettera quando tutto sarà ormai andato a puttane, non fartene una colpa, non tutti riescono ad amare i propri figli.
A te papà, che più di mamma hai fatto.
A te avrei dato il mondo, ti avrei consegnato la mia vita in mano senza paura che tu potessi danneggiarla.
Quando sono venuto ad abitare da te, ero felice, volevo vivere una vita normale in cui almeno un genitore ti ama, volevo avere almeno una delle tante certezze che nella mia giovane età sono mancate.
All'inizio hai fatto tanto per me, mi hai amato nel modo più silenzioso che potesse esistere, mi tenevi al sicuro tramite restrinzioni e punizioni che gli altri probabilmente non avrebbero ascoltato o capito.
Eppure io ero lì, dipendente dalle parole di quello che consideravo eroe.
La verità è che le cose non sono cambiate, arrivato da te, ho trovato solo indifferenza ad aspettarmi.
Pura trasparenza, ma ti capisco, non hai mai avuto dei genitori e lo so che si cresce comunque, ma guarda te, sei così freddo che a volte ho paura tu possa ghiacciarmi in poco tempo.
Ho provato spesso a stringerti a me, a far scaldare quel freddo cuore che sembrava non battere piú, ma non ci sono riuscito.
Perché io, vostro figlio, non sono abbastanza per voi.
Non sono abbastanza per aiutare gli altri, per crescere da solo, per dare a voi tutte le soddisfazioni che vorreste.
Mi dispiace avervi dato solo preoccupazioni, ma davvero non so come si faccia a reprimere quell'odio che trabocca dalle mie labbra ogni volta che faccio per parlare.
Quando avete visto i tagli sul mio corpo, mi avete deriso e chiamato malato.
Quando ho dichiarato la mia omosessualità, tu mamma, hai detto che di me ti vergognavi.
Quando avete scoperto che le sigarette facevano parte di me, mi avete colpito così a fondo che il nero dei lividi si confondeva con il nero dei miei polmoni.
Quando ho provato a mettere fine a tutto questo, mi sono sentito rifiutato ancora, perché la donna che mi ha partorito, di portarmi all'ospedale non ne aveva intenzione.
Ma sapete cosa? Va bene così, non importa.
Sono forte abbastanza per superare le difficoltà, le delusioni e gli abbandoni.
È che forse sono stanco di farlo, che futuro ho se non riesco nemmeno ad immaginarlo? Se non ho mai ricevuto sostegno ed insegnamenti da chi doveva darmeli?
Ho imparato a riempire i vuoti, ho imparato a fare le cose più stupide da solo ed ho imparato ad amarmi, ma quello non grazie a voi.
Ad amarmi me lo ha insegnato una persona che voi nemmeno meritate di sentir nominare. Lui mi ha dato tutto il sostegno che in anni mi era mancato, riempiva le mie labbra con quei leggeri baci che facevano trasparire bisogno e mancanza.
Non voglio scombussolare tutto, non adesso che sembrate entrambi così stabili, ma sono stanco di far peso solo su me stesso, e per la prima volta voglio pensare a me, a me soltanto.
Mi dispiace mamma se ti arriverà una chiamata in cui verrai avvisata che tuo figlio sia morto, spero tu ti trova seduta, so che le notizie forti ti provocano i capogiri.
Prenditi cura delle persone che hai accanto, smettila di essere superficiale e butta via quella maschera, mostra a tutti la persona creativa ed intelligente che sei. Cresci, mamma, perché non sei più un'adolescente ed hai delle responsabilità.
Mi dispiace papà se tornando a casa mi ritroverai sul pavimento con i flaconi di farmaci ancora stretti in mano, sicuramente mi darò forza con quelli, sai, farei finta che fosse la mano di qualcuno che anche se in ritardo, si sta prendendo cura di me.
Sii felice con la tua donna, lo meriti, meriti di provare l'amore che non hai mai ricevuto e spero lei ti insegni a donarlo a tua volta, perché io non ci sono riuscito.
Guardo i video in cui ero piccolo e vedevo un papà innamorato del suo bambino, cos'é cambiato poi? Cos'ho fatto per meritare tutto il disprezzo che sembrate riversare appositamente sull'unica persona che mai vi amerà davvero?
Grazie papà, perché tu nonostante tutto eri accanto a me e non mi negavi un abbraccio, in seguito hai iniziato a rifiutarmi, ma va bene così, hai ragione.
Un piccolo sole sorridente come me, non ha bisogno di supporto.
Ho sempre brillato da solo.

A te mamma, a te papà, grazie.

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